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Sunday, 25 November 2018 00:00

I giorni della ricerca

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No. Non ho saputo dargli una risposta. Lui, Giuliano, mio fratello gemello, mi ha guardato col suo solito mezzo sorriso come fosse disegnato sul volto.
− Cosa ne pensi della postura uomo-tastiera-schermo? − mi ha chiesto.
Abbiamo diciotto anni, e da quest’anno frequentiamo l’Università Statale di Milano. Io, Marcello, Lettere Moderne, Giuliano Filosofia.

− Eppure, dati i tuoi interessi culturali, è per lo meno strano che ti sia sfuggita una tale icona letteraria... a meno che... ah sì, a meno che il libro che la riporta non sia ancora arrivato sulla tua scrivania essendo stato messo in vendita da pochi giorni.
− Quale libro?
− L’ha scritto Alessandro Baricco, s’intitola The Game.
− Sono presissimo, mi sto preparando per un esame al quale tengo molto. Dopo comprerò quel libro e lo leggerò.

È trascorso un mese. Giuliano e io ci siamo presi una settimana di vacanza nello chalet di famiglia in Valbelluna e, come d’abitudine, subito ci tuffiamo nel mare delle nostre passioni culturali. Sono quasi al termine della lettura del libro di Baricco. Cominciamo a discuterne.
− Quello che ho letto fin qui rafforza la mia convinzione che l’avvento del digitale stia producendo una profonda mutazione non solo in un certo comportamento degli umani, ma anche un autentico modo di pensare del tutto nuovo. Grande Baricco! E quale raffinatezza di espressione nelle sue scrittura! − dico.
− Beh, non a caso oltre a essere un ottimo scrittore è socio fondatore della Scuola Holden dove si insegna scrittura creativa e saggistica, che non è cosa da poco.
− E sai cosa mi viene da pensare? Noi due scriviamo, ognuno nel suo ambito, per farne un domani la nostra professione, non è così? Ebbene, vedrai che quanto abbiamo assimilato da questo libro influenzerà il nostro modo di scrivere. E i contenuti.
Dopo la breve ma utile pausa di riflessione nel Parco delle Dolomiti Bellunesi, siamo tornati a Milano. Con un’idea che ci entusiasma: scriveremo un romanzo a quattro mani da pubblicare sul web. Si tratterà di fiction, venata di passaggi filosofici. E non mancheremo di sviluppare la trama avendo in mente quanto scritto da Baricco per rendere impossibile  l’incubo del Novecento nella civiltà digitale. Già dai prossimi giorni, prima di iniziare a scrivere, faremo una ricerca sulle innovazioni tecnologiche del cui effetto nel campo letterario la nostra opera non potrà fare a meno.
Viviamo tempi non felici per noi umani. Mancanza di carità pressoché generale, empatia reciproca come puro desiderio ma per lo più assente nelle vita di tutti i giorni, chiusura nel proprio ego. E un inarrestabile allontanamento dalla dinamica spirituale, almeno come ricerca, che dovrebbe essere presente nel nostro sentire.
Il genere femminile sarà al centro della nostra narrazione. Non vi è chi non veda le difficoltà, se non peggio, che deve in larga misura affrontare.

Giuliano suggerisce come protagonista una giovane avvenente ragazza come struttura portante del romanzo, per poi abbattere i consueti confini e allargare la storia in modo da non trascurare gli aspetti più consoni all’universo femminile.
− La chiameremo Flora, la ragazza, e inizieremo da quando a soli quattordici anni ha perso la verginità − mi dice.
− Ok, ma prepariamo prima una sinossi. Dopo si vedrà.
− E quanto tempo pensi che impiegheremo per scrivere il romanzo?
− Un anno, penso. Non meno. Abbiamo i nostri studi.
− Già.

Sono passati sei mesi, a oggi abbiamo scritto solo i primi tre capitoli. Ne parlo con Giuliano. Mi dà l’impressione di non essere concentrato come si dovrebbe.
A chiarirmi come stanno le cose ci pensa nostra madre: − Lo sai, Marcello, che Giuliano ha una storia con una ragazza più vecchia di lui di dodici anni?
Poi aggiunge che l’ha saputo dalla madre della stessa ragazza, che è sua conoscente.
Da parte mia non ho mai inteso interferire nei flirt di mio fratello, e così anche lui nei miei confronti. Ma questa volta c’è in ballo il romanzo che sarebbe un ottimo trampolino di lancio per la nostra futura attività di scrittori.
− Che dici se andassimo a farci una pizza stasera? − chiedo a Giuliano.
− Ok, immagino il perché di questa proposta.
− Il romanzo, no?
− Non solo, credo.
Siamo a tavola, davanti a noi due invitanti boscaiole e una bottiglia di ottimo Chardonnay.
− L’ho conosciuta a casa di amici. Si chiama Rossana − dice Giuliano.  − Non mi è stato difficile legare subito. Da allora ci vediamo da lei quando i suoi sono al lavoro. Che vuoi che ti dica? Abbiamo deciso di fare sul serio. Abita in una villa di tre piani a Monza. Quanto prima mi trasferirò da lei all’ultimo piano. I suoi non hanno nulla da obiettare.
− D’accordo, ma ai nostri genitori non dici nulla? E come farete a mantenervi?
− Rossana gestisce un ufficio di transazioni finanziarie del padre, e io le darò una mano di pomeriggio fino a quando mi sarò laureato. Poi vedremo. Quanto a papà e mamma li avrei messi al corrente in questi giorni, credimi. Eventuali problemi saranno come partite da vincere in una sorta di gioco per adulti-bambini.
− Qualcosa in sostanza come ha ben spiegato Baricco nel suo libro che proprio tu mi hai consigliato di leggere: la filosofia della civiltà digitale, leggera, veloce, niente più ostacoli, esitazioni come in passato. Sbrigati allora a parlarne a casa... e state attenti, mi capisci vero?
Si è trasferito a Monza da un mese. Oggi è venuto a trovarci: − Rossana è incinta, dice fissando i nostri genitori che sembrano dare per scontato e del tutto normale ciò che è accaduto.
− Filosofia digitale − dico − O cos’altro?
Prima di lasciarci, un abbraccio generale. Dopo che se n’è andato mi viene da pensare a certi cambiamenti di vita inaspettati che sono stati chiamati Umanesimo, Illuminismo, Romanticismo, e che hanno segnato profondi cambiamenti di modelli di vita.
E il nostro romanzo a quattro mani, mi viene da pensare? Giuliano da tempo non me ne parla. Ormai è approdato nel pensiero digitale. Tutto è instabile. Non a caso Giuliano è sulla strada per diventare filosofo. Con tutto ciò che comporta nel pensare la vita e mettere in pratica le conclusioni alle quali si è pervenuti. Che, in definitiva, equivale ad assumere la postura esistenziale uomo-tastiera-schermo.

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