“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 19 November 2017 00:00

Sicilia, perdonami

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C'è una sorta di isomorfismo tra i sentimenti e la natura.
Sandro, quando eravamo adolescenti, aveva paura di diventare come quei siciliani cretini che affermano di vivere nell'isola più bella del mondo. A loro basta il sole caldo, un tuffo al mare a novembre, svendersi per qualche voto e poi non gli importa altro. Soprattutto non gli importa nulla di te. Anche perché non sanno nemmeno che esisti. Sì, certo: ti vedono. Ma vederti, in Sicilia non implica che tu esista.

Per rassicuralo, gli dicevo che da grandi avremmo fatto la rivoluzione. E sarebbe stato diverso. Avevo anche un piano, che ora mi pare folle. Tipo rapinare una banca e, con i soldi, acquistare un canadair strapieno di veleno con cui attraversare l'isola. Tuttavia, se il piano era folle, le nostre vite oggi sono peggio. Entrambi, infatti, abbiamo abbandonato sia la paura di diventare come quei siciliani cretini sia l'idea di salvare la nostra isola. E non solo della Sicilia non vogliamo più saperne, ma manco ci viviamo più. In un certo senso siamo fuggiti; in realtà ci hanno cacciati.
Quando la malinconia è eccessiva, più pesante della cefalea a grappolo, chiediamo notizie a Salvo, il nostro compagno di banco al liceo, che in Sicilia c'è rimasto. Spiego. Noi eravamo gli unici, in aula, a spartirci in tre un normalissimo banco da due. Scelta che non piaceva affatto agli insegnanti. A noi, viceversa, non piacevano loro: pessimi, sempre nervosi, “Con il furetto nel culo” diceva Salvo; dei perfetti gregari. Dunque, non potevano farci niente. Del resto, Sandro, Salvo e me abbiamo sempre condiviso tutto: le merende, gli abiti, i viaggi, le ragazze. Forse ricordo meglio gli anni del liceo rispetto a quanto è accaduto lo scorso anno (sarà un'illusione temporale).
Salvo ci racconta storie orribili. Mai diverse. Anzi, tutte simili. Cambiano alcuni dettagli. La base, però, è quella: una costante tragedia che mortifica l'anima. E io che non volevo credere a Tomasi Di Lampedusa! L'ultima storia, dopo aver maledetto l'entrata della Lega Nord all'Assemblea Regionale Siciliana, era racchiusa in un link a un quotidiano nazionale, inviatoci tramite WhatsApp
(http://palermo.repubblica.it/cronaca/2017/08/01/foto/google_camp_alla_valle_dei_templi_la_cena_e_il_concerto_di_lenny_kravitz_per_gli_ospiti_vip-172086981/#1)
la cui foto ritraeva il Tempio della Concordia, cioè un luogo sacro, trasformato in discoteca (quelle ragazze con cui avevamo a che fare le trattavamo sicuramente meglio del precario rispetto riservato a questa manciata di reperti archeologici). Il suo messaggio concludeva con questa frase: “Dicono che io abbia un problema con l'alcol, ma io e l'alcol non abbiamo mai litigato”, seguito da questa faccina :)
La scorsa settimana, con Sandro, abbiamo acquistato un gratta e vinci che ci ha regalato duecento euro con appena due euro di biglietto. Volevamo festeggiare, e siamo andati a pranzo in Galleria, presso uno di quei ristoranti dedicati ai ricconi stupidi, non a noi, in cui “Si è mangiato veramente male!”, frase sgrammaticata che è stata riportata in una apposita recensione. A fine pranzo, anche se soltanto per un paio di minuti, il sole fu così caldo che per un attimo non ci sentivamo più a Milano, bensì in un novembre siciliano, profumato di mare, carezzato dallo scirocco. Sandro osservò il sole, che andava velandosi velocemente, e chiese perdono: “Perché non capisco più cosa fare. Perché non capisco cosa le stiano facendo. Perché io non sto facendo alcunché”, disse. Ritengo che il soggetto delle tre proposizioni fosse la Sicilia, e non la sua ex, che l'ha abbondantemente dimenticata dopo averla vista cavalcare il ragazzone africano al centro di accoglienza in cui ella lavora.
Avevo voglia di caffè. Un milanese che da lì passava ci mandò a quel paese. Bah... Secondo me, eravamo più felici quando eravamo dei tristi adolescenti. Nonostante i cretini sempre in mezzo.
Questo l'ho capito: c'è una sorta di isomorfismo tra i sentimenti e la natura.

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