“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 03 September 2017 00:00

Hotel California

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Ora so perché li ho persi di vista. Lo so perché di recente ho letto su un giornale, non ricordo quale, che il mitico Hotel reso famosissimo in gran parte del mondo dagli Eagles sarebbe stato abbattuto. Non ne conosco la ragione. E neppure m’interessa saperlo. Ma loro, gli uomini e le donne che la mia mente teneva legati alla canzone del gruppo musicale statunitense non sono più rintracciabili dalla mia immaginazione. Sì, quelle persone di cui parlerò non sono persone che io ho conosciuto nella mia vita: sono state semplicemente (c’è da crederci?) il frutto del mio pensiero creativo. E il collante che le teneva insieme si materializzava ogni volta che mi accingevo ad ascoltare la canzone. La forza del dare vita a realtà inesistenti, ma tali da farmi sentire coinvolto. Paradosso.

In quell’Hotel si sono avvicendati negli anni personaggi – lasciatemeli definire tali – che con le loro storie semplici o complesse hanno reso più coloriti i miei giorni. Al di là del modo di essere dell’umanità media, che rischiava di apparire in molti casi marginale.
Ecco allora che sento l’intima esigenza di far di rivivere tre di quelle piccole esili storie ma in un certo senso accattivanti.

Domenico Righetti, detto Nico, è sempre stato affascinato dal Sogno Americano. Già sui vent’anni nella scantinato di casa a Milano, dove viveva con i genitori, sperimentava in perfetta solitudine un nuovo modo da lui ideato di scrivere la musica, nuove canzoni, trattenendo con uno speciale apparecchio da lui inventato i rumori di vario genere colti casualmente qua e là, in qualsiasi parte della città. Quei rumori, grazie a un algoritmo, sempre di sua invenzione, venivano poi catturati e armonizzati in modo tale da farne risultare un brano musicale diverso da qualsiasi altro. Mancava solo lo strumento tecnico per diffondere il pezzo, impedendo al tempo stesso che altri, semplici ascoltatori o operatori del settore, potessero scaricarlo senza spese e trasmetterlo nelle varie sedi a loro vantaggio. Quei rumori. Causati dagli esseri umani, provenienti dalle più diverse fonti, non importa quali, purché chiaramente da lui udibili.
Anche dalla natura si coglie ogni possibile risonanza. Il tutto magari solo intuito: un insieme da tradurre in arte musicale. C’è musica ovunque.
– Se da qualche parte ci fosse un club di borderline, tu, Nico, ne diventeresti in assoluto il più influente rappresentante, senza rivali. Qualcosa come il proprietario di Amazon (sto scherzando) che grazie al suo genio ora è l’uomo più ricco del mondo, persino di Bill Gates – gli dice in ogni occasione il suo amico e coetaneo Luciano Boldrini. – Come cazzo ti è venuto in mente un progetto tanto folle da sfidare ogni pensabile violazione del senso logico?
– Vado in America.
– In America. E dove... in che zona? E a che fare?
– Precisamente a Todos Santos, nel Messico, vicino a Baja California. Vado per un po’ a farmi ispirare in quell’Hotel che è un’icona della musica dei nostri tempi. Poi andrò a studiare gli sviluppi telematici americani per il mio rivoluzionario progetto.
Da quel posto non è più tornato, di lui si è persa ogni traccia.

È notte. Passeggiano a braccetto per strada, senza una meta. Guardano il cielo della California che sprigiona una luce morbida sugli edifici svettanti. Gloria Stuart e Abby Link sono amanti, e convivono. Si sono conosciute a New York nello studio di una tv via cavo locale dove Gloria svolge il ruolo di assistente del principale conduttore di informazione e interviste. Abby è stata assunta con il compito di coordinare la parte musicale delle trasmissioni quotidiane. Dopo soli sei mesi Abby si sente insoddisfatta della propria posizione e ne parla con Gloria che, da parte sua, punta a maggiori responsabilità e più potere decisionale.
– Ma di questi tempi, con tutta la concorrenza che c’è, pensi sia facile ottenere un finanziamento per aprire una nuova tv via cavo o radio di sola musica? – Abby.
– Sta’ tranquilla. Andremo in California, là il terreno è fertile. E poi conosco un pezzo grosso della finanza che ci aiuterà. Adesso che ho deciso di darmi anch’io alle trasmissioni musicali e lasciare lo studio di New York, che mi ha stancato quanto basta, sono sicura che avremo successo – Gloria
– Bene. Allora non perdiamo tempo.
Due settimane dopo le ragazze sono ai margini della bassa California, a Todos Santos, e temporaneamente decidono di alloggiare presso il famoso Hotel. Per darsi la carica necessaria, dicono. Nel frattempo l’uomo d’affari amico di Gloria ha scelto il centro di Sacramento come sede dello studio radiofonico, di cui diventa socio, e le ragazze lasciano Todos Santos per dare inizio con grande entusiasmi alla loro attività.
Meno di un mese, il tempo di organizzarsi, e il successo arriva, la concorrenza delle altre emittenti è tosta, ma loro hanno qualcosa in più: idee nuove e non solo semplici ripetizioni di pezzi conosciuti, per quanto buoni. Per un verso o per l’altro qualunque cosa mettano in onda fa un figurone. Centinaia le telefonate e mail con i like degli ascoltatori. Le idee nuove consistono per lo più nel far cantare e suonare “a tema” mettendo a confronto artisti diversi sugli stessi motivi musicali. Un modo per rendere gli ascoltatori partecipi nel valutare i pezzi e le interpretazioni.
Nel corso dei primi due anno la TeamRadio, questo è il nome, non ha avuto difficoltà a conquistare un posto di rilievo nel settore. Il socio che aveva anticipato la quota iniziale è più che soddisfatto. Ora le ragazze sono in grado di restituirgliela con tanto di interessi. Lavorano sodo. Non contano le ore. Viene però il momento in cui si dicono Dobbiamo prenderci un giorno di vacanza, ci faremo sostituire da qualcuno affidabile. È venuto il giorno della Gay Pride Parade a Sacramento di cui tutti parlano con curiosità, dove loro non intendono mancare.
Quando lo dicono al socio, lui storce la bocca. Un segno di disapprovazione. Oscuro, ma forse non del tutto.

Quel senso di superiorità rispetto agli altri popoli, ostentato talvolta con ironia, fa dei francesi persone con le quali occorre interagire misurando gesti e parole. La loro mai dissimulata grandeur, salvo rare eccezioni, la dice lunga.
Ha destato un certo stupore nell’ambiente dell’Hotel a Todos Santos la notizia che un pullman di universitari francesi, più o meno una ventina, era in arrivo per alloggiarvi e visitare quel villaggio frequentato da artisti e gente facoltosa, per lo più americani.
L’assalto all’Hotel talmente vivace e rumoroso da far sussultare i composti ospiti che si trovavano a tavola all’ora di pranzo. Ragazzi e ragazze senza freni si sono subito precipitati nelle stanze dei piani superiori a debita distanza da quelle dei clienti abituali. C’é chi fischietta il motivo della nota canzone, chi tenta di canticchiarla in un inglese approssimativo. Porte sbatacchiate. ”Que s’est-il passé la?”, si sente ripetere. Il direttore dà evidenti segni di preoccupazione. Quell’Hotel ha una storia troppo importante per rischiare di essere oscurata.
Poi tutti a tavola in una saletta prudentemente riservata solo a loro. Cercano subito Champagne. “Qui siamo famosi per servire un’ottima birra gelata”, dice il più spiritoso dei camerieri. Qualche smorfia.
Schiamazzi a ripetizione, non importa l’ora. Ragazzi e ragazze sempre disordinatamente di corsa sulle scale da un piano all’altro. L’ascensore in continuo movimento, di fatto precluso agli altri ospiti.
Le prime lagnanze. Il direttore chiede ai due proprietari dell’Hotel se non sia il caso che vengano a riportare l’ordine, pena il rischio di perdere gli ospiti abituali. I proprietari sono a New York per affari, e delegano il direttore perché faccia il possibile per rimettere le cose a posto. Ma con prudenza, gli raccomandano. Non vorrebbero che al ritorno in Francia i giovani riferendo nelle rispettive sedi università e magari rilasciando interviste alla stampa facessero una pubblicità negativa della loro esperienza. Una questione, se vogliamo, di rapporti internazionali. Quell’Hotel che gode di una fama mai venuta a perdere importanza non può, non deve, rischiare di essere svalutato o peggio cadere nell’oblio.
Doveva accadere. I giovani francesi chiedono al direttore di poter usare la sala principale per una festa da ballo in occasione del 14 Luglio, storico anniversario della presa della Bastiglia. Questi per un po’ traccheggia, poi sente il dovere di chiedere il parere dei clienti più affezionati e di lunga frequentazione. La risposta corale è un No, non ci facciamo colonizzare da questa gente che non ha più niente di nuovo da dire,dicono, chi con esempi storici, chi enfatizzando il preminente ruolo attuale degli Usa nella cultura di vita internazionale.
La mail che il direttore riceve dai proprietari è perentoria Rimandateli a casa loro, domani devono fare le valigie, non li vogliamo più. Qui sono entità estranee al nostro modo di essere.
Il giorno dopo, di prima mattina i giovani escono dall’Hotel ridacchiando. Saluti scherzosi al direttore e al personale di servizio. E prima che l’autista metta in moto il pullman, in coro intonano la Marsigliese.

 

Such a lovely place
Such a lovely face

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