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Sunday, 26 March 2017 00:00

Dal piacere alla felicità

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– Ma hai idea di cosa hanno discusso ieri sera i nostri mariti? – è mia moglie Laura, che al telefono lo chiede a Giuliana.
– Non saprei. Quando è rientrato aveva un'aria un po’ così. Che ti devo dire... tipo aspetta e vedrai. Siamo sposati da più di trent’anni, lo conosco bene Giorgio. Quando decide di farti una sorpresa su qualcosa che interessa tutt’e due, ti tiene in una sorta di limbo con mezze parole, sorrisetti accattivanti, e pause di silenzio senza un’apparente ragione. È un modo come un altro per creare una incerta aspettativa che – ormai non mi sorprende più di tanto – d’improvviso e in quel suo modo distaccato, in particolari circostanze, lui rende comprensibile con apparente nonchalance, come si trattasse della più scontata realtà di questo mondo. Quale che sia la questione cui è rivolto l’interesse di chi gli sta parlando.


È stata Laura a parlarmi di quella breve telefonata. Poi da me ha saputo tutto.
Oggi siamo a casa di Lele. Novità assoluta. Resa ancor più straordinaria dalla presenza di una graziosissima ragazza dai biondi capelli raccolti, che si aggira con naturale disinvoltura da una parte all’altra dell’appartamento, un fare padronale, la lunga gonna bianca dalla spaccatura vertiginosa con una chiusura a zip al punto giusto.
– Lei è Caroline – dice Lele, – viene da New York, e a Milano lavora alla filiale italiana di un gruppo assicurativo internazionale come responsabile del mass-marketing project. È figlia di italiani, non ha problemi con la nostra lingua.
Quindi?
Per la prima volta siamo in otto, quattro uomini e quattro donne. È passato un mese dal nostro incontro in Valbelluna, dove ci siamo impegnati, ciascuno con la propria sensibilità, ad analizzare la crescente pervasività del sesso nell’arte letteraria attraverso forme di espressioni erotiche e pornografiche, da non pregiudizialmente respingere se non dopo un’attenta analisi tanto estetica quanto culturale, riservandoci, una volta rientrati a Milano, di indagare, nel nostro successivo incontro ludoterapico – in quello cioè che ormai siamo usi definire il nostro Club di amici – il loro impatto sulla narrativa dei singoli paesi, specie di quelli dove tale forma artistica si sviluppa con maggiore intensità.
– Ma Enrico, cos’è questo colpo di scena? Insomma, mi stai dicendo che di quell’argomento non parleremo più. Dovevamo discutere come stanno andando le cose paese per paese, almeno nei più importanti. No? – Laura.
– Hem... sì, forse noi uomini vi abbiamo bypassato ma c’è una ragione.
– Il solito maschilismo... non guarirete mai.
In realtà m’è bastato poco per giustificarmi.
Pochi giorni prima avevo ricevuto una telefonata da Giorgio che mi manifestava le sue perplessità circa un altro incontro a discutere di sesso in letteratura in certi paesi, diciamo così, all’avanguardia su quell’attitudine di narrativa chiamata oscena.
Qualche perplessità l’avevo anch’io. In fondo, nei suoi termini generali la materia l’abbiamo messa sufficientemente a fuoco nell’incontro bellunese, ed eravamo anche giunti alla conclusione che gradualmente la tendenza si sta globalizzando. Certo, da qualche parte si sono mossi prima e ora sono spinti più avanti, ma il risultato è sempre lo stesso. Ovunque.
Bastano pochi esempi per farsi un’idea: Michael Houellebecq in Francia, con Sottomissione e altri suoi sessualmente “forti” romanzi precedenti, Roberto Bolaño in America Latina, con I detective selvaggi, per non parlare di Euridice, nata nella mitica isola di Lesbo, diventata poi scrittrice di punta della corrente statunitense Avant-Pop col suo “pericoloso” (così definito nella seconda di copertina del libro) F/32 La magnifica assassina, dove l’organo sessuale femminile è il protagonista assoluto. Un romanzo che va oltre, metafisico. E tratta forme inedite di narcisismo.
Altri noti scrittori potrebbero essere citati. Ma ne vale la pena? Il tema è ormai chiarito: erotismo e porno in varia misura si stanno inarrestabilmente insinuando nella narrativa dei nostri tempi – fatta eccezione per certi paesi di integralismo morale o religioso, con tutta l’ipocrisia che vi sta dietro –, e v’è da credere che in futuro lo sarà sempre di più. Tutto dipende da come porsi nel confronto di quella tendenza. Non è un problema da poco per chi ama le umane lettere, ne studia l’impatto sulla cultura e, perché no, nel modo di porsi nel mondo. Sul costume.

Il brioso svolazzare di Caroline con tanto di gonna in ondulato movimento ci sta contagiando, noi uomini, intendo. C’è però Marco che ci capita di sorprendere, sia pure per pochi istanti, con un fare preoccupato. Certo, ha la moglie bipolare ricoverata sin quando, stando ai medici, non è dato sapere. Tra noi c’è chi teme che quella forma di “reclusione” possa essere per sempre, ma cerchiamo di non darlo a vedere, anche perché siamo venuti a sapere che il loro figlio sedicenne ha seri problemi a scuola... e qualcos’atro, sembrerebbe.
Comunque, adesso siamo qui da lui, da Lele per la precisione, anche per portare con la sua fantasiosa verve quel tanto di distrazione a noi tutti dai possibili problemi personali o famigliari –  e chi non ne ha? – Per il resto ci pensa Caroline.
C’è voluto poco per chiarire le ragioni del cambio di rotta. Dopo esserci spiegati, ora ne siamo tutti convinti.
– In ogni caso ci è stato utile discuterne a fondo... quasi si fosse trattato di un simposio tra studiosi, di quelli tosti. Forse d’ora in avanti una svolta ci vuole. D’accordo, diamo un senso culturale ai nostri incontri ma evitiamo di essere noiosamente didascalici. Quel tanto di leggerezza non deve mancare, non superficialità però. Vediamo di parlare con la dovuta rilassatezza di argomenti seri cercando anche di divertirci. Non è impossibile... e che i vini siano sempre di qualità... come gli argomenti che andiamo a trattare – dico.
– Ok. E adesso da dove partiamo? – Jenny.
– Dalla musica, che tu Giorgio avrai la bontà di diffondere manovrando l’ITunes di Lele – è compito tuo, isn’t it? – per aiutarci, questa è la mia proposta, nel dilettarci a parlare su come essere felici... e provare piacere, se mai possibile. Senza un astorico ritorno all’epicureismo – Caroline.
– il gruppo rock degli America che con le note musicali e le parole di Caroline No ci porta a pensare a un nuovo climax sentimentale, di vita. Quella canzone ti prende.
Lei Caroline, la bionda di Lele voglio dire, ha un moto, vagamente di sorpresa, un lieve sorriso. Nulla di più. Giorgio sa come muoversi, nessuno di noi ne dubitava.
– Felicità? Wow – Giuliana.
Siamo già alla morbida, coinvolgente effervescenza cultural-etilica. Piace a tutti noi. Buon segno. Qui sta anche la nostra forza.
– Ma lo sapete che la felicità è sul punto di diventare un arido frutto della digitallizzazione, e non più dei sentimenti, come una volta si pensava. Sottolineo “si pensava”, perché di prove che sia possibile raggiungere la compiuta esperienza di ogni appagamento non ce ne sono mai state se non soltanto come speranze, e nulla di più – Marco.
– Dài ammettilo, tu ce l’hai col web – Lele.
– Queste tue parole sono lo specchio dei tempi che stiamo vivendo. Siamo proiettati in una dimensione mai immaginata. E che cazzo, saranno i social media a prendere il sopravvento, e già in parte lo stanno facendo. Il rapporto personale tra individui sta venendo meno, sarà un ché di mediato... a scopo di lucro per lo più. Il capitale, come sempre, e in mano a pochi. Anche tra amici come noi potrebbe succedere. La privacy è ormai un ricordo. Il nostro piacere, il nostro percorso verso la presunta felicità, sono monitorati da qualcosa che è al di fuori di noi. Converrebbe forse vivere alla giornata. Tornare al carpe diem, insomma. E scrollarsi di dosso l’illusione di governare la nostra vita a piacimento. Sì, illusione – dice Giorgio, tracannando un bicchiere di ottimo Pinot Nero vinificato in bianco.
– Stai per caso pensando alla nascita di un WorldTwoDotZero? – replico.
– Chi può sapere. Non me la sento di arrivare a una conclusione così estrema, ma mi pare fuori discussione che con il crescente potere dell’High-Tech, tutto, dico tutto, è in fase di rapido cambiamento. Se non proprio di stravolgimento.
– C’è il rischio di snaturare anche il senso della felicità, che potrebbe non essere più un’aspirazione individuale, ma una faccenda di competenza dei social media, del web. Siamo come “sorvegliati” da altri, più o meno anonimi. E che dire del piacere? Anche lì ci viene sottratta la liberta di cercarlo a modo nostro. Beh, non basterà per fermare ‘sto andazzo, ma io, vi dirò, ho disattivato Facebook. Mi andrebbe bene per scambi culturali, ma le indebite interferenze sono sempre lì in agguato – concludo. Vedo le donne leggermente sull’agitato. Anche Laura dice la sua: – Ehi gente stiamo tornando alle elucubrazioni astratte? È vero, siamo qui per non parlare di amenità, ma alleggeriamo di quel tanto l’atmosfera. Divertiamoci, anche. E tu Giorgio continua a darci la musica che serve.
– Per non parlare dei gustosi saporini yankee che vi ho preparato, sperando che vi piacciano. Sono pronti. Let’s hurry up... a tavola! – Caroline.
I piattini preparati da Caroline sono squisiti, tanto che mi viene il sospetto che non siano così genuinamente yankee. Per impegni di lavoro ho girato in lungo e in largo gli Usa ma non ricordo proprio di avere mai gustato sapori così delicati. Può darsi che mi sbagli, il fatto è che trattandosi di pranzi e cene dove si doveva discutere di questioni economiche e finanziarie non si è ritenuto frequentare ristoranti trendy.
A tavola parliamo di tutto con leggerezza evitando accuratamente tormentoni, ci scambiamo parole in libera uscita su qualsiasi argomento che possa rendere più piacevoli le nostre giornate.
Col sesso letterario abbiamo chiuso. Ne abbiamo discusso abbastanza, da buoni lettori.
A fine pranzo ci sarà qualcosa da dire sul web, perché fin qui ne abbiamo messo in evidenza certi utilizzi che ne distorcono la funzione. Ma sappiamo anche che dall’High-Tech possiamo, e dobbiamo, aspettarci futuri scenari di progresso.
– Va bene, la semplificazione di molti lavori li renderà meno pesanti, più agevoli. Poi è tutto da vedere se non ci sarà un impatto negativo sul livello di occupazione. Ma possiamo fare qualcosa noi che siamo fuori dal giro di chi ha in mano il potere dello sviluppo tecnologico? Direi proprio di no, perché sono in pochi e in competizione solo apparente. E questo la dice lunga su come potrebbero andare le cose. Tuttavia, non vorrei essere pessimista, mi sento ancora in grado di confidare nel buon senso, soprattutto degli utenti – se così li possiamo chiamare – più che dei manovratori – dico.
– Sì, ma il web fino a che punto e in che misura avrà a che fare con la tecnologia del lavoro? – Lele.
– Non vorrei definire ingenua la tua domanda. Pensa soltanto alle molteplici potenzialità dei social media per orientare la gente nelle scelte di vita. E vuoi che il lavoro ne resti fuori? – questa volta è Jenny.
Nell’incontro di oggi le nostre donne hanno parlato poco. Forse si aspettavano che discutessimo con maggior impegno sul concetto di felicità... loro ne sono portatrici, se vogliamo.
Siamo tornati ad accomodarci sulle favolose poltrone di morbida pelle del salotto di Lele. La scelta dai liquori è ricca. Prevale la vodka.
– Anche questa è un invito a essere felici – Giuliana.
– Che cosa? – chiedo.
– Un buon bicchiere di Absolut.
Caroline è tornata a sedersi accanto a noi. In pochi attimi si è sbarazzata dei coloratissimi piatti usa e getta che avevano tutta l’aria di un tocco americano. Adesso ci parla un po’ di sé, assaporandosi con studiata lentezza un bicchiere di Wild Turkey. Ama il nostro Paese, ti accorgi che è sincera. Nel parlare non manca di volgere gli occhi a Lele, ed è facile intuire quanto sia intenso e caldo il loro rapporto.
C’è un cellulare che trilla. Tutti alla ricerca di quella sorta di protesi tecnologica, ma è Marco che la sta già attivando. Impallidisce, Jenny lo fissa preoccupata.
– E il Commissariato di Pubblica Sicurezza Monforte Vittoria. Hanno trattenuto Davide, mio figlio, e lo stanno sottoponendo a un interrogatorio. C’è stata una lite per strada con altri giovani. Gli hanno trovato in tasca non ha capito quanti grammi di cannabis. Scusate... Jenny?
– Vengo.
Si alza di scatto dalla poltrona quella che io talvolta chiamo Santa Teresa di Calcutta, per la sua assoluta disponibilità verso gli altri. Sì, è Laura, che si avvicina ai due e dice: – Vengo con voi, vi starò vicino – E mi fa segno di aspettare una sua telefonata.
Qualche secondo di silenzioso stordimento. In casa è piombato il gelo. Poi i primi segni di ripresa.
– Ne avevamo avuto sentore. Il ragazzo è problematico, gli manca una vera famiglia, e mi viene da pensare se la legalizzazione della droghe leggere possa ridurre i rischi di tali situazioni. Basterebbe una legge da fare rispettare rigorosamente, senza possibilità di aggirarla, come purtroppo in altri casi avviene in questo nostro Paese per lo più nelle mani, in un modo o nell’altro, di ipocriti seguaci di regole di vita ammantate di falsi sentimenti – Lele.
– In linea di principio mi trovi d’accordo. Ma non si correrebbe il rischio di allargare a macchia d’olio il fenomeno della tossicità giovanile? – dico.
– Come dicevo, la legge dovrebbe essere contenuta in limiti precisi, inderogabile, e le violazioni severamente condannate. In ogni caso, si toglierebbero questi poveri giovani dagli artigli degli spacciatori.
– In Olanda la liberalizzazione funziona da decenni. Basta andare al bar. In uno di quelli autorizzati.
– Negli Sati Uniti la liberalizzazione della marijuana ne ha ridotto drasticamente il commercio illegale – Caroline.
Giorgio e Giovanna accennano ad alzarsi. Non siamo in grado di sapere tra quanto avremo notizie. Io devo per forza aspettare il ritorno di Laura.
– Avremo abbondante materia di cui discutere nella prossima riunione del nostro Club... magari ancora di felicità. Speriamo di esserci tutti – Giovanna.
Sono tentato di telefonare a Laura, Ma poi mi viene il dubbio che sarebbe fuori luogo. Si trova in un Commissariato di Polizia...
– Dài Enrico, facciamoci un altro goccio – Lele.
– D’accordo, ma non troppo.
Ancora Lele, quasi per concludere: – Sai Enrico, che quando io e Caroline ci siamo conosciuti negli Stati Uniti ci siamo fatti per un po’ di tempo un buon numero di canne. Poi, venuti in Italia, abbiamo smesso.
Adesso siamo qui in cinque, non ci resta che aspettare.

 

 

 

Michael Houellebecq
Sottomissione

traduzione di Vincenzo Vega
Bompiani, Milano, 2015
pp. 252

Roberto Bolaño
I detective selvaggi

traduzione di Maria Nicola
Sellerio, Palermo, 2003
pp. 843

Euridice
F/32 La magnifica assassina

traduzione di Giancarlo Carlotti
ShaKe, 2000, Milano
pp. 207

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