“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 16 October 2016 00:00

Fandango

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– Beh, dài, adesso non esagerare. – Si aggira nervosa in cerca di un angolino ben protetto dove posare tutto quanto hanno portato lì per farsi un tranquillo picnic e discutere – dopo aver ottenuto da pochi giorni il tanto atteso dottorato – sul modo di organizzarsi in tempi brevi dove completare gli studi con le necessarie esperienze sul campo. Lei è Flora, ventitré anni. Mavis è la sua amica di sempre, stessa età, porta un nome canadese perché quando è nata suo padre lavorava come project manager in quel Paese per conto della casamadre italiana. In quell’angolo per così dire protetto. Le due, che abitano a Torino, ci sono state più volte. Da sole, quando avevano bisogno di isolarsi, o in intima compagnia di ragazzi occasionali e non. La folta vegetazione su quell’argine della Dora Riparia è sempre stata per loro un sicuro rifugio lontano da occhi indiscreti.

– Non sto esagerando – Mavis. – La notizia è di ieri: lo scorso anno più di centomila italiani si sono visti costretti ad andarsene all’estero per cercare lavoro, e il trenta per cento di loro erano giovani più o meno della nostra età.
– Forse da altre parti del mondo ci sono più probabilità di trovare una sistemazione, ma secondo autorevoli studiosi qui da noi tra i docenti c’è un livello di preparazione sensibilmente più alto che altrove... a parte il malcostume del nepotismo se non dinastico, in certi casi, dove, per dirla tutta, i padri preparano indisturbati l’avvicendamento nella prestigiosa posizione che occupano a favore dei loro figli.
– E poi, con la nostra specializzazione... te ne rendi conto? Abbiamo una laurea in Antropologia giuridica: per prendere conoscenza del senso della pluralità dei diritti, la loro legittimazione, il pensiero, le parole. E le persone, i beni, lo scambio. Un’impresa, vogliamo dire ardua? Non basta la mobilità sociale ormai in atto. Ma è indispensabile andarcene in giro, negli altri Paesi europei, in Africa, Australia... con un’alta concentrazione di studenti provenienti da diversi Paesi, perché il nostro obiettivo è la comparazione del moderno diritto occidentale con altre culture giuridiche anch’esse moderne. Ci serve per capire dove sarà possibile trovare un ruolo di responsabilità in qualche Istituto Universitario.
– Che ne dici se cominciassimo con la Spagna, e spostarci dopo negli Stati Uniti?
– C’è una logica nella tua proposta. E poi, se necessario, proseguiremo da qualche altra parte.
– Cambiamo argomento. Con chi sei stata qui l’ultima volta?
– Devo proprio dirtelo? Lo conosci anche tu... e non poco, direi.

Flora e Mavis a Loret de Mar. Da lì ogni mattina raggiungono Barcellona − non più di mezz’ora su un’auto presa a noleggio − e nel capoluogo catalano si propongono di studiare sistematicamente fino a tarda sera, secondo criteri di rigorosa analisi antropologica, l’umanità varia che vive o transita in città. Stringono anche amicizie, sempre a fini di studio. Al termine della giornata tornano alla loro base in Costa Brava, dove riportano sul computer l’esperienza quotidiana.
Sono le undici di sera, lungo Las Ramblas della città, nella zona Barri Gòtic, le due stanno cercando un bar per farsi un gustoso panino imbottito di pollo alla catalana. Inondato di luce, un bar-ristorante attira la loro attenzione. Dentro, una briosa atmosfera tipica di una città che non conosce la noia. Mangiano lentamente osservando, o meglio, studiano una varietà di personaggi che pur, nella loro diversità sembrano tuttavia avere un tratto umano comune che non si esprime in forma netta ma si lascia sottilmente percepire.
È all’improvviso che si avverte un curioso brusio, quando un uomo e una donna poco più che trentenni salgono su un tavolo e, dopo aver lanciato uno sguardo d’intesa intorno, si mettono a ballare. Una danza che sprigiona una incontenibile vitalità, ti entra nel sangue. La musica è diffusa da un altoparlante posto in un angolo lungo il soffitto del locale.
– Che tipo di ballo è mai? – Flora.
– Non saprei, ma ti prende. Non trovi?
– Fandango – dice un giovane seduto con una ragazza accanto al loro tavolino.
L’ambiente si surriscalda, altre persone di diverse età salgono su tavoli liberi e senza un attimo di esitazione si uniscono al ballo.
– Ma guarda un po’ che soggetti, questi qui! – Mavis.
– Che vuoi, vengono dalla loro antica storia.
– Già, un concentrato antropologico che inizia nel Settecento, quando la penisola iberica diventa un califfato moresco islamico fino a che, dopo più o meno altrettanti anni, avviene la Reconquista da parte dei cristiani.
– Pane per i nostri denti. Un fenomeno da approfondire che ci può aiutare nella nostra ricerca, non solo qui ma anche dove abbiamo intenzione di andare tra non molto.
– A proposito, quando prenotiamo i biglietti per il viaggio aereo negli Usa?
– Beh, prima dobbiamo trovare l’Università che fa al caso nostro, prendere accordi su come iscriversi a un corso che non sia più lungo di un anno. Poi andremo là, studieremo. Otterremo un plus accademico... e ci lanceremo alla conquista di una posizione di assistente nell’Istituto. Non sarà facile. C’è da ritenere che ci sarà una concorrenza abbastanza agguerrita.
– Dobbiamo contare sulle nostre personali doti e capacità di farci apprezzare quanto basta dai docenti.
– Personali doti...
– Proprio quelle.
– Non essere criptica.
– Non lo sono, pensaci e capirai.
– Vuoi dire non solo intellettive. Certi ambiziosi obiettivi mettono in gioco quella che ognuna di noi è nella totalità della sua persona. Mi hai capito. Lo so. A proposito, non ti manca un po’... l’altro sesso?
– Oh sì. Ma voglio concentrarmi al massimo per farcela. Anche a costo di qualche rinuncia di quelle...

Il giorno stesso del loro arrivo a New York un poliziotto bianco ha sparato e ucciso davanti a un supermercato chiuso due giovani di colore – è domenica – scatenando la protesta di una folla di neri, che si rifiutano di credere alla giustificazione dell’uccisore secondo la quale le vittime stavano tentando di introdursi furtivamente, quando in realtà erano intenti a frugare nel cesto dell’immondizia in cerca di qualcosa da utilizzare in un modo o nell’altro o, se possibile, mangiare. Tempo di alta tensione: manca poco più di un mese alle elezioni presidenziali, con Donald Trump e Hillary Clinton in campo, combattivi.
Dalla finestra del loro monolocale preso in affitto a Brooklyn, le due osservano con una certa preoccupazione ciò che sta accadendo. Al tempo stesso non riescono a cancellare dalla mente il collegamento tra quanto accaduto e lo scopo per il quale sono venute in quella città.
– Che ne dici, Mavis, non è una sorta di tragica introduzione al tema, per i nostri studi?
– Mah! La diresti quasi l’emblematica conclusione della gestione del conflitto antropologico, che è il cuore stesso del fenomeno che dobbiamo analizzare. Con una buona dose di cinismo potremmo dire che questa gente ci sta dando una mano.
– È come una fitta di dolore che provo. Ascolta, Flora, andiamocene a cercare quel tanto di fittizia serenità in qualche locale frequentato da giovani. Non me la sento di passare la sera in casa.
– Facciamo Greenwich Village, vicino all’Università. Ok?
– Sì, ma subito. Ho bisogno di compagnia.
– E di quelle distrazioni che da tempo ci mancano...
Il locale pubblico è di quelli che da subito trasmettono eccitazione, non manca nulla di quello che le due vanno cercando. Giovani ragazzi che lanciano eloquenti occhiate. Un quartetto rock con buona musica. Quanto alle bevande, è solo questione di scelta.
Un paio di ragazzi, grossomodo della loro età, d’improvviso si avvicinano dove sono sedute, arpionano due sedie non occupate e siedono al loro tavolo. Sorridendo, senza dire una parola.
È Mavis che sblocca la situazione: – Siete studenti dell’Università?.
– Sì. – risponde quello che dice di chiamarsi Bruce.
L’altro – Io sono Teddy. Ma voi di dove diavolo siete? Non mi sembrate di qui.
– Siamo italiane. Domani ci iscriviamo al corso di Antropologia Giuridica – Flora.
– E voi che studi fate? – Mavis.
I due si scambiano un’occhiata divertita. – Siamo al primo anno di Videogame Development con risultati per ora modesti, ma ci stiamo divertendo un sacco... e con voi due le cose potrebbero andare ancora meglio. Che ne pensate? – Bruce.
Il monolocale, pur non molto ampio ma disposto in modo accogliente, è stato poi il caldo rifugio per il resto della serata... e della notte. Per tutti e quattro.

Già alla fine del terzo mese al Polytechnic of New York University le cose stanno andando ottimamente per Flora. Anche Mavis è apprezzata per la sua capacità di indagare la materia, ma dà talvolta l’impressione di distrarsi. Di pensare a qualcos’altro. Il che non sfugge all’attenzione di Mr. Rodney, il Preside.
Viene il giorno che il Dipartimento lancia tra gli studenti il compito di riassumere in un saggio lo stato degli studi e le prospettive che ne derivano. Su quindici studenti Flora si attesta al primo posto.
Come segno di ringraziamento per il suo impegno Mr. Rodney la invita a una cena in uno dei più esclusivi ristoranti dalle parti di Manhattan. Una serata che lascia il segno nell’animo di Flora.
Si intensificano così i contatti di Flora con Mr. Rodney, e lei finisce per innamorarsene. Ma lui è sposato, e Flora avverte chiaramente di trovarsi in quel tipo di fase della vita di una certa ambiguità, perché ormai si è convinta di poter conquistare in breve tempo, prima della fine dell’anno accademico, la posizione di assistente. Ma si sente emotivamente bloccata. Intanto i suoi rapporti con Mavis sembrano subire un qualche appannamento.
Siamo alla vigilia della fine dell’anno accademico. Come è consuetudine, l’Università organizza una serie di festeggiamenti per il giorno della cerimonia di consegna del certificato di laurea. Tra le varie possibilità, Flora e Mavis scelgono una festa che si terrà nel locale frequentato dagli studenti più vivaci e fantasiosi. Vi parteciperà anche Mr. Rodney, che lascia ai suoi assistenti il compito di presenziare alla altre iniziative.
È un luogo pubblico frequentato da studenti e alcuni docenti, gestito in modo raffinato, tale da creare un’atmosfera gioiosa. Non manca nulla, compresi alcuni originalissimi separé predisposti con un armonioso, solido accostamento di corde tese in verticale e altro materiale variamente colorato.
Il deejay si muove frenetico nell’alternare pezzi musicali. A Flora è bastato un giro di cocktail perché il locale subisse una tale trasformazione da sembrarle una bolgia: un paio di Bloody Mary, alcuni Bull Shot – quanti non saprebbe neppure dirlo – e intanto balla, balla con chiunque le passi sotto mano. Mavis si guarda bene dall’avvicinarsi all’amica, balla anche lei ma si mantiene sotto controllo, anche nel bere.
In un angolo, attorno a un tavolo Mr. Rodney in compagnia di personale dell’Università. Flora non cessa di lanciare sguardi obliqui da quelle parti, quasi a volersi accertare che lui, Mr. Rodney, sia sempre al suo posto e non si metta a ballare con qualche ragazza. Ha la sensazione di essere sotto l’effetto di un’incontrollabile forma di gelosia che le sta facendo perdere il senso della realtà. Adesso è abbracciata a un giovane di origine ispanica, e sta ballando una danza che vagamente le sembra di avere già udito in altra occasione. 
– Cos’è, questa musica? – chiede biascicando.
Fandango – dice lui.
Ed ecco che di colpo le torna alla mente come quel vorticoso intreccio musicale di nacchere e chitarre l’abbia già udito in un altro luogo. Ma non ricorda dove.
Non è più al suo posto, Mr. Rodney. Con quel poco di lucidità che le è rimasto, Flora se ne accorge all’improvviso. Si stacca di scatto dal ragazzo col quale sta ballando e si mette a vagolare per il locale in cerca di lui. Si stacca dal ragazzo e si lancia all’interno delle movimentata massa di gente che balla, ognuno a modo suo.
Un grande, esilarante casino.
Ma per Flora, in quelle precarie condizioni, è invece una sorta di prigione dalla quale non riesce a venir fuori. Le sta montando un senso di nausea, è lì per vomitare ma trova la forza di trascinarsi verso il bagno. Un passo falso e barcolla finendo con tutto il corpo contro un separé, che cigolando si apre. Guardando dentro le appare in modo offuscato una figura maschile con i pantaloni abbassati fino alla vita e una ragazza che con una certa frenesia vi sta lavorando attorno con mani, bocca e altre parti del corpo. Sono Mr. Rodney e Mavis.
È passata una settimana, Flora è in volo per l’Italia. Suo padre, che ha buone conoscenze nell’ambiante universitario, le ha assicurato che dalle parti di Perugia una prestigiosa Scuola Superiore per Approfondimenti Universitari sta cercando un’assistente che abbia un’approfondita formazione accademica maturata a livello internazionale. Quel posto sarà suo.

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