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Saturday, 28 May 2016 00:00

L'alba di un giorno trasparente

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Filtra timido dalle persiane un velo di luce mattutina. Ha gli occhi socchiusi, Alex, avverte nell’intimo segnali emotivi che ben conosce. Gli capita con l’approssimarsi di possibili scosse del suo quadro di vita difficilmente controllabili. Non ama farsi sorprendere impreparato. Lei dorme.
Quella nuova macchina del caffè a cialde è davvero comoda e veloce, se ne fa uno doppio e cremoso come piace a lui. Pochi attimi dopo è sotto la doccia.

– Ciao, da quanto tempo sei in piedi? – Marina, sua moglie.
– Da un pezzo, ma non ho voluto interrompere il meraviglioso sogno che stavi facendo...
– Dormivo, tutto lì. Ma oggi non è il giorno della nostra Astrazione? – con quell’accenno d’ironia che le affiora sulle labbra.
– Certo. Ed è per quello che mi sono alzato presto. Sai bene che per me è il momento più importante dell’anno.
– Per noi, vorrai dire.
– Sì, per noi.

Alex e Marina, sposati da vent’anni. Lui ingegnere biomedico nel settore delle protesi, la moglie avvocato penalista richiestissima per la sua abilità nella difesa di accusati di ogni tipo di delitto legato alla politica. Due figli, Marco e Glenda, che studiano lingua Inglese presso un College di Lugano.
Quella pratica di meditazione a due voci che Alex e Marina hanno elaborato da quando si sono sposati – e da loro stessi definita Astrazione – si potrebbe definire  come una sorta di Zen casareccio che ha lo scopo di conseguire l’illuminazione sullo stato del rapporto coniugale e quindi della famiglia. È consuetudine dedicare all’Astrazione il primo giorno dell’anno, un rituale che i due seguono senza deroghe, salvo talvolta qualche estemporaneo passaggio aggiuntivo. La regola aurea è che Alex e Marina si chiudono in casa col sorgere del sole per tutto il giorno precludendosi ogni contatto con l’esterno. Quando i figli non avevano ancora l’età per frequentare il College venivano portati a casa dei nonni. Seconda regola: stare completamente nudi, una metafora. Il resto è analisi quanto più approfondita delle situazioni, eventi, vissuti nell’anno appena terminato, esprimendo il proprio giudizio con suggerimenti, se necessari, per opportuni futuri miglioramenti; in sostanza, si tratta di uno scambio dialettico su comportamento e rendimento, intesi in senso lato, sui quali si svolge la loro pseudo-meditazione. Niente formule più o meno esoteriche. La sincerità è, o dovrebbe essere, il fondamento del rito annuale dal quale ricaveranno le coordinate per affrontare l’anno nuovo sulla base di prese d’atto assimilabili a certezze. Diciamo “assimilabili”, poiché l’assoluta convinzione di esprimere il vero nessuno dei due ce l’ha. Le variabili – lo sanno per esperienza − sono sempre in agguato. La fedeltà di Alex, a esempio.
– Come vanno le cose con la tue nuova segretaria? – chiede lei.
– È efficiente, e poi il suo uso della lingua inglese è fluente ed efficace.
– L’uso della lingua...?
– Dài, non scherziamo. Piuttosto: dimmi un po’ dei tuoi personali rapporti extraprofessionali con quel fior di tangentista che stai tentando di tirar fuori dalle canne... magari con la speranza di ricavarne un qualche vantaggio economico, se non qualcos’altro, considerato che a te lui non può nascondere nulla dei suoi imbrogli. Come la metteresti con la deontologia professionale?
– Non mi faccio prendere da certe tentazioni, tranquillo!

Il telefono fisso e i due smartphone li hanno disattivati. Risuonano nell’aria le note di New York City’s Killing Me, il rauco calore della voce di Ray LaMontagne che ti cattura l’anima.
– Da quanti giorni non senti i ragazzi? – fa lui.
– Mi ha chiamato ieri Glenda. Tutto bene, ci aspettano presto. Non escludo che abbiano bisogno di un aiutino finanziario per il credito telefonico... o altro.
– Domenica andiamo a trovarli... ma che ne dici dei preservativi che hai trovato l’ultima volta nello zainetto di Marco?
– Hai avuto anche tu diciassette anni, no?
– Glenda ne ha solo quattordici, e ha una certa avvenenza adolescenziale. Dici che al College nessun ragazzo ci ha provato?
– Forse no, ma non ci giurerei.
La sera prima hanno ordinato al Bar Tavola Fredda in via Dante, di fronte alla loro casa milanese, piatti pronti da mettere in frigorifero e riscaldare l’indomani nel forno a microonde per colazione e cena. Sono seduti sul divano, in salotto, davanti a loro il basso e largo tavolo di vetro ambrato sul quale hanno appoggiato i piatti. Mangiano. I vini di gran classe li ha scelti Alex.
– E che dire della nostra situazione economica? – Alex.
– Più che soddisfacente, direi. Tu con gli accordi presi con L’Istituto Italiano di Tecnologia per lo sviluppo di quel programma di robotica, e io... io grazie, si fa per dire, alla corruttela pubblica e privata in fase di inarrestabile espansione che non mi lascia un solo giorno libera dal lavoro... beh, possiamo dormire sonni tranquilli.
– Hai ragione. Ti piacciono questi vini?
– Ottimi, specie il rosso. Ne sento già un certo caldo effetto...
Hanno divorato la colazione. I loro sguardi si sono incrociati, sono subito sdraiati sul divano, col rischio di cadere sul pavimento. Non c’e stato  neppure bisogno di spogliarsi.
Sono insieme nel box doccia, alternano l’acqua calda a quella fredda. Devono riprendersi.
Lei gli si stringe contro: – Anche su questo piano le cose vanno bene.
– AhAh.
Mentre Marina prepara due caffè doppi, Alex sfoglia il giornale in attesa di riprendere l’Astrazione: – Vuoi sentire cosa dice Umberto Eco a proposito di Internet?
– Certo. L’Era Digitale influisce anche sulla nostra vita... e quindi sull’Astrazione.
– Solo qualche stralcio: “I social media hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività... venivano subito messi a tacere”. Ma poi aggiunge: “Il fenomeno dei social media è anche positivo, non solo permette alle persone di rimanere in contatto tra loro. Qualcuno ha anche detto che se ci fosse stato Internet al tempo di Hitler, i campi di sterminio non sarebbero stati possibili perché le informazioni si sarebbero diffuse viralmente...".
– Chissà quanti, dopo aver letto quelle parole, tireranno fuori la solita menata della decontestualizzazione di alcune frasi eccetera... Il messaggio, quello autentico, ormai è stato lanciato.
– Già, mi sembra però che in quell’ambiente ci sia un po’ di anarchia, per usare un termine benevolo. Fanno eccezione blog e webmagazine culturali, d’altro c’è ben poco che possa essere utile alla società. Se penso che qualcuno va dicendo che sta per nascere un nuovo Umanesimo...
– Ma torniamo a noi – Monica.
– C’è qualcosa che non va come vorremmo: il tempo libero. Ne risente una fisiologica, e non solo, necessità di distrazioni. Quante volte andiamo al cinema? Quanti i libri che leggiamo? Per non parlare della nostra vita sociale. Se va avanti così, finiremo col non frequentare più amici. Non trovi?
– Che fare, allora? Abbiamo un discreto tenore di vita, e c‘era anche quella mezza idea di comprare un appartamento al mare.
– Lavorare meno non conviene, non di questi tempi. Proviamo piuttosto a razionalizzare quel poco tempo libero che ci resta. Si legge poco? Spegniamo quel cazzo di televisore o eliminiamolo, con tutte le stronzate che ci propina.
– Alex, hai qualche suggerimento per riprendere un po’ di sane letture?
– Guarda, io sto restringendo il campo cercando di chiarirmi le idee sulla differenza tra la letteratura Usa e quella sudamericana. Sciogliendo quel nodo potrei forse capire se hanno ragione o no quelli che mi suggeriscono, magari su Facebook come è capitato, di non esagerare con gli scrittori statunitensi perché si spingono troppo avanti. Che vuol dire, poi, non lo so. Io, del resto, non sottovaluto certi ottimi scrittori a lingua ispanica che tu sai. Cortázar su tutti, ma anche altri. Monica, ho ormai le prove che l’arte letteraria – non so perché − ha il potere di dividere. Devo capire.
– Vabbè, proviamo a riprendere confidenza coi libri. Domani inizierò a leggere Purity, Franzen è una sicurezza, non a caso considera tra i suoi maestri Paula Fox. Ma non dimentichiamo gli amici, ci occorrono anche rapporti umani senza i quali la vita si inaridisce.
– Così potremmo ricomporre il puzzle. Cioè l’enigma, come la Gestalttheorie ci insegna.
– Oddio, non è il caso di andare troppo sul difficile. Preferirei gioco di pazienza piuttosto che enigma, nel nostro caso.
È l’ora della cena al microonde. Alex apre una bottiglia di Riesling. Sono provati a causa dell’intensa concentrazione dovuta allo scambio di valutazioni, opinioni e consigli sul da farsi, nonostante la mezz’ora di silenzio con vera meditazione nell’ambito delle personali facoltà spirituali − tra una fase e l’altra del confronto − programmata per favorire la ricerca della realtà. O qualcosa che le somigli.
Nell’alzare il bicchiere per il brindisi di chiusura dell’Astrazione, Alex dice: – Non ricordo più quale scrittore fa dire al protagonista di un suo romanzo “Io non so a cosa stai pensando, tu non sai a cosa penso io”. Il vago sorriso di Monica.

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