“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Wednesday, 10 June 2015 00:00

Quattro "M" e nessuna donna

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Castel Sant’Elmo sembra volerci ingoiare con le sue enormi bocche. Ci sovrasta, alto fino al cielo nero e ci fa sentire sopraffatti come capita stando di fronte ad una grande montagna. La natura crea cose straordinarie, a volte lo fanno gli esseri umani. Capita poi che le creature straordinarie siano gli esseri umani stessi, qualche volta lo sono fin dal concepimento, in altri casi lo diventano grazie al loro lavoro o a quello di altri esseri umani. Butterfly Suite è una performance dedicata a due creature straordinarie: Marilyn Monroe e Mia Martini.

Quattro "M" per le iniziali dei nomi che a loro sono stati assegnati da chi ha deciso che avrebbero dovuto essere preziose per il mondo intero. Preziose perché fragili, tanto da rischiare di andare in frantumi ad ogni urto con la vita. Tutte e due malinconiche e instancabili, andate via troppo presto come le farfalle e in modo violento e misterioso. Tutte e due ancora presenti, qui, nonostante la morte.
Le connessioni tra queste due donne non sono immediate. Ci si chiede subito che cosa abbiano a che fare l’una con l’altra. Da una parte l’affascinante Marilyn, scandalosa e bellissima che combatte con il suo doppio. La ragazza che deve apparire allegra e svampita e che è invece malinconica e consapevole della propria forza, tanto da incrociare la propria vita con quella della famiglia Kennedy, la famiglia più importante del mondo. L’indimenticata Marilyn che è tuttora un’icona e che ha sposato un intellettuale perché lui si accorgesse della sua anima. Ma Arthur Miller portava occhiali troppo spessi per vedere oltre quel corpo perfetto e quel carattere difficile. Dall’altro lato Mimì, anche lei malinconica, anche lei in lotta con un doppio che è però disprezzato, fuggito. Mimì é il malaugurio, il suo mondo è più piccolo, la sua vita si incrocia con vite politicamente meno importanti, molte delle sue pene provengono dall’universo familiare. Una farfalla e una falena Marilyn e Mimì.
La performance parte con la ricostruzione sul palco di una celebre foto dell’attrice americana. Marilyn con una vaporosa gonna di tulle sta seduta con la testa sulle ginocchia. La luce dei flash, poi questa Marilyn si accascia, su un lato del palco. La donna si è spogliata del doppio. Cristina Donadio e Lalla Esposito diventano Marilyn e Mimì. Non c’è una netta distinzione tra i personaggi, sono l’una e l’altra perché le parole di una possono valere per l’altra, possono rappresentare la vita di entrambe. Così le poesie di Marylin che sono recitate nei video proiettati sul fondo, potrebbero essere recitate anche da Mimì e le canzoni di Mimì possono diventare le canzoni di Marilyn. Le due attrici, quindi, recitano e cantano insieme o alternandosi sul palco. Ad ogni video segue una canzone. La musica è suonata dal vivo dal terzetto jazz guidato da Marco Zurzolo: sax, piano e contrabasso.
Ma non conosciamo mai Marilyn e non ci avviciniamo mai a Mimì però. Lo spettacolo col suo impianto rigido e la predominanza delle canzoni sulle parti recitate, è un concerto con una breve introduzione recitata. Solo che l’introduzione non racconta mai la canzone. Tutto è separato, tutto rimane doppio. Marilyn da una parte, Mimì dall’altra. Tanto che a spettacolo concluso ancora ci chiediamo per quale motivo facciano tutte e due parte della stessa performance, che cosa ci hanno voluto raccontare le attrici, cosa ci hanno mostrato delle due donne. L’immagine della bambina-farfalla, spiegata nelle note di regia da Cristina Donadio, è ripresa su palco dalla Marilyn accantonata. Pochi passi da acrobata che cammina su una fune con le braccia allargate. Sono le due donne perennemente in bilico tra la vita e la morte. Devono bastarci ma vorremmo vedere di più, per più tempo, perché la parte migliore dello spettacolo è stato l’inizio: la musica di I Wanna Be Loved by You e la foto di Marlyn, poi il suo crollo sotto i flash.
Anche se le canzoni occupano più spazio rispetto alle poesie, anche se le canzoni sono interpretate dal vivo e le poesie per la maggior parte registrate, sono i versi inquietanti di Marilyn a rompere la barriera del palco e ad arrivare con più forza in platea. Sappiamo che è stata lei a scrivere, che è quello che ha provato, che ha pensato. Le canzoni, per quanto belle, sono scritte da autori che non sono Mimì, purtroppo lo sappiamo e l’immagine di lei evapora nell’interpretazione forte delle due donne sul palco.
La musica è bella, le attrici brave e la serata è piacevole, peccato mancassero Marilyn e Mimì.

 

 

 

 

Napoli Teatro Festival Italia
Butterfly Suite
performance di e con
Cristina Donadio, Lalla Esposito
musiche Marco Zurzolo Trio (sax Marco Zurzolo, piano Giosi Cincotti, contrabbasso Corrado Cirillo)
arrangiamenti Marco Zurzolo, Giosi Cincotti
coreografia e interpretazione Susanna Sastro
da un'idea di Laura Valente
costumi Alessio Visone
video e foto scenografia Giorgio Pinto, Daniela Capalbo
produzione Napolidanza
foto di scena Salvatore Pastore
lingua italiano
durata 1h 15'
Napoli, Castel Sant'Elmo – Auditorium, 6 giugno 2015
in scena 6 e 7 giugno 2015

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