“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Valentina Mariani

Vento d'estate in una Blunotte

Nelle lievi pieghe di fine estate si insinuano con prorompente energia e amabile semplicità due dei più validi cantautori ed artisti italiani degli ultimi vent’anni: Carmen Consoli e Max Gazzè.

Il segno della "Gatta" attraversa i secoli

È un’opera bollente e sudata, la nuova Gatta Cenerentola “made in Naples” ad opera della Mad Entertainment. Nasce nel cuore del centro storico di Napoli, Piazza del Gesù Nuovo, crocevia – insieme a Piazza San Domenico Maggiore ed alla terza piazza, Bellini − di studenti, turisti, autoctoni, lavoratori fuori sede, artisti, immigrati.

Schena: canzoni interne, sul palco del mondo

Fa il suo debutto ufficiale sulla scena bolognese Paolo Schena, cantautore felsineo con sangue pugliese nelle vene, con l’album Canzoni ad uso interno, pubblicato lo scorso giugno dalla felsinea anch’essa, indipendente, Irma Records.
Si sente la presenza di Rino Gaetano, come quella di Gaber, nei testi e nel modo talora scanzonato di interpretarli; si sente anche l’influsso di De Gregori, nelle musiche, come invece – nel pezzo Buchi nella sabbia – anche, a mio avviso, di Angelo Branduardi. E addirittura vi si rintracciano accenni e accenti verbali in stile De André.

Donne, nere, scienziate alla conquista dello spazio

Il diritto di contare (Heading Figures, in inglese) di Theodore Melfi è un film bello. E lo è a dispetto di una certa retorica buonista che in diversi passaggi è piuttosto marcata, tanto da apparire una precisa, e sapiente, scelta registica.
Ma andiamo con ordine. Il film, tratto dal romanzo Heading Figures: The Story of the African-American Women Who Helped Win the Space di Margot Lee Shetterly racconta del ruolo-chiave di tre donne afro-americane nel concorrere alla riuscita della missione nello spazio del primo uomo americano, John Glenn.

"Moonlight": una luna senza luce

Il presentimento e la curiosità. Questi i due estremi psico-mentali tra i quali collocare la visione del film Moonlight, vincitore dell’Oscar per il miglior film del 2017 (statuetta anche alla migliore sceneggiatura non originale e al miglior attore non protagonista, Mahershala Ali).
Come sempre, avrei dovuto fidarmi del mio fiuto simil-bracco che già mi aveva tenuta lontana dalle sale cinematografiche in occasione dell’uscita del film e poi della sua riproposizione susseguente la premiazione hollywoodiana. Invece l’ottundimento da insopportabile calore felsineo mi ha spinto in un’arena estiva. In questa arena, però (e ahimè...), gli unici sussulti coinvolgenti sono stati dati dalle zanzare.

I Primal Scream e il lord laburista

Da Glasgow alla Romagna, dal 1982 al 2017... non sembrerebbe, a sentirli ma soprattutto a vederli, che siano trascorsi ben trentacinque anni dal loro esordio. Bobby Gillespie, il leader indiscusso della band, è un vero frontman: riesce a catturare l’attenzione – e a stimolare la partecipazione – del pubblico con un fare da vero English Lord. E pensare che lui è scozzese e che è un convinto laburista, ma di quelli fighting!

Dream Theater: un vortice di luce

Assistere al concerto dei Dream Theater è trovare la perfezione stilistica in musica e riconciliarsi con la grazia.
Nella inusuale (per un’esibizione di progressive metal) cornice del Teatro Verdi di Firenze assisto ipnotizzata a tre ore tre piene piene di Musica e Canto, scritti entrambi con le iniziali maiuscole.
È tutto perfetto: la forma, la cornice, la sostanza, l’organizzazione, l’amplificazione, la scaletta.

L'incompiuta democrazia in America

Non ho mai assistito ad uno spettacolo di Romeo Castellucci e della “mitica” Raffaello Sanzio; sono quindi curiosa e piena di aspettative rispetto a La democrazia in America, tratto dall’omonima opera politico-filosofica di Alexis de Tocqueville.
L’incipit è senz’altro impressionante, con diciotto donne vestite da suore militari, tutte in bianco, con dei campanellini appesi agli abiti che si muovono in sincrono e compongono figure. La confusione. La visione non è nitida, perché vi è uno schermo opaco che copre tutto lo spazio scenico separando gli attori (le attrici, anzi: sono tutte donne) dal pubblico.

Valdoca: la libertà e la bellezza dei "Giuramenti"

Un tappeto bianco di rami sopra un corso d’acqua: così si presenta una scenografia esondante, che va ben oltre il palco: le lenzuola bianche raffiguranti alberi e fiume ricoprono infatti le poltrone in sala. Il pubblico è seduto tutto nelle gallerie dell’elegante Teatro Bonci di Cesena. Ancora una volta, dunque, come già nel precedente Porpora, l’utilizzo degli spazi, e il loro senso, è anti-canonico, quasi espressionista, potrei azzardare a scrivere, visto l’intrinseco messaggio di vitalità, anarchia, creatività, necessità di esplorare oltre la norma, già presente nelle sole modalità di disposizione scenica, nell’estetica apparente, immediatamente, e a tutti, visibile.

La magnifica ribellione del contro-eroe Toni Erdmann

È uno dei film di più ampio respiro, intelligenza (artistica, emotiva) degli ultimi anni, Vi presento Toni Erdmann, della giovane regista di Karlsruhe Maren Ade (titolo originale in tedesco, semplicemente, Toni Erdmann), presentato allo scorso Festival del Cinema di Cannes, vincitore di ben cinque European Film Awards e candidato agli Oscar 2017 come migliore film straniero. Non ho (ancora) visto Il cliente, il vincitore iraniano, ma so che mi dispiace e dispiacerà che questo film non abbia vinto la statuetta.

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il Pickwick

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