“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 23 December 2012 18:22

Dalla fine (la farfalla di Belen)

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Fa bene Carlo Cerciello a dare al suo spettacolo la temporalità del c’era una volta, a trasformare il divenire di quel lungo giorno, il ’68, in storia, in mito; con presa diretta sui fatti del giorno, tra tele-discese in campo e tic ‘choosy’ di Fornero, è giusto si parta dal presente, intervenendo con empito sullo schema lineare del tempo: “fu un martedì che scoppiò il Sessantotto”, dice la voce col parlare rapido e compulsivo di quegli anni, una grossa mela verde sull’impiantito a centro scena, vinili, mangianastri Penny e megafono a cornice dell’amaro aide-mémoire per le musiche originali di Paolo Colletta e per quelle, assai più cattive, da The Rokes, Mal dei Primitives, Creedence Clearwater Revival, sino a Beatles e New Trolls.

E con Addio al Novecento di Michele Serra, infine, cui Fabiana Fazio fa corrispondere un intelligente blob d’autore siglato da facce vecchie e nuove, siano le tragiche icone di Calderoli Prodi Buttiglione e quelle della controcultura, dietro filmati in super 8 di vacanzieri al mare, i fremiti di un collettivo studentesco e i rimedi lesti e furibondi del soporifero di casa (lo zapping) sulla farfalla di Belen catturata a largo di Sanremo, tatuata e pixel gradita, giusto un anno fa.
Fa bene, dunque, Cerciello a ricordare la Contestazione a partire dal presente, dalla fine cioè, le violente spinte fusionali e lo stato di effervescenza di un Parini di Milano, dalla strada e le patrie galere, lo slang romano del capellone napoletano, l’esordio psicotico dell’operaio fascista, o la madre amica che si “sforza di capire la vostra generazione”. Non senza ironia, è vero (nonostante la lotta di classe, i poliziotti assassini e le streghe che son tornate): ma con nostalgia, anche; e pastiche, si direbbe, a servizio della spettacolarizzazione. Nel tentativo di costruire il passato, erodendo le tradizioni della controcultura, in un movimento per lo più di natura strumentale alla rappresentazione, il rinvio a riferimenti stilistici del tempo è ricontestualizzato nella logica dello spettacolo, di un musical gradevole ed esteticamente convincente, ma che finisce per contribuire a distruggere lo spirito che si vuole evocare. Sarà un problema di relazione col mito, con idee ed emozioni che fanno orizzonte al complesso gioco della significazione, anzitutto, contro le forme più o meno oppressive del potere (attuale), che il ’68 riesce così amara, drammatica, favola moderna.

 

 

 

C'era una volta il '68
progetto e regia di Carlo Cerciello
con Mario Autore, Gianni Caputo, Roberta Carotenuto, Fabrizio Cavaliere, Monica Cipriano, Eduardo Di Pietro, Annalisa Direttore, Giovanni Esposito, Giulia Esposito, Stanislao Guarino, Giosella Iannaccone, Cecilia Lupoli, Gennaro Monforte, Maria Teresa Palumbo, Alessandro Paschitto, Maddalena Stornaiuolo, Rosa Varriale
costumi Daniela Ciancio
musiche originali Paolo Coletta
video Fabiana Fazio
durata 75'
Napoli, Teatro Elicantropo, 20 dicembre 2012
in scena dal 20 dicembre 2012 al 27 gennaio 2013

 

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