“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Silvia Maiuri

Marco Baliani e Lella Costa ci dicono del profugo

HUMAN in maiuscolo afferma il concetto di umanità: “Umano è il corpo nella sua integrità fisica e psichica, nella sua individualità” (note artistiche). Ma sbarrato da una linea nera, proprio al centro, nega la validità dello stesso concetto. In che mondo lo nega? Nel mondo civilizzato che ci hanno costruito intorno, o meglio, che noi abbiamo costruito per noi stessi, che abbiamo strutturato rigido, inflessibile, serio. Noi che abbiamo sognato la libertà e l’uguaglianza come diritti universalmente condivisi, noi che abbiamo adottato un linguaggio comunitario per rendere eterni quei diritti, siamo costretti a usare parole come carità e umano con quel certo imbarazzo che ci sorge dalla scoperta della loro fallibilità.

Pupi della vita, paladini della morte

Come ombre si muovono i membri della famiglia Macaluso, misteri buffi su un palcoscenico quasi buio. Vestiti a lutto marciano esagitati verso la platea segnando sulla scena molte direzioni possibili; croce in mano, affilata e lucente come spada paladina, sono un triangolo compatto con il vertice e la base. Spezzando per qualche attimo il ritmo soldatesco cedono sfiniti, a uno a uno, avvicendandosi quasi fossero lampi di una interminabile tempesta; ma repentinamente chi crolla viene salvato da un suo vicino. La precarietà del passo li fa cadere ma, ostinata, la passione li rialza.

La saga Lehman in scena a Roma

Di ritorno a Palermo, su un treno che viaggia lento verso l’aeroporto di Fiumicino rifletto sulle trasferte.

Il furioso Orlando secondo Pirrotta

Fra piacer tanti, ovunque un arbor dritto
Vedesse ombrare o fonte o rivo puro,
V’avea spillo o coltel subito fitto;
Così, se v’era alcun sasso men duro:
Ed era fuori in mille luoghi scritto,
E così in casa in altritanti il muro,
Angelica e Medoro, in vari modi
Legati insieme di diversi nodi.
(Ludovico Ariosto, Orlando Furioso, canto XIX)

 

In occasione del quinto centenario dalla pubblicazione dell’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto edito per la prima volta il 22 aprile del 1516 il Festival di Morgana, giunto alla XLI edizione, ha dedicato una sezione a questo capolavoro della letteratura italiana. Sul piccolo palcoscenico del Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino a prestare voce e corpo al cavaliere Orlando Vincenzo Pirrotta va in scena con lo spettacolo inedito Vincenzo Pirrotta incontra il furioso Orlando, reading dei canti XIX, XXIII, XXIX, XXXIV, XXXIX ponendo come fil rouge l’amore romantico e incontrollato, motore di tutta l’opera.

Intervista a Teatrino Giullare

A quattrocento anni dalla scomparsa del più celebre drammaturgo inglese Scene da Romeo e Giulietta, un percorso sulle parole di Shakespeare è un progetto che vuole celebrarlo coinvolgendo la città di Bologna: si snoda in teatri, biblioteche, musei, scuole e luoghi inattesi e simbolici della città e attraverso un ricco percorso di spettacoli, incontri, installazioni, laboratori e azioni a cura di Elena Di Gioia, Associazione Liberty e Teatrino Giullare.

Morgana VS Europa. La scena internazionale al Festival di Morgana

Dal 3 al 26 novembre il Festival di Morgana apre le porte di Palermo alla scena contemporanea riservando la sezione Morgana VS Europa a quella europea. Il palcoscenico del Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino, che da quarant’anni ospita l’evento, è il contenitore palermitano di una tradizione folcloristica e a tratti mitologica importante che diventa in questa occasione la casa dell’artista contemporaneo, sede preziosa dello scenario performativo indipendente a livello internazionale.

Fabrizio il clochard

"L'ultimo ballo, l'ultimo delirio, l'ultimo urlo di un giovane uomo che ha perso tutto".
Questa la premessa allo spettacolo Fabrizio, secondo appuntamento della rassegna 70/30 Il teatro che verrà andato in scena al Teatro Biondo di Palermo per la regia di Manuel Capraro. Una scelta questa coerente con il tema della rassegna: il disagio, soprattutto quello delle nuove generazioni.

La nenia dell'occupazione

Nel buio della sala Strehler del Teatro Biondo di Palermo il pubblico respira un’aria intrisa di aspettative per la stagione teatrale che sta iniziando; seduti insieme a una “prima della prima”, vediamo entrare in silenzio sei attori, uno dopo l’altro e ognuno scandito dal proprio passo. Il ritmo disparato di questo ingresso cala nell’immobilità quando si accendono i riflettori e ce li troviamo davanti, quegli attori giovani, insabbiati in una parte muta. Sul palco questo gruppo – Federico Cianciaruso, Fabio De Stefano, Riccardo Finocchio, Martina Giovanetti, Andrea Mammarella, Emanuele Pilonero – sta schierato di fronte al pubblico: sei figure immobili su sei sedute diverse, unico elemento scenografico.

La nuova Apocalisse di Enzo Cosimi

La tempesta scoppia presto, molto prima del nostro ingresso nel Baglio Di Stefano dove Enzo Cosimi porta sul palcoscenico delle Orestiadi XXXV Sopra di me il diluvio, produzione creata per la Biennale di Venezia nel 2014 di cui firma regia e coreografia in collaborazione con l’interprete Paola Lattanzi. Introdotti alla visione dal laboratorio formativo Incontrarsi e Rivedersi a cura di Miriam Larocca e Giuseppe Antelmo è già durante la nostra fitta conversazione su questo Diluvio nella biblioteca del Museo delle Trame Mediterranee che rimbomba dentro le nostre pance un forte rumore di tempesta.

Gibellina Photoroad. La fotografia per strada

"Viviamo in un secolo dove le culture sono multiple, dove i linguaggi sono multipli e debbono coesistere, anche senza armonia. Non c’è armonia? Certo! Ma la storia di oggi non vuole l’armonia. Perché la storia di oggi è libera. E da questa libertà e da questo magma incandescente forse verrà una nuova era, una nuova civiltà, un nuovo mondo".
Dal pensiero di Ludovico Corrao nasce il concept di Gibellina Photoroad il Festival Internazionale di Fotografia Open Air che dal 29 luglio al 31 agosto invade le strade della nuova Gibellina.

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