“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Andrea Angelino

Un carillon colpevole di ogni cosa, una band di Philadelphia e la fissazione per le scarpe

Il mondo della musica, visto con gli occhi della critica, è qualcosa di assolutamente particolare e particolareggiato. Esso si compone di una serie di termini tecnici e complessi, per natura, ed etimologicamente bislacchi. È il caso dello Shoegaze, letteralmente guardarsi le scarpe che a sua volta dovrebbe rimandare ad una tendenza di stare sul palco volutamente distaccata ed introspettiva. La realtà, crudele, nel riportarci a sé, ci dice invece che i musicisti orbitanti nell’universo Shoegaze erano molto meno introspettivi di come la critica tutta volesse far intendere. Si perché quei musicisti non facevano altro che porre attenzione alle pedaliere che erano li sul palco per consentire di riprodurre numerosi effetti sonori, primo tra tutti il Feedback.

Il Volto Verde: cose che non muoiono

Ci deve essere qualcosa di assolutamente misterico dietro la composizione di un album. Qualcosa che va oltre le variabili che possono essere indicate come tecnica, fantasia e capacità di scrittura. Qualcosa di non dissimile da un processo alchemico. Una sintesi superiore di elementi che si combinano senza lasciare che nessuno degli stessi svanisca in maniera completa.

Sugli Anathema e sul berlinese che sapeva troppo

Siamo nei primi mesi del 1990, il muro di Berlino è stato abbattuto e i berlinesi rivendono, per pochi marchi, pezzi dello stesso ai turisti. Un berlinese, un po’ più sveglio dei suoi concittadini, armato di vernice spray si reca presso quello che fu il simbolo di due modi di concepire le sovrastrutture e scrive, chiedendo e chiedendosi: “Abbiamo abbattuto questo, ma chi abbatte i muri che abbiamo nella testa?”.

Mombu, "Niger" e la differenza tra creatività e creazione

Il problema della musica contemporanea e della parvenza di tedio a cui essa sembra continuamente rimandare, a cosa è imputabile? La maggior parte di coloro che cercano di risolvere questo piccolo e marginale quesito, se paragonato agli F35 ed ai colpi di calciomercato, di norma concordano su alcune massime: “È troppo facile incidere un disco oggi”, e ancora, “basta stare a casa, avere un programma al pc ed il gioco è fatto”.

Page 2 of 2

il Pickwick

Sostieni


Facebook