“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Simona Perrella

Equilibristi dello squilibrio: su una linea sottile

Il Teatro Stabile di Napoli, in occasione della programmazione del Napoli Teatro Festival Italia 2013, ha inserito la presentazione di uno spettacolo in prima assoluta italiana. Lo spettacolo dal titolo, La réunification des deux Corées, rientra in un progetto sostenuto dalla Commissione Europea ed è prodotto da molti teatri tra Francia, Belgio, Germania, Canada e Romania. La creazione e la regia sono di Joël Pommerat per nove attori in lingua originale (francese) con sottotitoli in italiano.

Amiamo le differenze ed abbattiamo i confini

Si è svolto a Napoli dal 2 al 5 maggio il festival La scrittura della/e differenza/e, biennale internazionale di drammaturgia femminile giunto alla VI edizione, un festival che vede la sua sede a Cuba ed oltre all’Italia, come Paese partecipante, compaiono anche Argentina, Brasile, Ecuador e Spagna.
In questi giorni a Napoli, presso la Caffetteria del Teatro Mercadante, sono state presentate le opere teatrali vincitrici, tra cui La Audiencia de los confines (primo studio sulla memoria) proveniente da El Salvador, intensa drammaturgia teatrale andata in scena allo Stabile dal 3 al 5 maggio.

Carnalità, poesia e contraddizione

Mio corpo: ma dimora mio letto d’ospedale mia cassa è lo spettacolo scritto e diretto da Salvatore Mattiello, colui che dal gruppo "Zoè" ha creato "Ichòs" e quel piccolo e prezioso spazio a San Giovanni a Teduccio dove proporre spettacoli originali ed interessanti.
Lo spettacolo fa parte del disegno pensato da Mattiello per la stagione teatrale di Sala Ichòs 2012/2013 per “Leggere discorsi. Rifletterli. Gettare ponti. Legare nessi” e continua la mappa concettuale in cui figurano Ferdinando e Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello.
In questo testo teatrale si fondono letteratura, poesia, corpo, sessualità. I personaggi, uomini e donne, appaiono in scena come se stessero al bagno turco: una situazione fumosa e rilassata e distensiva, dove i bianchi asciugamani, costumi di scena degli attori, rendono luminose le loro carni ed i ticchettii delle gocce d’acqua segnano un tempo sospeso, il tempo dei racconti.

Sussurri_la voce del corpo: reazioni autonome e collettive alla distruzione e a quello che resta

Domenica 14 aprile, in occasione della chiusura della rassegna Quelli che la danza 2013 al Teatro Nuovo di Napoli, è andato in scena lo spettacolo di Antonello Tudisco, una drammaturgia fisica calata in un mondo di tragedia e speranza.
In scena cinque danzatori che interpretano altrettanti personaggi con caratteristiche ben definite e vivono i momenti altalenanti della vita in una sorta di teatro dell’anima e del reale. Lo spettacolo, infatti, mette in scena la storia di una difficile realtà in cui momenti di tragedia ed individualismo e momenti di distensione e serenità rispecchiano il dramma, i contrasti e l’inconciliabilità della società moderna.

Il corpo nell'infanzia e nella modernità

La rassegna che si sta svolgendo al Teatro Nuovo ed alla Sala Assoli di Napoli, Quelli che la danza 2013, linguaggi della danza contemporanea, organizzata da Cdtm (Circuito campano della danza) permette ad un pubblico amante delle arti tersicoree di poter vedere spettacoli di buona qualità e con vasta scelta di generi.
La performance eseguita da Claudio Malangone, Vincenzo Capasso, Susan Kempster, Marta Cinicolo e Rossella Canciello è andata in scena al Teatro Nuovo in prima nazionale. Lo spettacolo è suddiviso in due parti: la prima con un riallestimento coreografico a cura di Susan Kempster, danzatrice e coreografa australiana, e la seconda coreografata da Claudio Malangone, psichiatra, danzatore e coreografo napoletano.

La solitudine colorata di Partenope

Rosso caffeina è uno spettacolo composito tra musica, danza e poesia ed è davvero diverso rispetto agli spettacoli a cui si è abituati ad assistere.
Non è un musical, racconta una storia di una donna imprigionata dalle sue debolezze, dalla scarsa fiducia in se stessa e dall’introiezione di informazioni provenienti dall’esterno, voci che danno ordini, messaggi provenienti dalla televisione.

Riscatto amaro nella pornografia

Una donna, una famosissima star del cinema “porno” di nome Cassie Wright e seicento uomini che attendono di vivere un’esperienza sessuale con lei per essere selezionati nel cast di un nuovo film. Sembrerebbe uno spettacolo a luci rosse, ma, invece, il testo e la messa in scena del giovanissimo regista Fabio Pisano non sfiorano minimamente la sfera hard.
Lo spettacolo Gang Bang, in scena fino a domenica 10 marzo al Théâtre de Poche di Napoli, è liberamente ispirato al libro di Chuck Palahniuk e vede in scena giovani attori.
All’ingresso del teatro, ogni spettatore, riceve un numero e viene guidato a sedersi.

"La solitudine si deve fuggire". La passione mai

Una delle grandi sofferenze del genere umano, fin dall’antichità, è stata la paura della solitudine. Ma, in realtà, soli non si è mai.
Intenso il monologo di Federica Aiello (Eufemia di Frattocchie), professoressa di storia dell’arte che vive una storia d’amore con un pezzo di marmo di una statua, l’Apollo di Frattocchie, padrone di casa del museo etrusco nella frazione di Frattocchie, nei pressi di Roma.
La scelta dell’argomento è interessante (il testo è di Manlio Santanelli), la fisionomia di Eufemia potrebbe far pensare alla classica donna che, avendo studiato dalle suore (le Orsoline), non conosce l’universo maschile e si abbandona a qualsiasi tipo di stimolo pur di effettuare una volta per tutte la sua iniziazione sessuale. Ma Eufemia non è così ingenua: lo rivela il crescendo e la sempre maggiore consapevolezza di sé con la quale la donna ci accompagna all’interno del suo monologo.

Salomè in famiglia: ricchezza dei luoghi non convenzionali a Napoli

Il teatro non visto in teatro è un momento ancora più forte di intimità collettiva e condivisione artistica.
Per lo spettacolo Salomè, regia di Stefano Jotti, in scena al Palazzo de’ Liguoro a Napoli, nel quartiere Sanità, sembra proprio di essere calati in un banchetto romano o all’interno di una corte ottocentesca. Si ha quindi una sensazione molto familiare e le persone sembrano conoscersi tutte da tempo. Nella città di Napoli se ne vedono spesso di situazioni così grazie alla ricchezza di edifici storici, spesso allestiti per eventi.

Tra storia e poesia del movimento: le donne di Klimt al Tunnel Borbonico

Napoli è sempre piena di posti interessanti da scoprire. Tra questi c’è il Tunnel Borbonico, un grandissimo viadotto fatto costruire nel 1853 per ordine di Ferdinando II di Borbone con l’intento di creare un passaggio che collegasse il Palazzo Reale con Piazza Vittoria, quindi con il mare e le sedi delle caserme. Dopo secoli di storia, nel 2007 il Tunnel è stato rivalutato da parte di alcuni geologi e sono stati rinvenuti molti autoveicoli e motoveicoli insieme ad alcune statue e busti, che si possono osservare come pezzi museali.
Oggi il Tunnel Borbonico è un luogo molto attivo culturalmente. È stata allestita, infatti, al suo interno, tra un acquedotto ed un altro, una piccola area teatro, con una struttura piatta che assomiglia ad un palco e delle sedie per gli spettatori. Si organizzano concerti, spettacoli teatrali e di danza e tutto è accompagnato dalla preziosità ed austerità del luogo e dal suono leggero delle gocce d’acqua che rimbomba nell’altezza dello spazio.

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il Pickwick

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