“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sara Scamardella

Dio sopporta i credenti ma preferisce gli atei

Ho portato Andrea a vedere con me lo spettacolo di Moni Ovadia, grande attore, regista, drammaturgo di origine ebraica. Questo grande attore è venuto a Napoli con uno spettacolo che porta in giro da venticinque anni e sempre con grande successo. Andrea ne aveva parlato con un suo amico, al quale piace molto la musica Klezmer, nello spogliatoio dopo l’allenamento di Aikido ed era molto ansioso di vederlo. Lo spettacolo, infatti, ha la struttura del cabaret e si compone di sketch e parti musicali di tradizione Yiddish, detta appunto Klezmer, che è la musica per archi e clarinetto suonata dagli ebrei est europei fin dal XVI secolo.

A piedi nudi in cima al mondo

Ci sono storie che vanno raccontate e devono essere ascoltate perché parlano di uomini straordinari, capaci di superare i propri limiti. Gli eroi di queste storie affrontano battaglie che non uccidono né distruggono, semplicemente conquistano il mondo. Per ascoltare quella che vuole raccontarci Enzo Musicò, ci raduniamo in un posto che sembra stare un po’ più in là, oltre il mondo, ma che invece è vicino a Scampia e si chiama Teatro Area Nord.

Un ballo molto speciale

Da ogni parte della città arrivano, scortati in automobile o protetti con un ombrello mentre attraversano la strada a piedi, principesse e principi, contesse e conti, dame di ogni parte del mondo ma anche fate e supereroi dei fumetti o dei videogiochi. Non c’è dubbio che si tratti di un evento importante se riesce richiamare la presenza di così alte personalità. Si tratta, infatti, di un gran ballo organizzato da Sua Maestà la Regina Maria Carolina e dal Re Ferdinando di Borbone a Palazzo Reale.

Brontolano per più di due ore e ci piace!

New York è nascosta dalle tapparelle vecchie e rotte di una camera d’albergo. La carta da parati è stata sporcata dal tempo come i pannelli di legno sulle pareti, le porte e lo specchio. Gli anni che senza sosta si susseguono non hanno risparmiato nulla. Protette dal vetro e dalle cornici, vecchie foto in bianco e nero e manifesti pubblicitari tengono in vita i ricordi dell’età dell’oro del vaudeville americano. Dalla tv sistemata sul divano vengono fuori le voci dei presentatori, la musica jazz, invece, è nell’aria. Poi una poltrona verde con le frange, uguale al divano, un letto con le testare di legno alte, un comodino con la lampada, uno stendino. Sul fondo la porta aperta sulla stanza da bagno col lavandino viola.

Tradizione e nostalgia

Retropalco in vista, quinte spostate, palcoscenico spoglio. Quando c’era lui … caro lei è teatro nel teatro. Assistiamo alle prove di una compagnia di attori, intenta nella costruzione dello spettacolo.
Siamo negli anni ‘20. Saverio, autore e regista, propone ad un produttore il suo testo ricevendo il finanziamento richiesto. In cambio dovrà accontentarsi degli attori proposti dal finanziatore, tra cui l’amante di un ufficiale fascista, un attore del cinema muto con problemi di droga e un difetto di pronuncia, una vecchia grande attrice ormai alcolista, il figlio poco sveglio di un ex attore e la figlia timida e bruttina di una locandiera. Al fianco del regista, come aiuto tecnico, il tuttofare don Gennaro e la moglie muta di lui.

Da un corpo all'altro

Può succedere, dopo uno spettacolo, di lasciare la sala portando via nella testa un’immagine, una riflessione, una battuta pronunciata. Qualcosa di fatto, detto e per questo destinato a morire nell’evento effimero del teatro continua, invece, a vivere nel nostro corpo, tra i pensieri e i nervi.
“Nessuno vi farà del male” dice un padre ai propri figli prima di morire, lasciandoli soli al mondo. Non vuole che si separino ma che restino insieme ad affrontare la vita. Così accade nello spettacolo di Mario Gelardi e Fabio Rocco Oliva messo in scena al Teatro Sanità. La vita è davanti ai nostri occhi, dall’infanzia alla maturità di due fratelli e una sorella.

L'amore estremo di una madre

Quando l’amore è… donna. Così è presentato lo spettacolo Amori criminali con Tina Femiano nella rassegna del Teatro Il Primo. Si tratta di cinque monologhi. Il primo coincide con l’ultimo riportandoci al punto di partenza che è una specie di sogno, la fiaba magica di Santina che si innamora del re dei topi. Le altre donne sono tutte più reali.

Un'ora da fiaba

La casa è piccola e sbilenca ma è una scatola magica. Si apre e dentro tutto è bello, bianco, luminoso. I genitori cantano e i bambini mangiano un dolce gigante. La vita è una festa ma… non è questa la storia. Bisogna ricominciare.
La casa è piccola e sbilenca ma è una scatola magica. Si apre e dentro è tutto cupo, povero, spento. I genitori gridano e i bambini sono affamati. È questa la storia giusta, di Hansel e di Gretel, della mamma cattiva e del debole papà, della strega e del corvo nero. Che creatura fantastica il signor corvo, pronto a cancellare ogni ansia con una risata! Grazie a lui niente fa troppa paura.

Un accenno a Shakespeare e tanti cliché nella Scampia del Riccardo III

A Napoli è difficile vivere. Napoli è piena di ratti. I napoletani non sanno fare la raccolta differenziata. A Napoli, su ai quartieri spagnoli, alla Sanità, a Scampia è pieno di camorristi. Questo è più o meno l’elenco dei cliché che hanno sostituito quelli più antichi che volevano i napoletani come un popolo di cantanti e suonatori di mandolino che mangiano pizza e prendono tutto alla leggera.

E se Romeo amasse Ofelia?

È bello essere sorpresi, colti alla sprovvista. Sedersi nel foyer del Te.Co. e considerare che l’idea di spargere di fogli scritti il pavimento, per quanto possa creare un’atmosfera da laboratorio, da luogo in cui si crea, in realtà fa apparire il teatro troppo disordinato. Scoprire, invece, che siamo già in un luogo dello spettacolo, che è è stato Puck, folletto venuto fuori da un sogno di una notte di mezza estate, a pasticciare e spargere i fogli al vento. In mezzo a noi spettatori, li raccoglie uno ad uno per rimetterli insieme. Ci fa spostare, ci fa alzare da dove siamo seduti, ci sbuffa in faccia ma il guaio è fatto. Le pagine delle opere di Shakespeare si sono mischiate, le tragedie e le commedie sono confuse, i personaggi mescolati gli uni agli altri.

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il Pickwick

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