“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 16 April 2013 12:53

Sussurri_la voce del corpo: reazioni autonome e collettive alla distruzione e a quello che resta

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Domenica 14 aprile, in occasione della chiusura della rassegna Quelli che la danza 2013 al Teatro Nuovo di Napoli, è andato in scena lo spettacolo di Antonello Tudisco, una drammaturgia fisica calata in un mondo di tragedia e speranza.
In scena cinque danzatori che interpretano altrettanti personaggi con caratteristiche ben definite e vivono i momenti altalenanti della vita in una sorta di teatro dell’anima e del reale. Lo spettacolo, infatti, mette in scena la storia di una difficile realtà in cui momenti di tragedia ed individualismo e momenti di distensione e serenità rispecchiano il dramma, i contrasti e l’inconciliabilità della società moderna.

La struttura stabile, dove si delineano le caratteristiche dei personaggi, è una parete in fondo al palcoscenico dove avviene la prima danza e ognuno inizia a raccontare la propria storia, quella che sta vivendo e che vivrà, e quella in cui tutti ne fanno parte. Il muro, così, rappresenta un nucleo da cui questi personaggi sembrano essere partoriti.
Appena il sipario si sta aprendo e si inizia ad intravedere la prima scena, vige un’atmosfera di calma: ognuno cammina tranquillo e si scambia abbracci vicendevoli, simbolo di fratellanza, amore, amicizia ed apparente serenità. Poi un danzatore entra in scena, incappucciato, rivelando la sua fragilità fisica e mentale e gioca tra la tensione, da una parte, di staccarsi dal muro e trovare la propria forza interiore e, dall’altra, del destino che lo tiene ancorato, invece, all’impossibilità di raggiungere la propria autonomia.
Si passa da momenti di tragedia ad altri in cui sembra possibile raggiungere uno stato di tranquillità che allenti la tensione e questi si susseguono in maniera inaspettata ed incontrollabile, mantenendo il pubblico costantemente in allerta.
La scelta musicale, molto varia e diversificata, risalta bene l’alternanza di questi momenti ed alimenta nel pubblico la sorpresa e l’attesa.
Tra i personaggi c’è chi non riesce a staccarsi dalla sua tragedia, chi, apparentemente spensierato subisce un crollo che lo porta a richiedere affetto a tutti. Ognuno è collegato all’altro ed alterna lo spirito di collaborazione al sentimento di predominanza e supremazia come se i cinque caratteri rappresentassero le tipologie degli uomini e delle donne in un tempo di creazione dell’umanità. Il movimento fisico dei giovani danzatori è chiaramente dettato da una forte esigenza espressiva e drammaturgica che li tiene sì ancorati al personaggio che devono rappresentare, ma permette loro di colorare i suoi contorni in maniera individuale e creativa.
“Prendo, crollo”, come ripetono ad un certo punto gli stessi danzatori, è il filo che tiene insieme tutto lo svolgimento dello spettacolo.
La drammaturgia è molto complessa e difficile da seguire per un pubblico che sfugge ai sentimenti forti, ma è da apprezzare il lavoro di un giovane drammaturgo, Domenico Ingenito, che ha rivelato una serie di questioni e riflessioni di cui gli spettatori hanno potuto fruire.
Antonello Tudisco (coreografia e regia) ha deciso di allontanarsi dai canoni tecnici della danza per ricercare un linguaggio del corpo basato sulla naturalità e veridicità del movimento che privilegia fortemente il significato e lo sviluppo drammaturgico.
Un altro elemento fisso, come la parete, è la segatura che resta in scena per tutto lo spettacolo fino a che, verso la fine, ognuno dei personaggi la raggruppa ai lati creando una sorta di confine e dando l’immagine della collaborazione e condivisione che lentamente coinvolge tutti fino a che una danzatrice arriva al limite del palco, vicinissima al pubblico, quasi come se volesse entrare tra gli spettatori e calarsi in un’altra realtà. Sono finiti, allora, quei cattivi presagi? Sogni, utopia, timori riguardo le sorti del mondo?

La rassegna al Teatro Nuovo ed alla Sala Assoli di Napoli ha permesso alla città ed al pubblico amante della danza di assistere a spettacoli di qualità ed ha soprattutto dato la possibilità alle compagnie, ai collettivi ed ai singoli artisti napoletani di venire alla luce ed avere lo spazio e la possibilità per far conoscere i propri lavori, fieri di  “giocare in casa”.

 

 

Sussurri_la voce del corpo
coreografia e regia
Antonello Tudisco
drammaturgia Domenico Ingenito
interpreti Alessandra Bordino, Roberta De Rosa, Stefano Roveda, Davide Valrosso, Elisabetta Violante
musiche Luca Longobardi, Luisa Boffa, C.W. Gluck, J. Haydn, Etta James, Antonio La Ragione
luci Raffaele Di Florio
foto di scena Renato Esposito
produzione Collettivo NaDa
co-produzione Artgarage, Körper
Napoli, Teatro Nuovo, 14 aprile 2013
in scena 14 aprile 2013 (data unica)

 

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