“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Monday, 05 March 2018 00:00

“Orientarsi con le stelle”. Le poesie di Raymond Carver

Written by 

Di Raymond Carver ("il Čechov americano", secondo una definizione del Guardian di Londra) abbiamo letto, con commozione e stupore, i racconti agili, veloci, ironici e assolutamente privi di retorica, associandoli istintivamente al suo essere un cittadino statunitense nato nel ‘38, vissuto con rabbia e disperazione tra alcol, droga, drammi familiari e povertà nella temperie culturale e artistica che ha contraddistinto l'America del dopoguerra. La sua voce ci è sembrata però distinguersi per una mai del tutto rinnegata, e quasi pudica, ingenuità e tenerezza: soprattutto quando descriveva la morte di un bambino, lo spaesamento adolescenziale, la sofferenza del tradimento, l'abbrutimento delle dipendenze, l'immersione nella natura ‒ con i suoi boschi, i fiumi, il rito disintossicante della pesca.

Riguardo all’etichetta di minimalista, che rifiutava, scrisse: “È difficile essere semplici. La lingua dei miei racconti è quella di cui la gente fa comunemente uso, ma al tempo stesso è una prosa che va sottoposta a un duro lavoro prima che risulti trasparente, cristallina. Questa non è una contraddizione in termini. Arrivo a sottoporre un racconto persino a quindici revisioni. A ogni revisione il racconto cambia. Ma non c'è nulla di automatico; si tratta piuttosto di un processo. Scrivere è un processo di rivelazione”.
I temi dei racconti ritornano nelle poesie, che hanno attraversato e accompagnato la sua produzione narrativa, intensificandosi negli anni precedenti la morte, segnati dalla lotta contro il tumore. Versi che a un lettore europeo, abituato alla complessità e alla profondità degli autori più noti del nostro ‘900, possono sembrare troppo facili e immediati, con il loro andamento discorsivo, la minuziosità diaristica, la trasparenza descrittiva, il tono assolutamente disarmato e privo di astuzie linguistiche con cui si offrono a chi legge. Carver non si paluda da poeta-vate, narra con semplicità quello che gli succede, senza pretendere complicità o partecipazione emotiva, che vieta anche a sé stesso: "Lontano, / un altro uomo cresce i miei figli, / e va a letto con mia moglie, con mia moglie".
Chi volesse avvicinarsi alle sue poesie, pubblicate da Minimum Fax, dovrebbe forse prima conoscere qualcosa della narrativa, magari ascoltandone la straordinaria resa interpretativa su Radio3, in Ad alta voce. Si accorgerebbe che l’atmosfera è simile, gli avvenimenti raccontati in prosa e in versi sono i medesimi, come ha scritto la sua compagna Tess Gallagher: “Talvolta, senza provare alcun imbarazzo, Ray si è servito degli stessi avvenimenti o degli stessi momenti di consapevolezza sia nelle poesie che nei racconti. I versi spesso chiariscono un sostrato emotivo o biografico lasciato in ombra nei racconti. ‘Sfruttalo sino in fondo’, diceva. ‘Non lasciare niente da parte per dopo’”.
Infatti alcune poesie sono veri e propri poemetti narrativi, molto estesi e colloquiali (da non perdere Limonata, Il pittore e il pesce, Voi non sapete che cos’è l’amore, La cabina telefonica, Miracolo, Il portafoglio di mio padre, Chiedigli un po’). Ricalcano i moduli della sua scrittura, con le conclusioni inaspettate e spiazzanti, intese soprattutto ad evitare la retorica, o la descrizione particolareggiata dei gesti, osservati quasi al rallentatore (“Risaliamo in macchina per guardare il fumo e il fuoco. Il motore è acceso. Annuso la colla dei modellini sulle mie dita. Lui mi guarda mentre avvicino le dita al naso”, “Esci dalla statale a sinistra e / scendi giù dal colle. Arrivato / in fondo, gira ancora a sinistra. / Continua sempre a sinistra”).
Gli argomenti che Raymond Carver tratta nelle sue poesie sono comuni e universali, non si distinguono per particolare originalità.
L’amore, innanzi tutto, declinato in tutte le sue sfumature: nostalgia, tenerezza, rabbia, sensualità, dolore: “La chiave l’ho lasciata / nel solito posto. Tu sai dove. / Ricordati di me e di tutto quello che abbiamo fatto insieme”, “Torna a casa. Mi senti? / I miei polmoni sono pieni del fumo / della tua assenza”, “Mi ha detto che lo sapeva / Merda ho 51 anni e lei ne ha 25 / e siamo innamorati e lei è gelosa / Gesù è bellissimo / ha detto che mi strappava gli occhi se venivo quassù a scopare”, "Non ti crucciare il cuore per me, cara. / Tessiamo con il filo che ci è dato", “Seppellì sua moglie, che era morta / disperata. E, disperato, lui / si rifugiò nella veranda, da dove osservava / il sole tramontare e sorgere la luna”, “È quella / la casa dove, in piedi sulla soglia, / c’è una donna / con il sole nei / capelli. Quella / che è rimasta in attesa / fino a ora. / La donna che ti ama. / L’unica che può dirti: /’Come mai ci hai messo tanto?’”.
Oppure gli affetti familiari: padre madre fratello moglie figli, bloccati nella memoria in un solo gesto o in un’unica frase, riscoperti per caso in una fotografia, posizionati nel loro ambiente abituale: la cucina, l’auto, l’officina (“Mio padre è ai fornelli che frigge uova / e cervello. Ma chi ha fame / stamattina?”, “Poi non posso fare a meno di lanciare un’altra occhiata / alla foto. Il suo ammiccare, il gran sorriso, / l’inclinazione spavalda della sigaretta”, “Comunque sono contento. / Vado in macchina con mio fratello, / beviamo una pinta di Old Crow. / Non abbiamo in mente / nessuna meta, andiamo e basta”).
Le difficoltà economiche e la rivendicazione di una maggiore uguaglianza, insieme al disprezzo per la ricchezza immeritata e ostentata: “Mi licenziavano e poi mi riassumevano di nuovo / facevo il magazziniere da loro a 35 anni / e poi mi hanno sbattuto dentro perché rubavo dolci / So cosa significa ci sono stato”, “ho incontrato uomini in galera che avevano più stile / della gente che bazzica i college / e va alle letture di poesia / Sono delle sanguisughe che vengono a vedere / se i calzini del poeta sono sporchi / o se gli puzzano le ascelle / Credetemi io non li deluderò quelli lì”.
Ancora la morte, temuta, sospettata, prevista e infine attesa con rassegnazione: “La faccia logora della morte! / La fulminea velocità del passato”, “Hai ottenuto quello che / volevi da questa vita, nonostante tutto? / Sì. / E cos’è che volevi? / Potermi dire amato, sentirmi / amato sulla terra”, “Dammi la mano per un po’. Tienimi la / mia. Così va bene, sì. Stringimela forte. C’era un tempo in cui / pensavamo di avere il tempo dalla nostra. C’era un tempo, c’era / un tempo, / gridano gli uccellini malridotti”.
Impossibile non emozionarsi davanti al padre di Limonata, che vede il suo ragazzino morto ripescato dal fiume con una gru, e depositato sull'erba davanti ai suoi piedi: "E lui ricorda / la dolcezza, quando la vita era dolce, e dolcemente / gli era stata assegnata quell'altra vita".
In tutto questo (in tutto questo amare e disprezzarsi, bestemmiare e distruggersi, commuoversi e maledire) quello che alla fine rimane come lascito al lettore è un incoraggiamento, quasi una rude pacca sulla spalla, come a dire: siamo sulla stessa barca, soffriamo tutti nella stessa maniera, cerchiamo di resistere.

 



Raymond Carver
Orientarsi con le stelle
A cura di W. L. Stull
Traduzione di Riccardo Duranti e‎ Francesco Durante
Minimum Fax, Roma, 2013-2016

 

 ___________________

 

 


Raymond Carver,
nato in una cittadina dell’Oregon nel 1938 e cresciuto a Yakima, nello stato di Washington, era figlio di un falegname e di una cameriera. Si sposò a 18 anni con la sedicenne Maryann, da cui ebbe due figli. Per mantenere la famiglia svolse diversi lavori, trasferendosi di città in città, e iniziando a scrivere racconti per alcune riviste. Alcolizzato, tentò a più riprese di disintossicarsi, sprofondando però in lunghi periodi di depressione, aggressività e disoccupazione. Dopo il divorzio dalla moglie, negli anni ’70 iniziò a pubblicare i primi racconti in volume, trovando un impiego come insegnante a El Paso, dove conobbe la poetessa Tess Gallagher con cui stabilì un profondo e arricchente sodalizio sentimentale e intellettuale. Raggiunta finalmente la fama e la tranquillità economica, si ammalò di cancro, morendo a cinquant’anni nel 1988.

 

 

Bibliografia:
Raymond Carver:
Vuoi star zitta, per favore?
, Einaudi, 2017
Voi non sapete che cos’è l’amore, Minimum Fax, Roma 2017
Di cosa parliamo quando parliamo d'amore, Einaudi, 2015
Il mestiere di scrivere, Einaudi, 2015
America oggi, Einaudi, 2015
Cattedrale
, Einaudi, 2014
Principianti, Einaudi, 2014
Da dove sto chiamando, Einaudi, 2014
Se hai bisogno chiama, Einaudi, 2014
Tutti i racconti, Mondadori, 2005
Blu oltremare, Minimum Fax, 2003
Niente trucchi da quattro soldi, Minimum Fax, 2002
Per favore, non facciamo gli eroi, Minimum Fax, 2002    
                        

Bob Adelman, Carver country, Einaudi 2013
Carol Sklenicka, Raymond Carver. Una vita da scrittore, Nutrimenti, 2010
Tess Gallagher, Io & Carver. Con videocassetta, Minimum Fax, 2003  

Leave a comment

il Pickwick

Sostieni


Facebook