Il record del primo:
Un fratello, l’assassinio.
Il superstite si alza solo
E semina tracce di rivolta
Contro il Cielo creatore:
Padre iroso, obliquo, lontano.
Con convinto ardore
Vuol spezzarne il dominio
Disarmare il livore
Dell’iniqua riconoscenza fraterna
Che diede vita alla morte.
Ora trascina i suoi passi,
Vagabondo dal volto bianco
Rallentato col passo stanco
Condannato dal Padre spietato
Ad errare in eterno dal passato.
Avanti allora altrove,
Ma la memoria non muore.
Cammina attaccata
Alla pelle
Come una figlia
Al seno a succhiare.
Imbelle.
Nel posto nuovo
Nessuno si tocca
Se non per una lotta
Ch’è rasente il suolo.
Si bagna di rosso la Terra,
Madre per sempre contaminata
Da mistero colorato
Che la irride e la intride,
La sporca e insieme la nutre.
Girotondi di potere
Rigogliosi corpi nudi
Scolpiti come i ricordi
Musica primordiale
Ad esaltare
La solitudine del male.
Meraviglie del mondo feroce
Inscatolate dalla tetra voce
Del povero vagabondo
Che respinge con reiterati urli
La sofferenza
Ma le soccombe
E stende ovunque
Immota disperazione
Per l’impossibilità verticale
Di redenzione.
L’orizzonte è ortogonale.
Ma non può vederlo,
Il primo uomo del male.
Guarda solo Su e Giù
Scruta solo Padre e Madre
Non incrocia di fronte,
Dritto a sé,
L’altro umano.
Tuona l’aria impassibile
Dopo apoteosi di tamburi fragorosi.
Mulinello è vortice discensionale
Che assolda vento
E ingloba la fronda
In danza macabra finale.
Si chiude piano l’occhio
Sull’anima imprigionata
In nero, colpevole
Corpo.
Del Reato.