“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 06 April 2017 00:00

"Fratto X": sindoni a confronto con cartoni animati redentori

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Il linguaggio di Antonio Rezza e Flavia Mastrella è stato spesso definito “surreale” perché si sviluppa come una miscela sconclusionata di parole e di gesti. Ma la specificità dello stesso linguaggio sta nell’ironia che si fa forte proprio della realtà: la più quotidiana, la più concreta. Di quella “tirannia del consueto” che il sognatore non vuole vedere e che, invece, il cinico eleva a regola della sua condotta.

Fratto X è il manifesto del nonsenso RezzaMastrella che fa dell’illogicità e del parossismo le sue armi di contrattacco alla spensieratezza: disilluso, l’uomo di Rezza, si crogiola nel disprezzo di se stesso e stronca la spensieratezza alla nascita che muore con l’immediatezza di un palloncino scoppiato. In questo senso Fratto X è anche un esperimento sullo spettatore: il disprezzo dell’essere umano è il disprezzo di chi guarda. Rezza è un performer un po’ psicologo − anticipa le reazioni del pubblico e ci legge nel pensiero, non ha paura di rivolgersi direttamente a noi − e come i migliori creativi ha capito che il segreto di piacere a molti è essere vicino e lontano da tutti, in accordo e in disaccordo con tutti, provocatorio e ammiccante.
L’equazione che da il titolo allo spettacolo è un fratto “ignoto” che semplifica estremamente, al punto da ottenere una perdita identitaria. L’uomo che sta sotto al fratto e resta incastrato nella X è vittima di questa semplificazione. Così Rezza al centro della X scenica creata da Flavia Mastrella è un uomo autoriferito. Pensa ad alta voce e noi sentiamo che pensa a se stesso, come ognuno di noi che, quando pensa, non pensa mai a qualcosa che non gli riguardi direttamente. Per questo nella valanga metafisica di sketch che compongono lo spettacolo ogni personaggio resta inascoltato e vive in uno stato di demenza e solitudine. La richiesta d’aiuto di Mario non viene accolta dal pubblico che per diversi minuti si trova di fronte un palcoscenico vuoto. L’ossessività esilarante di Rocco e Rita che fanno il verso di se stessi (e non dell’altro) diventa cancrena nell’orecchio di chi ascolta. E Rita da Cascia rimane incatenata alla sua santità intoccabile e all’appellativo “da Cascia” che non può eliminare in favore del più semplice “Rita”. “Sindoni a confronto con cartoni animati redentori” leggiamo nelle note degli autori.
Come suggestioni fotografiche, si danno il cambio esseri antropomorfi nati dalla mente di Mastrella che costruisce un habitat originario per l’uomo cinico di Rezza. Il palcoscenico si anima di sculture mobili dai colori tenui della pelle e della terra. Questo mondo immaginifico ci travolge fino al parossismo dello sdoppiamento, nei dialoghi impossibili, fino a che perdiamo la lucidità e anche la capacità di imporci quando, tramite uno specchio, Rezza ci punta e ci mette in bocca parole di una storia la cui trama s’infittisce nonostante e grazie alla nostra passiva accettazione.
Vittime di una catarsi inevitabile ci ritroviamo a ridere di noi stessi, volente o nolente.

 



Fratto X
di Flavia Mastrella e Antonio Rezza
con Antonio Rezza
e con Ivan Bellavista
habitat Flavia Mastrella
collaborazione alla regia Massimo Camilli
disegno luci Mattia Vigo
produzione RezzaMastrella, TSI La Fabbrica dell’Attore, Teatro Vascello
foto di scena Stefania Saltarelli
Palermo, Teatro Biondo, 22 marzo 2017
in scena dal 22 al 28 marzo 2017

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