“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 03 December 2016 00:00

Mio nonno si addormenta spesso con la testa sul tavolo

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Dopo aver assistito ad Anelante di Flavia Mastrella e Antonio Rezza, guardo in modo diverso alla mia azione di scrivere. Soprattutto di scrivere una recensione sul lavoro di Mastrella e Rezza. Sì, sì! Rinuncio al mio diritto di pretendere il silenzio di chi mi legge. Rinuncio a questa arroganza. Non voglio essere l’unica a parlare, potete farlo anche voi, anche adesso, mentre leggete la parola “adesso”.

Non è l’unico punto di vista che ho cambiato da quando è terminato lo spettacolo, in scena al Teatro Bellini fino al 4 dicembre. In fondo è uno dei punti di forza di questa coppia teatrale riuscire a trasformare le cose, non solo sul palco ma nella nostra testa. Hanno il bisturi che sposta le cose dalla loro posizione ordinata nei nostri cassetti e il foro di ingresso è la risata. Adesso se qualcuno si addormenta con la testa sul tavolo penso ai suoi genitori.
Antonio Rezza, sul palco, ha bisogno di parlare, ne ha un desiderio irrefrenabile. Parla fino a sfinire chi lo ascolta. Parla di qualsiasi cosa, dalle scienze alla politica, dalla psicoanalisi di Freud all'omosessualità, dalla religione all’acqua sotto allo zoccoletto, dal sonno alla geometria dei punti e delle rette. Parla per novanta minuti, senza sosta se non per un sorso d’acqua o un minuto di raccoglimento imposto a se stesso. Parla con tutte le voci di cui sono capaci le sue corde. Dice di sé stesso di essere uno strano, che la sua anormalità non è stata presa in tempo. Con lui sul palco altri quattro attori che vorrebbero parlare anche loro ma lui, logorroico, sebbene faccia le domande non li ascolta e noi nemmeno li sentiamo, così come sono, coperti dalla voce di Rezza. Insieme sono i quattro grandi della terra più una guest star di nome Enzo. Questo particolare G5 cerca un luogo dove potersi riunire. Scacciati da una nazione all’altra, non dai No Global, i G5 ci portano in viaggio per il mondo mostrandoci molto di loro stessi, non tanto delle loro idee politiche quanto della loro fisicità e dei loro odori personali. Sul palco rapporti sessuali etero e omo, con donne che hanno l’invidia del pene, per ritornare a Freud, e uomini che non hanno paura di varcare i limiti, per tornare alle rette parallele, forse gay, che s'incontrano all’infinito dove si è più aperti e non c’è omofobia: l’infinito sul palco, hanno commentato dalla platea. Politica e sesso ormai sono binomi inscindibili se si pensa alle storie del nostro Paese.
E se lo spettacolo sfida la psicoanalisi, non possono sentirsi in salvo i genitori, causa di tutti i mali. I sogni ci dicono che ne siamo innamorati, certo se siamo ancora a carico a cinquant’anni, commenta Rezza. In effetti in Italia i genitori hanno moltissimi innamorati, più di Lorella Cuccarini.
Se Rezza non parla se ne sente la mancanza, lo sa e lo dice. Ma il suo non è mai stato un teatro solo di parola. La fatica si sente e si vede. Sulla scena, pannelli componibili creano scomparti e finestre dalle quali si affacciano facce e culi con grande coordinazione di tutti. Il lavoro corale sulla coordinazione degli attori riguarda tutto lo spettacolo e crea momenti molto divertenti.
Nel finale si tocca il fondo, quello del mare su cui il logorroico, anche da palombaro, vuole imporre la propria parola. E continua a parlare di sé. Niente è più importante del sé. Lo vediamo oggi, tutti i giorni, in un mondo in cui ognuno vuole parlare senza ascoltare gli altri. Non ce n'è bisogno per emergere dal fondo marino o terreno che sia. Ma se anche a luci accese e da dietro le quinte Antonio Rezza sente il bisogno di parlarci ancora, lui lo stiamo a sentire, perché nel momento della sua arroganza, quando ci ha imposto di stare in silenzio, ci ha fatto ridere tanto, così tanto che mi veniva da piangere, così tanto che un sacco di visioni ordinate si saranno spostate nel nostro cervello.

 

 

 

 

Anelante
di Flavia Mastrella, Antonio Rezza
(mai) scritto da Antonio Rezza 
habitat di Flavia Mastrella
con Antonio Rezza
e con Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara A. Perrini, Enzo Di Norscia
assistente alla creazione Massimo Camilli
disegno luci Mattia Vigo
organizzazione Stefania Saltarelli
macchinista Andrea Zanarini
produzione RezzaMastrella – Fondazione TPE – TSI La Fabbrica dell’Attore Teatro Vascello
lingua italiano
durata 1h 30'
Napoli, Teatro Bellini, 29 novembre 2016
in scena dal 29 novembre al 4 dicembre 2016

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