“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Wednesday, 13 March 2013 02:05

Resistenza

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"Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione"

Piero Calamandrei, Discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza, Milano, 26 gennaio 1955

La pièce di Mascitelli rappresenta il tentativo riuscito, nell’ottica di un atteggiamento storiografico tipico degli anni ‘70 del Novecento, teso a concentrarsi su singoli episodi talora marginali, di riportare alla luce la verità di ciò che è dato e che pertanto non può essere cambiato a proprio piacimento. Nell’ottica di questa premessa, è necessario ripercorrere, seppur brevemente, i fatti storici fondamentali che hanno caratterizzato il complesso fenomeno della Resistenza, con il fine di evidenziare la chiave di lettura della trasposizione scenica di Mascitelli.

Ad annunciare la Resistenza italiana furono gli scioperi del marzo 1943, quando nelle città del triangolo industriale iniziarono le proteste da parte degli operai. Le rivendicazioni di questi ultimi ebbero carattere economico, ma non mancarono affatto risvolti politici, riguardanti la pace e il ripristino dell’ordine sociali, ovvero le ragioni principali in base a cui Mussolini aveva ricevuto il sostegno da parte della monarchia, e che ne causarono la caduta il 25 luglio del 1943.
Proprio la caduta del fascismo e la firma dell’armistizio da parte di Badoglio determinarono una feroce offensiva da parte dei tedeschi, alla cui avanzata resistettero a Roma alcuni reparti dell’esercito, aiutati dalla popolazione civile, che ne contrastarono l’entrata a porta S. Paolo. Anche a Napoli, per quattro giorni, la popolazione reagì alle vessazioni dei tedeschi, trincerandosi nei vicoli della parte più antica della città. Molti reparti militari, poi, dislocati fuori dall’Italia, sorpresi dall’armistizio e senza ordini da parte dei vertici, divennero ostaggio degli occupanti, ma non mancarono, come nel caso di Corfù e Cefalonia, di ribellarsi fieramente al nemico. Nella Repubblica di Salò, controllata da fascisti e tedeschi, la resistenza pure ebbe origini spontanee, manifestandosi con il rifiuto della leva militare, con l’aiuto fornito dai civili agli ebrei e agli alleati e infine con il sabotaggio ai danni dei tedeschi.
Si formarono così, come ha bene illustrato lo storico G. Quazza, le prime bande, poi le brigate, ovvero formazioni costituite da tutte le classi sociali ma, soprattutto, da operai e ceti medi che portarono avanti importanti e collaudate operazioni militari, gestite anche da partiti politici a cui tali brigate erano legate. Esistevano, infatti, le Brigate Garibaldi, espressioni del partito comunista, a cui si affiancarono le Brigate Matteotti, espressione del partito socialista, Giustizia e libertà, espressione del partito degli azionisti e infine le Brigate Verdi che comprendevano i cattolici, i monarchici e i senza partito. Il coordinamento e la guida del movimento partigiano vennero assunti, così, dal Comitato di Liberazione Nazionale, formato proprio da quei partiti antifascisti (comunisti, socialisti, azionistica da un lato e democrazia cristiana, liberali, democratici per il lavoro dall’altro) che, dopo la svolta di Salerno del 1944, si allearono per la formazione di un governo autorevole in grado di giungere alla vittoria.
Mascitelli ha opportunamente rielaborato tale materiale storico, evidenziando il carattere popolare della Resistenza e condannando implicitamente talune operazioni storiografiche di revisionismo, come quelle dello storico De Felice, che in Rosso e nero ha presentato la Resistenza come “una pagina della storia da studiare per capire il danno alla moralità nazionale” da parte dei pochissimi italiani che vi parteciparono. È, dunque, riuscito il tentativo di evidenziare il carattere popolare di una Resistenza italiana che, come afferma Calamandrei, ha lasciato al popolo italiano il senso della democrazia e quello del governo di popolo, di un popolo che vuole fondare una repubblica priva di ingiustizie sociali.
Sotto traccia, nascosto, l’intreccio del carattere patriottico, sociale e di classe della lotta partigiana, su cui lo storico Pavone, nel testo Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella resistenza, ha posto l’accento. Pavone, replicando al revisionismo di De Felice, sottolinea il carattere civile di una guerra mirante alla lotta contro l’invasore ma soprattutto all’ideazione di nuovo concetto di giustizia sociale. Elementi, questi ultimi, riletti qui in scena alla luce di quelle preziose esistenze anonime che resistettero all’occupazione, facendosi promotori di un antifascismo di cui, però, lo spettatore non riesce a cogliere la portata, in assenza di una cornice concettuale in grado di rendere ragione di un fenomeno tanto peculiare come la Resistenza. Resistenza come paradigma di vecchio e nuovo antifascismo, nelle letterarie suggestioni di Giorgio Bocca: “il vecchio antifascismo dell’esilio, della cospirazione e dello sdegno, ed il nuovo antifascismo arrivato dopo aver partecipato, peccato e capito”. Capito che il totalitarismo, completo o incompleto che sia, distrugge la dignità della persona, che si esprime nella libertà di pensiero.
Al di là di un procedere lento e talvolta insistente, la pièce rende comunque l’idea di come le vicende della primavera del '45 siano state contraddistinte da quelle forze popolari la cui azione, durante il Risorgimento, era stata solo marginale. La primavera partigiana, salutata da molti come “secondo Risorgimento”, era destinata a intorbidirsi nei compromessi del primo governo Parri.

 

R-esistenza
drammaturgia Mario Mascitelli
regia Mario Mascitelli
aiuto regia Roberta Gabelli
fonti storiche a cura di Gabriella Carrozza
editor immagini Gianluca Adorni
produzione Teatro del Cerchio
Caserta, Teatro Civico 14, 9 Marzo 2013
in scena il 9 ed 10 Marzo 2013

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