Print this page
Monday, 11 January 2016 00:00

ART 3.0: AutoRiTratto di Salvatore Virdis

Written by 

Sin dalla giovane età, non appena le sue mani hanno occasione di esperire l'arte della modellazione del legno, Salvatore Virdis inizia a interpretare lo spirito della sua isola (nasce in Sardegna nel 1947 a Bono, in provincia di Sassari) scolpendo il legno, dando forma a giocattoli e oggetti della vita quotidiana. Con il passare del tempo, grazie all’esempio paterno, va sviluppando una progressiva manualità nell'uso del primo strumento di modellazione con cui entra in contatto: il coltello che gli consente una sempre maggiore capacità di definizione dei soggetti tridimensionali che va scolpendo.

Anche grazie ad un personale ed approfondito studio su testi specializzati, Salvatore si concentra, nella prima fase della sua carriera artistica, nella realizzazione di maschere appartenenti al folklore sardo pur senza rinunciare ad una sua caratterizzante ricerca dell'inedito e dell'originale. Le maschere di carnevale infatti rappresentano  una fortissima componente della tradizione arcaica sarda. Il carnevale in Sardegna ha origini precristiane e contiene tutt’oggi evidenti riferimenti ai riti pagani legati al culto del Dio greco Dionisio, divinità della vegetazione e per esteso del Legno, figura archetipale che rappresenta la componente più istintiva, più naturale dell’essere umano.
Le vicissitudini della vita portano poi il giovane artista a dover lasciare la sua terra natale andando a conferire alla sua produzione una certa tensione nostalgica espressa nella scelta di soggetti potentemente evocativi degli usi e costumi sardi. Di questo periodo sono la collezione di bassorilievi, miniature, pipe e sculture a tutto tondo che aiutano l'artista a sentirsi a casa anche se lontano dalla sua isola.
L'innegabile creatività costruttiva e artigianale di Salvatore Virdis si esprime anche nella ricerca e realizzazione di una variegato set di strumenti da intaglio di sua personale concezione finalizzati ad "estrarre" dalla massa lignea la forma che essa ispira all'artista forse attraverso un metalinguaggio atavico sempre sintonizzato sulle frequenze della misteriosa isola nuragica.

Quando ti sei accorto di voler essere un artista?

A dire il vero, la parola artista, mi ha sempre fatto soggezione, quando qualcuno mi chiama artista, provo un po' d’imbarazzo, il mio è un lavoro dato dalla passione forse per questo non sento che mi appartenga.

Quali sono i passaggi fondamentali della tua evoluzione artistica?

Da ragazzo, abitavo in Sardegna, dove sono nato. Ho sempre avuto la passione per il  legno, forse contagiato da mio padre che realizzava utensili da cucina come cucchiai e forchette. Con il coltellino, ho iniziato a ricavare delle mascherine.                                        
A vent’anni mi sono stabilito in Lombardia per motivi di lavoro, ho continuato a realizzare maschere, quindi ho provato a fare dei bassorilievi, visto che qualcosa riuscivo a ricavare, ho continuato. Tutto quello che faccio è frutto della mia passione.

Hai dei modelli a cui ti sei ispirato e perché?

La passione per la scultura, mi ha portato ad acquistare libri d’arte, in particolare quelli dedicati agli scultori. La preferenza era per la potenza di Michelangelo e la delicatezza del Bernini. Amavo molto i libri di scultori lignei anche perché li trovavo più vicini a quello che mi interessava.

Cosa pensi del mercato dell'arte, quali sono i limiti e quali le potenzialità?

Su questa domanda sono impreparato, vedo la cosa lontana da me. Ho sempre pensato che senza l’aiuto di qualcuno del campo, qualcuno che creda in te, sia un’impresa ardua farsi strada, almeno se non disponi di tanto denaro.

Se tu potessi suggerire un'idea per valorizzare gli artisti contemporanei cosa suggeriresti?

I comuni dovrebbero creare degli spazi espositivi, cercando di coinvolgere il pubblico. Naturalmente cercando di evitare spese per gli artisti che, nella stragrande maggioranza dei casi, non hanno disponibilità economiche.

Qual è l'opera tua o di altri a cui sei più legato e perché?

Delle opere che più mi hanno colpito, senza dubbio La Pietà di Michelangelo. Quando iniziavo i miei lavoretti,la vedevo come un’opera irrealizzabile, tanto era perfetta, pensa che la sognavo anche di notte.
Delle mie opere sono legato a quelle che ho dedicato alla Sardegna, dipenderà sicuramente dalla nostalgia. La Sardegna è sempre stata una fonte di ispirazione di conseguenza quelle opere sono state sempre realizzate con uno stato d’animo diverso rispetto a quello che caratterizzava gli altri lavori.

Se potessi scegliere, dove vorresti esporre e perché e in quale periodo dell'anno?

Il sogno sarebbe quello di poter esporre nelle gallerie più importanti del mondo, consapevole che rimane sempre un sogno e a quel punto il periodo sarebbe indifferente.

Secondo te si può vivere di arte in Italia?

Penso che sia una cosa difficile, innanzitutto devi essere un bravissimo artista, poi devi poter fare molta pubblicità: servono critiche favorevoli e buona disponibilità economica. C’è da dire che in Italia ci sono comunque parecchi artisti che vivono della loro arte.

Nel processo di crescita e nel tentativo di affermazione e diffusione del proprio lavoro quali sono le difficoltà che, più spesso, incontra un artista?

Il mio è principalmente un hobby che pratico da quando ero ragazzo, essendo autodidatta, non ho mai avuto nessun problema nel percorso di crescita, ho sempre fatto quello che sentivo di fare cercando di creare qualcosa di diverso da quello che si vede in giro, non sempre mi è riuscito. Ogni tanto partecipavo a qualche collettiva degli artisti olgiatesi, ma la vera difficoltà era data dal disinteresse del pubblico tanto che mi sono convinto che sia inutile partecipare ancora a quelle manifestazioni.

Cosa potrebbe essere migliorato nella comunicazione dell'arte?

Per prima cosa bisognerebbe coinvolgere maggiormente le scuole suscitando nei ragazzi l’interesse per l’arte facendo visitare mostre con gli artisti che spiegano i vari passaggi per la realizzazione di un’opera. Come comunicazione ritengo che i social media assolvano il compito, come dicevo prima, bisogna che la gente sia preparata affinché ci sia un certo interesse per l’arte. In Italia, culla dell’arte, purtroppo il disinteresse è crescente.

Puoi indicarci un pregio e un difetto della critica d'arte?

Il pregio, se la critica è fatta bene, è la sua capacità di rendere più semplice e utile la divulgazione e la conoscenza del lavoro degli artisti. Il difetto, per sentito dire perché non ho mai avuto l’opportunità di conoscerne, è che molti scrivono recensioni critiche su commissione. Il pagamento di un critico non lo rende autonomo.

Cosa vorresti che i lettori conoscessero di te e della tua arte?

La mia impressione è che chi non ha esperienza nella lavorazione del legno, faccia fatica a capire come si realizzano i miei lavori. Spiegherei che per realizzare certe opere ho dovuto costruirmi degli appositi scalpelli, per poter accedere a certi punti quasi impossibili da raggiungere.

Infine, che domanda vorresti che ti venisse rivolta durante un'intervista?

Vorrei che mi chiedessero cosa provo nel realizzare i lavori forse non saprei spiegarlo però perché è una cosa che nasce dal profondo e che alcune volte non riesco a capire neanche io.

 





ART 3.0 − AutoRiTratti

Salvatore Virdis
in collaborazione con Accademia dei Sensi
elenco opere nelle immagini Attesa dell'angelo (part); Altalena; Attesa; Pariglia; Tradizioni e storia
website pagina FB dell'artista

Latest from Catia Giaccherini

Related items