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Monday, 06 April 2015 00:00

ART 3.0: AutoRiTratto di Armando Orfeo

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Nel 2013 ho incontrato Armando Orfeo alla Biennale di Arte Contemporanea di Firenze. Un uomo curioso, attento e ironico di quell'ironia che non è cattiveria, ma consapevolezza. Un artista che mentre ti ascolta già salta in qualche altro luogo dello spazio senza perdere il contatto con la realtà. Non sapevo niente di lui, solo che quelle opere mi erano particolarmente affini dove il protagonista si trova, spesso da solo, in una città che lo sovrasta ma che non gli impedisce di vedere il cielo. Un uomo dalla testa piccola e il ventre rotondo che salta con estrema agilità da un tetto ad un libro per perdersi sul bordo di un labirinto sempre cercando un passaggio per un altro spazio. Una poltrona e il pensiero si riposa mentre attorno resta quello che si riconosce senza conoscerlo mai abbastanza.

Ritorna spesso l'idea della circolarità, della spirale, della condivisione; la conoscenza che, attraverso i libri, crea un ponte verso un luogo che è più alto ma spesso non diverso dal precedente. Si trovano poi enigmi e giochi matematici nascosti nei vari angoli della città, nelle stanze da cui l'uomo fugge o che, al contrario catalizzano la sua attenzione. Nella X edizione di Arte per la Ricerca ha donato un'opera dal titolo: Le idee migliori sono sempre circolari e Alessandro Toppi ha scritto di lui: "Armando Orfeo, dipinge un trasognato non-luogo prospettico, da barcollìo morbido, nel quale archi e scala e bolle, voli d’aerei di carta e tonda reiterazione del titolo assumono le fattezze dei dolci sogni sconnessi, in cui si passeggia incantandosi o si vola scendendo le scale".

Quando ti sei accorto di voler essere un artista?
Per uno come me, che ha sempre disegnato, i primi a farti pensare di fare l'artista sono sicuramente i compagni di banco. Ricordo ancora le infinite "commissioni" per i loro diari scolastici.

Quali sono i passaggi fondamentali della tua evoluzione artistica?

All'età di diciassette anni iniziai la collaborazione con il grafico Norbert Niessen che mi insegnò il mestiere della grafica e la passione per Moebius. Nel 1985 conobbi Vincenzo Sparagna e la folle redazione di Frigidaire ed iniziai così a pubblicare alcune storie a fumetti su Tempi Supplementari. Nel 1994 ho inventato le storie del Sig. Cozza, che poi ho trasportato su tela, e da li ho abbandonato il mondo del fumetto per dedicarmi interamente alla pittura.

Hai dei modelli a cui ti sei ispirato e perché?
Moebius, tutto il gruppo di Valvoline (Carpinteri, Mattotti, Igort, Brolli), Folon e poi i grandi maestri come De Chirico, Magritte e l'immaginifico Enrico Baj con la sua Patafisica.

Cosa pensi del mercato dell'arte, quali sono i limiti e quali le potenzialità?

Il mercato va visto solo come possibilità di divulgazione della propria opera ed eventuale sostentamento.

Se tu potessi suggerire un'idea per valorizzare gli artisti contemporanei cosa suggeriresti?

Tutti gli artisti, specialmente i giovani, non devono aspettarsi che le cose arrivino dal cielo. Intanto bisogna avere un progetto artistico vero che in realtà molti non hanno, ma suppliscono a questa carenza con una certa boria che scambiano per mestiere. Poi è necessario crederci e trovare il modo per presentare la propria proposta. Ad esempio, le associazioni culturali, secondo me, sono un buon metodo per crescere artisticamente e per organizzare eventi.

Qual è l'opera tua o di altri a cui sei più legato e perché?

L'album a fumetti Fuochi di Lorenzo Mattotti, un capolavoro assoluto.

Se potessi scegliere, dove vorresti esporre e perché e in quale periodo dell'anno?

Sicuramente dove non ho mai esposto prima... che dire della Biennale di Venezia? (A proposito di boria!).

Secondo te si può vivere di arte in Italia?

Se vendi, si. Se non vendi, no.

Nel processo di crescita e nel tentativo di affermazione e diffusione del proprio lavoro quali sono le difficoltà che, più spesso, incontra un artista?

Le problematiche sono molte e questo concorre a fare dell'artista un mestiere affascinante. È fondamentale procedere in modo organizzato ovvero avere un progetto artistico, lavorarci senza sosta impegnando le proprie energie senza accontentarsi, senza credere mai di essere "arrivati". Poi, fuori dallo studio, servono spalle grosse per sopportare inevitabili incontri con improvvisati, pressappochisti, millantatori... al limite della delinquenza; fortunatamente però, ogni tanto si incontra anche brava gente!

Cosa potrebbe essere migliorato nella comunicazione dell'arte?

Onestamente non saprei... Sicuramente il web può dare maggiori opportunità per far conoscere il proprio lavoro ad un pubblico più ampio e magari anche più interessato.

Puoi indicarci un pregio e un difetto della critica d'arte?

Immaginiamo l'arte, o meglio il sistema dell'arte, come un tavolino da gioco a quattro gambe: una è l'artista, poi c'è il mercante, il critico ed infine il collezionista. Ciascuna di queste pensa di essere più importante dell'altra, invece alla fine, se vogliamo che il gioco regga, bisogna capire che ognuna ha bisogno dell'altra... la convivenza è dura!

 

 

 

 

 

 

ART 3.0 − AutoRiTratti
Armando Orfeo
in collaborazione con Accademia dei Sensi
website https://www.facebook.com/armando.orfeo
prossima mostra Wonderful World. Dipinti di Mario Orfeo
sede mostra
Chiesa dei Bigi, piazza Baccarini (Grosseto)
inaugurazione
11 aprile 2015
durata
dal 12 al 26 aprile 2015

 

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