“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Tuesday, 21 October 2014 00:00

La leggenda del Pifferaio di Hamelin

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Il Pifferaio di Hamelin, il Pifferaio magico, il Rattenfänger (l'accalappiatopi), il cantore, il cantastorie, sono tutti nomi attribuiti al medesimo personaggio leggendario che nel corso dei secoli ha ammaliato con i suoi oscuri poteri intere generazioni di bambini e adulti. Non si conosce con precisione la verità storica che ha dato inizio alla leggenda, ma da quell'ignoto momento il carisma poco rassicurante del musicista capace di incantare con le sue note sia uomini che animali ha continuato a crescere tanto da renderlo protagonista delle opere di alcuni dei più grandi artisti, scrittori e musicisti.

Le gesta di questo personaggio sono passate di bocca in bocca e di nota in nota, dai fratelli Grimm a Marina Cvetaeva passando per Goethe, Bertolt Brecht, Guillaume Apollinaire, Franz Schubert, Browning. Questa è la ragione che spiega le molte versioni della storia che ha tanti epiloghi quante sono le sue narrazioni. Ma nella maggior parte dei casi ha sempre una conclusione amara e spietata, la vendetta del pifferaio magico si abbatte su grandi e piccoli, colpevoli e innocenti, in modo cieco e indiscriminato, ma ciò che più colpisce è che in questa storia non solo non c'è possibilità di espiazione – la punizione infatti è un 'fine pena mai' – ma che a scontarla sono sopratutto gli innocenti, i bambini, che pagano con la vita le colpe degli avidi adulti.
È legittimo chiedersi se sia giusto raccontare a dei bambini una storia così generosamente ingiusta e priva di riscatto. Di certo la vita insegna che molto spesso le storie terribili non sfociano in un finale consolatorio e non c'è possibilità di recupero, ma le favole non dovrebbero servire a conoscere precocemente questo tipo di realtà, bensì ad insegnare e incoraggiare ad affrontare la vita con fermezza, consentendogli di "accettare il fatto che il superamento di dure prove può condurre a un'esistenza a un livello superiore. La consolazione è il massimo servigio che la fiaba possa rendere al bambino" (B. Bettlheim, Il Mondo Incantato).
Tuttavia, nella scelta di sostituire un finale 'senza via di fuga' con uno più catartico e consono si corre il rischio di privarla non solo del suo nucleo originario ma del fascino. Ed è questa la sfida che Giovanna Facciolo ha accettato e che, per chi scrive, ha superato lautamente, quando ha scelto questa storia per farne una versione teatrale itinerante per bambini. Trattandosi di una rappresentazione piuttosto realistica, dato che i piccoli spettatori si trovano ad essere per tre volte protagonisti (saranno il popolo, i roditori e infine loro stessi, i bambini), era quanto mai opportuno mondare la versione dei Fratelli Grimm dal suo finale sacrificale: i bambini vengono inghiottiti dal fianco della montagna, e di loro "non c'era più traccia e nessuno seppe mai ciò che ne fosse stato". Ma è stato fatto anche qualcosa in più, grazie ad una contestualizzazione ironica ma convincente che ha adempiuto in pieno alla principale missione bettlheimiana, è stato infatti dimostrato come il superamento di dure prove possa realmente condurre a un'esistenza a un livello superiore.
In questa versione teatrale la città dove si svolgono i fatti non è una lontana e poco nota cittadina della Bassa Sassonia, ma la città abitata dal piccolo pubblico, che pertanto non ha avuto alcuna difficoltà nel credere all'allarme 'topi' diffuso a tambur battente da due araldici messaggeri. Una donna del popolo si fa strada tra il pubblico smuovendo le coscienze con parole che mettono in luce le responsabilità di governanti pavidi e inani, innanzi ai quali è necessario recarsi per pretendere soluzioni concrete nell'interesse dell'intera comunità. Gli spettatori, divenuti 'il popolo', la seguono verso il palazzo del Sindaco sito su di una collina lontana e al riparo dai roditori. In quel confronto con l'autorità i bambini hanno modo di toccarne con mano tutti i limiti e le mostruosità di un malgoverno guidato solo da biechi interessi personali. Il Sindaco sullo scranno è fragile e impaurito tanto da suscitare un dileggioso disprezzo. Ogni valida proposta dei bambini si perde nelle lungaggini burocratiche e in poco stabili iter procedurali, ma quando ogni speranza sembra essere persa e il sindaco reagisce alla difficoltà del momento contorcendosi come un moccioso inconcludente nei suoi drappi di velluto, ecco che appare una lunga figura androgina che sembra uscita da un film di Tim Burton: si tratta del Pifferaio. L'uomo dallo strano cappello si offre di risolvere radicalmente il 'problema-topi', ma il suo servigio ha un prezzo, in cambio non vuole danaro ma la promessa di una-città-migliore! "Prometto!" Urla il Sindaco. "Prometto!". E la storia prosegue, i bambini sono diventati i topi e seguono incantati il suono del flauto lungo i viali dell'Orto Botanico dove si imbattono anche in corrotti 'gatti contemporanei' il cui mal costume è stato la causa di quella disgrazia: "La pigrizia crea abbondanza", è il motto dei gatti.
Ma la promessa, com'era prevedibile, è stata disattesa, e adesso? Che fine faranno i bambini? La musica cambia, ma non come ci saremmo aspettati, il Pifferaio infatti lascia a loro la scelta se restare e continuare a farsi governare da chi hanno avuto modo di conoscere e disprezzare, oppure seguirlo per cercare di costruire insieme una città migliore. In un grande prato ogni bambino porterà il suo sogno di un mondo migliore, e quel sogno dovrà essere depositato all'interno di un grande mattone che servirà per costruire la nuova città. Ma prima di depositarlo ogni bambino dovrà leggerlo ad alta voce, anzi ad altissima voce, in modo che tutti sentano. Da loro sappiamo così che un mondo migliore è fatto di: fiori, tanti fiori, e parchi giochi con giochi tutti nuovi e nemmeno uno rotto, e cibi non contaminati così da poter mangiare la frutta con tutta la buccia, e chihuahua, tanti chiuahua (?!), e tante principesse Sophia (ma per fortuna nessuna Winx), e infine di tanti altri teatri come questo.
E chi scrive condivide appieno, pure i chihuahua!

 

 

 

 

Fiabe d'Autunno
Il Magico Pifferaio
tratto da Il Pifferaio Magico
dei Fratelli Grimm
regia Giovanna Facciolo
con Monica Costigliola, Valentina Carbonara, Alessandro Esposito, Adele Amato de Serpis, Raffaele Parisi
costumi e scene Anna Radetich, Monica Costigliola
produzione I Teatrini
in collaborazione con Università degli Studi di Napoli "Federico II"
Napoli, Real Orto Botanico, 18 ottobre 2014
in scena 18 e 19 ottobre 2014

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