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Thursday, 02 October 2014 00:00

ART 3.0: AutoRiTratto di Massimo Lomi

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In casa ha sempre respirato l’arte, tra musei e mostre, fino a fare, della sua passione, la sua professione. Nasce fotografo e questo si riflette nelle sue opere che hanno sempre un taglio tipicamente fotografico. A inizio anni ’90 trova vicino alla sua casa di Fiumalbo uno sportello di legno e decide di dipingerlo. Il padre guardando l’opera commenta: “Veramente bello, peccato che l’hai dipinto su uno sportello.”

Da quel momento i legni e gli sportelli diventeranno il suo unico richiamo. Sul quel legno Massimo Lomi dipingerà sempre le parti scaldate dal sole, lasciando alle venature della tavola, e alla sensibilità dell’osservatore, terminare e interpretare il resto. Cosa c’è nel buio che Massimo Lomi non vuole raccontare? (http://youtu.be/8Z84rhcuMek)


Quando ti sei accorto di voler essere un artista?

La mia era una storia già scritta... Sono nato in una famiglia dove mio nonno Giovanni era uno dei maggiori esponenti della corrente postmacchiaiola e mio padre era un pianista jazz. Se poi ci mettiamo che a scuola non brillavo certamente come studente modello e che i voti più alti li ho sempre ottenuti nelle discipline artistiche, ecco che l’equazione è risolta. Potrei dire di essere nato artista.


Quali sono i passaggi fondamentali della tua evoluzione artistica?
Naturalmente prendendo spunto dall’ultima domanda posso con grande sincerità affermare che i primi insegnamenti li ho appresi da mio nonno Giovanni, il quale fin da bambino mi portava con sè a dipingere en plan air. Gli studi successivi al liceo artistico di Carrara mi hanno indicato la strada, ma le vere svolte della mia evoluzione sono state le esperienze giornaliere che la vita ti offre. Mi spiegherò meglio: non solo le visite a musei, mostre e quant’altro formano un artista, ma il quotidiano contatto con le persone e le cose fanno si che l’uomo artista si trasformi e cresca spesso anche a sua insaputa. Nessuno di noi può sapere come sarà tra qualche anno, questa è la naturale evoluzione delle cose, ed anche in arte la crescita e l’evoluzione sono un fatto del destino.


Hai dei modelli a cui ti sei ispirato e perché?
Indubbiamente le esperienze vissute nell’ambito familiare mi hanno indicato una strada. Successivamente l’incontro con il movimento impressionista attraverso la scuola e in seguito la visita negli Stati Uniti e l’importante contatto con l’arte di Edward Hopper hanno spinto in me il desiderio di raggiungere sintesi pittoriche che ancora sto cercando e spero che la voglia di ricerca mi accompagni per tutta la mia vita artistica.


Cosa pensi del mercato dell'arte, quali sono i limiti e quali le potenzialità?
Quando si dipinge per il solo piacere di farlo è senza dubbio un gran bel divertimento. Quando il divertimento diviene un lavoro ci si deve assoggettare a determinate regole esattamente come in ogni tipo di lavoro. Dedizione, impegno, professionalità, serietà sono solo alcune caratteristiche che un "lavoratore" deve avere per affermare la propria professionalità. Le regole del mercato sono le stesse per qualunque prodotto.


Se tu potessi suggerire un'idea per valorizzare gli artisti contemporanei cosa suggeriresti?
Questo non è il mio ruolo, io svolgo la mia attività di artista, concentrando l’attenzione sul mio lavoro. Esistono figure professionalmente più adatte di me a rispondere a questa domanda. Credo fermamente che l’operazione dovrebbe partire molto prima, ovvero già durante la formazione scolastica con quelle materie che portano il nome di "Educazione Artistica" e di "Educazione Musicale". Spesso il significato di queste parole non è poi stato rispettato nei fatti durante l’insegnamento: alcuni bambini, magari meno portati al disegno o alla musica, sono stati mortificati dai propri insegnanti ponendoli di fronte ad un foglio bianco o costretti a suonare un piccolo strumento musicale come un piffero.
"Educazione Artistica" significa insegnare a leggere un’opera d’arte a comprenderne la complessità o il grande lavoro che sotteso. Forse con una maggiore educazione all’arte, potremmo sconfiggere quell’esercito di persone che davanti alle opere di altri esclama: "Questo lo so fare anche io!”.


Qual è l'opera tua o di altri a cui sei più legato e perché?
La mia attività di artista mi rende particolarmente legato a tutte le opere che realizzo, in particolare quelle che incontrano il gradimento del pubblico. Il mio scopo è quello di far star bene le persone che guardano i miei quadri e, quando raggiungo questo obiettivo, il legame con l’opera diventa più forte.


Se potessi scegliere, dove vorresti esporre e perché e in quale periodo?
Non ho particolari desideri  sul dove e sul quando esporre le mie opere anche se occuparmi anche di questo è  parte integrante del mio lavoro. Avrei però un desiderio forse presuntuoso quello di trovare riproduzioni di mie opere sulle bancarelle di Parigi o di Londra e di molte altre capitali dell’arte mondiale assieme a quelle dei grandi della storia dell’arte. Una gratificazione pari solo a quella di essere falsificati.


Secondo te si può vivere di arte in Italia?
Attualmente è molto difficile ma, con tenacia determinazione e professionalità, ci si può riuscire.


Nel processo di crescita e nel tentativo di affermazione e diffusione del proprio lavoro quali sono le difficoltà che, più spesso, incontra un artista?
Come già detto, le regole del mercato condizionano l’attività di un artista. All’artista il compito di  sapersi destreggiare, mediando tra le proprie esigenze e quelle del mercato, trovando un giusto equilibrio che non vada mai a mortificare la creatività.


Cosa potrebbe essere migliorato nella comunicazione dell'arte?
Forse renderla più semplice di come la si racconta. Spesso il pubblico è disorientato e frastornato dall’attuale panorama artistico. Non mi stancherò di ripetere che secondo me è la scuola che dovrebbe formare il pubblico.


Puoi indicarci un pregio e un difetto della critica d'arte?
Amo definire i critici d’arte "gli psicologi dell’artista". Spesso, leggendo critiche sul mio lavoro, vengo a conoscenza di risvolti del mo essere che solo un bravo psicologo avrebbe saputo comprendere. Devo dire che, sovente, mi rivedo in certi passaggi critici; altrettanto spesso mi vengono attribuite delle ricerche interiori che non mi sarei mai sognato di pensare.


Cosa vorresti che i lettori conoscessero di te e della tua arte?
Credo che la mia pittura trasmetta il mio atteggiamento positivo verso la vita. Mi piacerebbe se, attraverso le mie opere, potessi trasmettere a chi le osserva che il mondo − nonostante tutto − è ancora bello da vivere e da ammirare.

 

 

 

 

 

ART 3.0 − AutoRiTratti
Massimo Lomi
in collaborazione con FiorGen Onlus, Accademia dei Sensi
elenco opere nelle immagini ... E il mare dov'è (tempera su tavola, 2014); L'uscio bianco (tempera su tavola, 2012); Gli ombrelloni chiusi riposano (tempera su tavola, n.d.); Spaghetti House (tempera su tavola, 2014)
website http://www.lomimassimo.it/

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