“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Monday, 15 April 2013 23:06

Amami quant’io t’amo. Le Violette di Monica Casadei

Written by 

"È tardi, è tardi, è tardi"... è il loop musicale della prima scena della Traviata (Creazione per 11 danzatori) di Monica Casadei, andata in scena presso il Gran Teatro Giacomo Puccini a Torre del Lago. A ricordare lo spietato scorrere del tempo non è di certo il bianconiglio di Alice nel Paese delle Meraviglie, ma Violetta innamorata di Alfredo e non del tempo tiranno.

La scena è congelata dalla ripetizione di questa piacevole condanna, mentre otto danzatrici vestite da spose con abiti bianchi a sbuffo ruotano su loro stesse avvolgendo le speranze nel vortice della fine; tra le mani calici vuoti in segno dell'ultima goccia bevuta o forse versata sul tremendo destino di un amore disperato e irrisolvibile.
Sono spose cadavere che sole nella speranza del legame eterno danzano come dervisci incantevoli. È una Traviata elegante e ricca di immagini dove lo spazio delle visioni si accorda con quello emotivo, lasciando sempre un anelito d'amore e uno sforzo di grande passione. Esseri umani in giacca e pantaloni neri, pronti al giudizio e all'osservazione rapace verso una vittima amabile ma mai fino in fondo amata come Violetta. È lei contro tutti e in un istante è accerchiata dal gruppo, trovandosi in una gabbia di umane braccia e gambe. Gli schemi coreografici geometrici e precisi tracciano nello spazio croci taglienti e circonferenze armoniche. L'amore delle passioni eterne e terrene si manifesta sugli abiti rossi indossati dalle danzatrici che in un quadro di passaggio strisciano al pavimento con un prolungamento della gonna, quasi a indicare un fiume di sangue in piena; delle sirene senza code squamose ma con un peso da trascinare, una croce e delizia o un desiderio di pianto.
Nell'aria 'sempre libera' le danzatrici dalla teatralità curata e mai caricaturale esprimono l'insostenibile leggerezza del loro destino aspettando che il loro momento giunga presto o troppo tardi. Le otto Violette incarnano diverse ma speculari parti della stessa donna. È una pièce al femminile dove ogni donna esiste nell'immagine riflessa del suo desiderio.
La scenografia minimale ma di grande effetto è un fondale di pannelli riflettenti che spietati scendono sulle sorti delle Violette ammalate e innamorate. Lo specchio è simbolo di identità riconosciuta all'interno di una storia che può essere vissuta con la necessità e la verità di un amore dei nostri tempi. La cifra stilistica di Monica Casadei è come un taglio netto alla bocca dell'anima senza risparmi ma solo investimenti; è la danza della rivoluzione energetica, sempre con un ingaggio costante del corpo e del suo inesauribile potenziale. Chi segue i suoi lavori da tempo sa che il suo linguaggio affonda le radici all'interno dell'aikido, che oltre ad essere il training dei danzatori è fonte attiva di ispirazione posturale per le sue danze marziali e travolgenti.
Un lavoro estatico ed estetico che privilegia la risonanza dei movimenti e del loro impatto emotivo invece di forme vuote e fini a se stesse. "Addio, del passato bei sogni ridenti" è il saluto nostalgico di Violetta di spalle al pubblico interpretata da Francesca Ruggerini vestita in abito da sposa con la schiena interamente nuda. È la lotta contro la malattia che la indebolisce unita al desiderio intimo di protezione. Un assolo carico di senso e di emozione dove ogni fascia muscolare ricorda la contrazione del pianto e l'afferrarsi del piacere. "Piangi, piangi, piangi o misera" ed è in questa valle di lacrime di sangue che Chiara Montalbani, ennesima Violetta, si lascia sostenere dalle forti braccia di Emanuele Serrecchia. Prese aeree e danze di gruppo, mentre la solista si lascia sedurre dal vorticoso movimento e dai tecnicismi rigorosi ma nutriti d’arte. Sebbene questa Traviata sia un inno alla sensualità femminile e alla passione dell’amore travolgente, è impossibile non evidenziare la potente presenza di Vittorio Colella, danzatore dalla sensibilità acuta e dalla tecnica impeccabile, pronto a riempire la scena con la sua fisicità. Corpo a corpo, gesto a gesto, musica a musica, animo a animo, Traviata è la pièce degli abiti lunghi ed eleganti che con i loro strascichi seducono e rendono fluidi i corpi mortali e le anime eterne.
Le musiche arrangiate da Luca Vianini permettono che il miracolo si compia fino alla poetica morte dell'ultima Violetta interpretata in modo degno e poetico da Gloria Dorliguzzo, danzatrice storica di Artemis, che con la sua magnifica presenza nuda trasuda purezza e tragedia. È l'ultimo grido prima di lasciarsi cadere traviata nel corpo oltre che nello spirito e il cerchio della vita si chiude in modo perfetto; alla nascita il grande sforzo di venire al mondo richiede un grido di intervento che completa il suo scopo solo alla morte. È in entrambi i casi un profondo atto d'amore volontario sia quando si decide di nascere, sia di lasciarsi morire. "Amami Alfredo, amami quant'io t'amo" è il loop finale che sintetizza i più celebri soprani che gridano d'amore furente una richiesta di scambio egualitario che con le emozioni non può trovare misura ma solo peso e valore.

 

Link video compagnia Artemis Danza :

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=ADysdYJOxns

 

Traviata (Creazione per 11 danzatori)
coreografia, regia, luci e costumi
Monica Casadei
musiche Giuseppe Verdi
con Vittorio Colella, Melissa Cosseta, Gloria Dorliguzzo, Chiara Montalbani, Gioia Maria Morisco, Sara Muccioli, Camilla Negri, Filippo Stabile, Francesca Ruggerini, Emanuele Serrecchia, Vilma Trevisan
assistente alla coreografia Elena Bertuzzi
elaborazione musicale Luca Vianini
drammaturgia musicale Alessandro Taverna
produzione Compagnia Artemis Danza/Monica Casadei
coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Festival Verdi – Parma
con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Emilia Romagna – Assessorato alla Cultura, Provincia e Comune di Parma
durata 1h 20’
Torre del Lago (LU), Gran Teatro Giacomo Puccini, 13 aprile 2013
in scena 13 aprile 2013 (data unica)

Leave a comment

il Pickwick

Sostieni


Facebook