“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 22 December 2016 00:00

Danza di relazioni

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Il Teatro Bolivar ha quest’anno una stagione composita, in cui convivono più anime, una stagione in cui si tenta di ritagliare spazi congrui a teatralità fra loro difformi. Ciò, se da un lato consente a qualcosa che altrimenti non avremmo visto in scena di incontrare alzate di sipario altrimenti probabilmente non collocabili, dall’altro trasmette però un’impressione informe su quali siano le linee ispiratrici di un siffatto cartellone.

Risulta difficile riscontrarvi un’idea di fondo unitaria e la stessa pluralità che vede convivere i monologhi, il teatro eminentemente contemporaneo, la danza e quel teatro spiccatamente popolare e macchiesttistico, più che rappresentare il riflesso di un’idea complessiva appare come una mescolanza forzosa.
Eppure, questa stagione del Teatro Bolivar presenta (ed ha già presentato) in cartellone spettacoli interessanti; e, tra le cose interessanti (dai duetti che ci sono già stati a messe in scena che saremo curiosi di vedere), c’è senz’altro lo spazio riservato in questa programmazione al teatro danza, la cuidirezione artistica è affidata a Chiara Alborino e Fabrizio Varriale.
Assistiamo a Viale dei Castagni 16, spettacolo prodotto da Sosta Palmizi e Fattoria Vittadini, scritto diretto e interpretato da Olimpia Fortuni e Pieradolfo Ciulli; vi assistiamo rispondendo a quella che crediamo sia una necessità, per chi segue il teatro, di confrontarsi con il linguaggio del teatro danza, di quel teatro cioè in cui l’azione scenica si incentra su una sincresi fra drammaturgia e coreografia.
Un angolo di scena compone, illuminandosi della luce di alcuni abat-jour, un cantuccio che fa casa, cuccia domestica, morbido cumulo di cuscini che accoglie – nell’alternarsi intermittente e desultorio di luci che i due danzatori alternativamente spengono e accendono – la dualità di una coppia che si raccoglie nella propria intimità, come ad isolarsi dal resto del mondo, che resta sullo sfondo come il rombo di automobili che s’allontanano indifferenti.
Ma la coppia che evoluisce in assito attraversa simbolicamente, col movimento rapido e lieve dei corpi, le fasi stratificate di un rapporto a due: si allontanano, si cercano, si toccano, si ritrovano, fino a cadere esausti tra i cuscini, ancora nido che s’acquatta nel buio. E non solo: quegli stessi cuscini disposti alla rinfusa diverranno protuberanze corporee; infilati negli abiti dei due danzatori, evocheranno corpi che cambiano e al cui mutare s’accompagna il trasformarsi delle relazioni, passando dalla dinamicità alla stasi, con l’impaccio di corpi troppo ingombranti per il loro piccolo menage, fatto di popcorn consumati l’uno accanto all’altro, popcorn che divengono più faticosi persino da raccogliere e che rappresentano il piccolo gesto quotidiano ora condiviso, ora vissuto individualmente.
Il delicato ed essenziale linguaggio dei corpi si esprime con l’ausilio di pochissime parole, per lo più superflue, che poco aggiungono alla pregnanza drammaturgica già ben evocata da gesti, azioni, atti significativi. I due corpi divengono un tutt’uno entrando in un’unica maglia – quella di lui – fondendosi in una simbiosi che li porterà a tornare nel nido fatto di cuscini, stavolta rischiarato, oltre che dai piccoli lumi, dal riverbero d’un cartone animato in un computer/televisore che costituisce il nuovo focolare dinanzi al quale i due tornano a piluccare i popcorn.
Racconto per immagini corporee, Viale dei Castagni 16 narra con l’evocativa semplicità di una gestualità espressiva e misurata il viaggio interiore di un microcosmo sentimentale, tratteggiando dinamiche che possono essere usuali e comuni a tante esperienze di vita a due, coniugando leggerezza ed efficacia, affidando al linguaggio non verbale dei corpi in movimento il racconto di ciò che tante parole spesso indagano senza riuscire a penetrare. Il sé e l’altro da sé, il connubio e il distacco, l’essere uno e diventare due, l’agire e il gestire i destini proprio e comune sono i temi attorno a cui ruota Viale dei Castagni 16; le dinamiche di una coppia – così come il paesaggio sonoro e l’illuminotecnica che i due performer azionano a vista – sono visti e gestiti dall’interno, suggerendo una visione possibile e praticabile dell’universo relazionale.
Racconta, Viale dei Castagni 16, di quando in due si riesce a diventare uno, cessando di essere monadi in nome di un’idea di reciprocità e disponibilità verso l’altro. È così che due corpi, facendosi uno, divengono casa, palestra di rapporti, focolare d’un affetto che si fonda sulla reciprocità, sull'essere sé ed esserci per l'altro.

 

 

 

 

 

B.Author – Festival della danza d’autore
Viale dei Castagni 16
di e con Olimpia Fortuni, Pieradolfo Ciulli
paesaggio sonoro Pieradolfo Ciulli
disegno luci Alessandro Capodiferro, Pieradolfo Ciulli, Luca Poncetta
produzione Sosta Palmizi, Fattoria Vittadini
con il sostegno di NAO CREA residenza artistica, NEXT – laboratorio delle idee
lingua italiano
durata 45’
Napoli, Teatro Bolivar, 1° dicembre 2016
in scena 1° dicembre 2016 (data unica)

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