“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 14 February 2015 00:00

Orizzonti corporei: "Dei Crinali"

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All'Auditorium Parco della Musica di Roma è andato in scena in prima nazionale Dei Crinali, spettacolo coreografato e diretto da Manfredi Perego. Il giovane coreografo, già danzatore professionista in diverse compagnie, ha vinto con l'assolo Grafiche del silenzio l'edizione 2014 del rinomato premio Equilibrio. Il lavoro presentato al Festival della Nuova Danza è una continuazione di Grafiche in una direzione che vede coinvolti anche Andrea Dionisi e Maxime Freixas oltre allo stesso Perego. I crinali sono orizzonti immaginari che non si manifestano mai se non attraverso l'espressione tutta corporea dei danzatori.

Il pubblico può solo fantasticare sulle visioni mozzafiato che sembrano animare la scena. È silenzio in sala e come tre rocce gli interpreti stanno: seduti in ginocchio di spalle a chi li osserva. Piccoli gesti segreti, anche questi non possono essere svelati, forse perché ad alte quote i confini delle cose si fanno labili e incomprensibili. Dopo una prima sezione coreografica lenta e ipnotica, incentrata sul rapporto fisico e carnale con la madre terra, i corpi vengono attraversati da un'energia più dinamica. Mossi nello spazio come atomi impazziti tra lastre di zinco e troppo spesso separati, ai corpi viene affidata l'enorme responsabilità di vivere un'esperienza, frutto della divisione e del solipsismo. I tempi scenici sono densi e rischiano lo stallo della noia, ma qualcosa subentra sempre a recuperare la tensione permettendo alla testa di queste montagne russe di ricongiungersi alla loro coda in un giro di giostre ripetibile. Gli insiemi coreografici sfruttano la profondità delle diagonali di forza e la vicinanza dei tre interpreti, palesandosi così come soluzione scelta per tutta la durata del lavoro. La dialettica del gesto è quindi un'alternanza tra momenti di improvvisazione solitari ma in relazione, guidati e canalizzati dalla drammaturgia, e tentativi di ensemble coreografico: l'emozione del debutto ha reso preziosi i microcosmi individuali, penalizzando le coreografie di gruppo.
Al di là di qualsiasi significato legato al numero tre e al suo impiego esoterico, di sicuro la scelta di mettere in scena tre danzatori resta significativa. I tre corpi creano paesaggi e li disintegrano come farebbe un bambino con un castello di sabbia, regalandoci bozze e disegni, schizzi di china sulla tela bianca dell'immaginazione. Vestiti nello stesso modo con colori che ricordano il cielo e la terra, i tre interpreti sono assimilabili in un unico corpo danzante, proiezione degli orizzonti vissuti da Manfredi Perego. La triade si compatta nell'unità assoluta e universale, tale da indurci a vedere i crinali come linee frastagliate e segmenti interrotti o come linee curve e armoniche.
“Sento linee / tese al vuoto / orizzonte interno” è l'Haiku scritto da Manfredi Perego. Questo componimento di matrice giapponese funge da guida per il pubblico perso nel vorticare dei movimenti, centrifughe ventose, terremoti irrequieti. Ciò che manca è un ritmo interno della pièce e un tappeto musicale unico, in grado di favorire l'immedesimazione e il viaggio verso le visioni silenti della natura: l'interruzione tra una traccia e l'altra ostacola il paesaggio e ne diviene elemento di disturbo, sebbene singolarmente le musiche composte ad hoc da Paolo Codognola siano tracce melodiche e di piacevole ascolto. Il lavoro nella sua complessità è tendenzialmente astratto e concettuale, utilizza segni della scrittura del mondo che dilatano l'immaginario ad aironi giganti, gabbiani pescatori e belve inferocite. L'aspetto simbolico è comunque pregnante perché la visione si fa pietra ed è espressa dal commento degli sguardi che cercano nello spazio il loro personale orizzonte, il loro crinale, luogo di origine creativa. È di sicuro un lavoro sulla qualità di movimento e sulle possibilità motorie di un corpo osservatore, caleidoscopio disarticolato di colori e vetri. Restano presenti i caratteri atletici e forti di Andrea Dionisi che mostra senza dubbi le sue capacità. Momento coreografico di grande rilievo è l'assolo interpretato da Maxime Freixas che con una semplicità rara del gesto viaggia ad altissima velocità verso una meta lontana nel tempo. Il performer comunica la pace della visione interna nella totale libertà ed espressione corporea, permettendoci di accedere alla sfera umana della sua percezione. Manfredi Perego trova una collocazione umile all'interno della pièce senza che la sua presenza sia mai invasiva o troppo pretenziosa.
Dei Crinali sembra un canto notturno, bagnato da raggi lunari. La fine dello spettacolo è forse l'alba alla fine della visione e i danzatori spostati dal vento corrono liberamente in scena. Siamo lontani dai ghiacciai innevati o dalle nuvole fitte sulle creste degli altipiani.
L'atmosfera è nostalgica, calda, gioiosa.

 

 

 

Equilibrio – Festival della Nuova Danza
Dei Crinali
coreografia e regia
Manfredi Perego
interpreti Andrea Dionisi, Maxime Freixas, Manfredi Perego
musica Paolo Codognola
luci Antonio Rinaldi
suono Mauro Casappa
drammaturgia Lucia Perego
video-drammaturgia Damiàn Muñoz
assistente Chiara Montalbani
durata 53'
Roma, Auditorium Parco della Musica, 11 febbraio 2015
in scena 11 febbraio 2015 (data unica)

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