“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Enrico Brega

Quanta voglia di vivere

La mattina presto il tempo era cambiato e la neve stava sciogliendosi in acqua sporca. Avevo trascorso una notte insonne. Ansia, incubi forse.
Le parole del medico che mi aveva visitato il giorno prima a Milano, dove abitiamo, mi martellavano il cervello, ed erano precisamente queste: “Purtroppo lei non è fertile”.

Fuori dal disordine

Il coronavirus è una tragedia che ha colpito l’umanità. Non si tratta di un “frammento” di degenerazione biologica, senza conseguente crisi della sanità, della società e della politica, come certe menti superficiali, se non peggio, possono pensare.
Il nostro Paese sta soffrendo l’evento in modo impressionante. E qui a Milano, dove vivo, la città è alterata dalla paura e dal dolore.

Cosa resta del passato

Tu sei il tipo di persona che non si mette alle spalle i giorni vissuti.
Ami conservare gelosamente i ricordi dei momenti che hanno segnato, nella gioia e nel dolore, il tuo essere. Milano, fondata nel VI secolo a.C., con la sua storia e i sentimenti metropolitani che affiorano con chiarezza nei tuoi pensieri, è il quadro nel quale trovi te stesso.

C’è una luce da sogno

È una giornata limpida e pulita. Dalla finestra del suo appartamento, dove vive in solitudine, Gloria guarda la gente che passa per strada. Sta cantando Tutto è più chiaro che qui, una canzone di Francesco De Gregori che lui ascoltava dal suo tablet Android. Lui, Franco, è mancato da pochi mesi per una malattia che non lascia scampo. Non erano sposati, ma convivevano. Giorni felici.

La magia della lettura

Per me non c’è niente di più sexy di una donne che legge”. È Jonathan Franzen, autore del romanzo Le correzioni, che assegna alla lettura un ruolo di primaria importanza nel rapporto tra gli umani.
Naturalmente, Franzen non ne fa una questione di genere, ma tiene conto di una realtà, il sistema sociale, che caratterizza il mondo maschilista in cui viviamo.

Il mistero della felicità

Un pomeriggio d’estate Ornella Morandi tornando alla sua abitazione di Milano, dopo una settimana trascorsa al mare, trovò nella casella postale una lettera inviatale da una delle più importanti case editrici italiane. Non l’aprì subito. Era solita ricevere posta da parte di chi trattava temi di scrittura, quali editori e giornali in particolare. Si rivolgevano a lei poiché traduceva dall’inglese testi di argomenti vari. E si era fatta un nome nell’ambiente, specie letterario.

Il cuore celato in recessi inaccessibili

Sin da quando ero adolescente − frequentavo allora le scuole medie inferiori − il mio rapporto con i compagni di classe era in certo senso distaccato, ma non conflittuale.
Durante il percorso da casa mia nei pressi di Piazzale Susa, Milano, fino alla scuola mi piaceva fumarmi una sigaretta. I miei genitori non lo sapevano. Una volta a scuola, seguivo le lezioni con un convinto senso di lontananza. Il rapporto con gli inseganti era in apparenza normale, ma la mia mente cercava vie nuove.

Amore instabile

“Mio Dio”, pensò Lilli, “questo è un incanto”.
In fondo alle dolci e verdi collinette rivestite da filari di vite, circondato da platani in fiore, si offre agli occhi di chi ama la natura un angolo di vita serena, per chi sente di tenersi lontano dal degrado ambientale.
Capelli tendenti al grigio, ma giovanile, Franco ha una relazione con Lilli, vivono a Villa Marone, frazione di San Damiano al Colle, Oltrepò Pavese, nella casa che Franco ha ereditato dal padre. Dopo la laurea in giurisprudenza ottenuta alla Bocconi di Milano Franco è stato assunto dalla filiale italiana della Morgan Stanley, società finanziaria americana, con headquarter a Manhattan.

Viviamo in un mondo politico

La riunione sarà impegnativa. Ma poi... perché chiamarla riunione? Quando si tratta di un semplice incontro di tre amici che un sabato pomeriggio, di primavera, desiderano semplicemente ritrovarsi in un piano bar nel centro di Milano per scambiarsi opinioni su come vanno le cose nel mondo. Il tutto reso brioso e altresì fantasioso da bicchieri di buon vino che ci viene portato a tavola dal cameriere del quale, col tempo, siamo diventati amici.

Ombre bianche

Immaginate questo. Io e i mei amici che abbiamo frequentato scuole pubbliche non ci siamo mai tolti dalla testa che a quei ragazzini costretti dai genitori a relegarsi in istituti scolastici privati fosse stata sottratta la capacità di esprimere liberamente sé stessi. Ed è andata così fino alla maturità. Poi ognuno di noi ha preso la sua strada. Da parte mia, in piena coerenza con l’orizzonte al quale non ho mai cessato di orientare il mio pensiero, ho rinunciato ad accedere all’università.

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il Pickwick

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