“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Enrico Brega

Quattro passi nella vita

“Te la senti di fare un giretto?” chiesi al mio amico Roberto. Lui non esitò, neanche un nanosecondo, e lanciandomi uno sguardo dei suoi con le pieghe sulla guancia sinistra, disse sì. Ci incamminammo allora lentamente verso il Parco Sempione. Era sabato, un giorno di primavera particolarmente luminoso a Milano. Eravamo stati a pranzo da un nostro collega. Tra noi gli amichevoli incontri costituivano ormai una regola esistenziale.

Se la vita è fantasia

Ero nel bel mezzo di un sogno. Un sogno fantastico, perché incomprensibile. Poi mi ha svegliato il mio cellulare. Mi chiamava una società di cui non ricordo il nome per vendermi qualcosa. A malapena sono sceso dal letto.
Quasi barcollando mi sono trovato in cucina. E ad occhi semichiusi ho allungato una mano, che ha agguantato la bottiglia di whisky. L’altra mano, quasi agisse in autonomia, ha rovistato tra i bicchieri dietro al lavandino scegliendo quello col quale ho un rapporto di frequentazione quotidiano.

Raccontami di noi

Sono a Milano, a casa loro, lei vuole che lui le ricordi come è iniziata la loro storia. Ma non solo.
Davvero interessante. E anche un po’ singolare quello che mi stai chiedendo, non credi? dice lui.
È passato molto tempo, vent’anni, e qualcosa è cambiato da quando ci siamo conosciuti, dice lei.
Sì, è vero. Ma perché vuoi che ti parli di cose che dovresti già sapere? dice lui.

Una buona ragione

Quei due cugini, Matteo e Toni, vivevano a Trichiana, un paese con poco più di quattromila anime, posto al centro della Valbelluna tra le Prealpi e il Piave.
Trichiana ha dato i natali a personaggi di riconosciuto prestigio nell’editoria e nella cultura, così come nel giornalismo e nello sport. C’era da esserne orgogliosi, ma non bastava. Semmai era uno stimolo per mettersi alla ricerca del proprio successo.

Non andare oltre

In un certo senso io sono Marco Airoldi, Product Manager presso la filiale italiana di una grande azienda americana che si occupa di progetti per lo sviluppo immobiliare, questo è il mio ruolo.
A quarant’anni ho ragione di credere, per tutto quanto mi riguarda, che la vita mi sorride. Ho una moglie, Claudia, che mi offre il meglio di sé. In tutti i sensi. Purtroppo non abbiamo figli perché io non sono fertile. Ma stiamo per adottare una bambina. Il che, ne siamo sicuri, consoliderà ulteriormente la nostra unione.

Brevi storie

Una cosa che non è divertente? Scrivere racconti.
“Ma perché?”, potrebbero dire i miei lettori. “Hai scritto decine e decine di racconti in pochi anni, e ora sei giunto alla conclusione di avere soltanto perso tempo, inoltre annoiandoti. È una contraddizione, la tua”.

Senilità

Scherzi a parte, devo proprio ammettere che non ho mai pensato di invecchiare. Tutto nei miei pensieri, da quando sono al mondo, mi ha fatto sentire estraneo al processo naturale che conduce ad un aumento dell’entropia intesa quale concetto mutuato dalla termodinamica.

Via dalla tristezza

Giorgio si è affacciato col bicchiere in mano alla finestra del salotto di casa, il cielo livido non promette nulla di buono.
Ha lavorato per buona parte della notte al fine di portare a compimento il testo che sarà alla base della sua ricerca, ovvero il programma finanziario grazie al quale conta di essere promosso manager come Analista Valutario di un Istituto Bancario italoamericano.

Quei divari di generi

Non so come ci siamo messe a parlare del ruolo di noi donne nel mondo contemporaneo. Eravamo sulla terrazza di un bar in Corso Buenos Aires a Milano, dove abitiamo tutte e tre.

Se voli ad alta quota

Dopo la cena andai in cucina per fumarmi una sigaretta, e mi versai ancora da bere. D’improvviso mi venne alla mente quando, a quattordici anni, recandomi alla Scuola Media Tiepolo di Milano passavo davanti alla chiesa Santa Croce dove entravo a pregare per mia madre che stava diventando cieca. Il che mi dava una certa serenità.

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il Pickwick

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