“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Gianmarco Thierry Giuliana

Lacrime di pollo

Ci si può ammazzare per amore, per aver perso il lavoro, per debiti, in uno scatto d'ira e di pazzia, per avere un po' d'attenzione, ma quelle sono solo morti tristi e non veri suicidi. Il vero suicidio non ha un motivo, se non quello dell'essere. No, non ci si ammazza mica perché il dolore è troppo o si è infelici o non si ha niente! Ci sono molti posti del mondo dove molte persone vivono in queste condizioni, e lì dove capita tutti sono troppo impegnati a cercare di sopravvivere per pensare seriamente al suicidio.

Un piccolo gesto per salvare il pianeta: mangiare i vegetariani

Lo sviluppo industriale della razza umana ci ha portato in una condizione catastrofica, anche se alcuni non vogliono vederlo il nostro pianeta è in grave pericolo. Basta vedere le anomalie meteorologiche, le catastrofi, il diffondersi implacabile delle malattie e le alterazioni nel regno animale per rendersi conto che forse è già troppo tardi. Dobbiamo ripensare il nostro modo di consumare l'energia, di spostarci, di alimentarci, di spendere il nostro denaro, di vivere. E dobbiamo farlo in fretta. L'aria, l'acqua, la terra, tutto quel che è essenziale alla vita sembra irrimediabilmente inquinato e ci sta facendo ammalare sempre di più. Non c'è più nulla di sano, di naturale, di vero.

Amore di formalina

Ti vorrei sempre con me, ovunque, a qualsiasi costo, perché ti amo...
Io e te, come polvo enamorado trasportato dal vento, sempre vivi
oltre la morte nell'alba senza fine del ricordo...

Ti vorrei sempre con me, ovunque, a qualsiasi costo, perché ti amo.
Per questo vorrei poterti fare a pezzi, sminuzzarti, lacerarti, tagliuzzarti,
segarti persino le ossa, e portarti in giro per il mondo e nella mia tomba.

L'Amore spiegato a mio figlio

"Papà, ma come hai fatto a convincere la mamma a stare con un fallito come te?"
"È una storia complicata..."
"Non lo sai neanche tu, vero?"
"No! Cioè, sì che lo so! Ma sai l'amore non si può spiegare a parole..."
"Non è che sei tu che non sei bravo con le parole?"
"Lo sapevo, lo sapevo, l'ho sempre detto che un figlio fra lei e me sarebbe stato un mostro!"
"Perché dici così?"

Libri da Nobel che non servono a niente

Scritto dal Nobel per la letteratura Kawabata Yasunari, Bellezza e Tristezza sarà uno di quei libri che mi ricorderò insieme a tanti altri per averli dimenticati. Dalla coscienza di questo oblio nasce questa piccola e personale riflessione sul senso della letteratura. Se infatti  l'importanza della letteratura è data per scontata, vi propongo, per amor suo e solo per qualche minuto, di dubitarne.
I libri di narrativa servono davvero a qualcosa? Sono veramente importanti? Cosa li distingue da un passatempo come un altro?

Un eroe (vero)

Non fu figlio di Venere né di Marte l'eroe che salvò la Grecia ai tempi di Aristotele.
CDOBOS, la cui storia fu poi ingiustamente dimenticata, fu tra i più forti ed i più valorosi guerrieri di tutta la storia dell'umanità. Umano troppo umano, nessuna divinità gli offerse mai un qualche potere né tanto meno tradì i cieli per difenderne le tragiche sventure. Cdobos non nacque eroe, lo divenne.

L'uomo solo

La solitudine non è una condizione del presente, è una visione mistica e tragica del proprio futuro.
La solitudine è quel terrore che si prova ogni sera quando, soli nel proprio letto, si tirano su le coperte e si è entusiasti di scomparire. La solitudine non è mai stare soli, la solitudine è essere soli.
In fin dei conti la solitudine è quella diversità per cui, anche circondati dai migliori amici, non si smette la sera di essere felici di scomparire e si vorrebbe non risvegliarsi mai più. Perché?

Alla ricerca di un nuovo mondo: cronache dal Giappone

Oltrepassato l’ottavo bivio e dopo aver valicato centinaia di Torii del Fushimi Inari Taisha, mi sovvenne un pensier sublime: dove cazzo sono?!
Già, ero perso. Ero solo, in Giappone, senza sapere assolutamente il giapponese, quasi senza soldi, e non avevo la più pallida idea di dove stessi andando e tanto meno di come tornare indietro.
È in questi istanti che viene da rivalutare la colonizzazione e la globalizzazione: cosa non darei per un dannatissimo cartello in inglese! Non solo ero perso, ma ero anche stanco, anzi esausto!
E tuttavia non potevo assolutamente fermarmi, dietro di me una odiosa vecchietta sorridente con non uno ma bensì due bastoni stava come me salendo verso la cima e stava per superarmi.
“Vecchia, non avrai mai questo piacere, non ti porterai via quel poco che mi rimane d’orgoglio!”.

Elogio della pornografia

Se dovessimo tracciare il profilo del finto intellettuale medio-borghese contemporaneo potremmo dire questo: non prova vergogna nel blaterare sull’importanza del teatro greco e prova invece molto pudore nel parlare della pornografia che consuma. Con l’atteggiamento ironico tipico di chi disprezza la massa, egli non ha intenzione di ricredersi in niente, e conquista oscenamente le proprie scopate nei milieu con cento pensieri altrui (capiti male) e mai uno proprio: un misto fra necrofilia e Gangbang.
Se tuttavia esiste ancora oggi un luogo sacro di catarsi, uno spettacolo di massa capace di educare e di portare alla riflessione sui valori profondi della società, questo sta proprio nella pornografia.
Direi di più: essa è l’unica speranza, l’ultima, per chi (e non è certamente il soggetto sopracitato) ancora crede nella rivoluzione.

Grido

Di questi anni passati a sognare,
la morte,
il più doloroso ricordo è il mio gridare,
perduto nel vuoto di quella esistenza a cui avete negato una sorte.

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il Pickwick

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