“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Antonio Cataldo

Go West

“Attorno alle 6 e 15 della sera il cielo diventa lilla e verde, le montagne porpora, indaco e qualche altro colore...”. Ci sono colori netti, intensi, nei ricordi che Joel recita a voce alta. Sembra quasi un’inquadratura ottenuta allargando il campo dal primo piano della macchina – che attraversa lo schermo sulla highway – prima di essere ripresa dall’alto e scoprire così le alture circostanti, lo spazio sconfinato di tanto cinema. Quello che celebra i paesaggi del Midwest, che costruisce una dinamica narrativa sfruttando le linee di fuga del contesto, che sostanzia nel movimento reale le istanze libertarie di superare un limite sociale, personale, identitario.

Vòltati Eugenio!

Nel 2015 David Kertzer, docente di scienze sociali, antropologia e studi italiani a Providence, nel Rhode Island, si aggiudica il Premio Pulitzer per la categoria “biografia” con il saggio Il patto col diavolo. Mussolini e papa Pio XI. Nel volume si analizzano i rapporti tra il fascismo e il Vaticano, la posizione favorevole di papa Ratti (assurto al trono pontificio lo stesso anno – il 1922 – della marcia su Roma) nei confronti del regime, il suo appoggio iniziale al nazionalsocialismo, visto come baluardo contro l’avanzata del bolscevismo, prima che Hitler imponesse le persecuzioni agli ebrei. Il pontefice rinnegò anche l’adesione del duce alle posizioni razziste del führer con le conseguenti leggi razziali (specie per quanto riguardava la proibizione dei matrimoni misti, contravvenendo agli accordi del Concordato), decidendo per un discorso di pubblica condanna dell’antisemitismo.

I bianchi e il nero

Nuova produzione per la compagnia milanese PianoinBilico – nata da un’idea di Silvia Giulia Mendola ben dodici anni fa, e costituitasi in associazione culturale nel 2008 con altre cinque giovani attrici in qualità di socie – che inaugura la sua attività nel 2016 con un classico shakespeariano come l’Otello (un ritorno ad un testo classico, avendo la compagnia debuttato con la versione scenica de Le relazioni pericolose di Choderlos De Laclos, curata dalla stessa Mendola).

Daniel corre

Davide Sibaldi, classe 1987, è un giovane regista milanese appassionato di cinema fin dall’adolescenza. Gira più di quaranta cortometraggi (il primo risale al 1998) e nel 2010 realizza il suo primo lungo, L’estate d’inverno, che gli vale riconoscimenti in varie manifestazioni. Nel 2014 firma il suo secondo lavoro, In guerra, presentato nella sezione After Hours del Torino Film Festival dello stesso anno.

La versione

In fondo alla scena, al centro, un grammofono posto su un comò; ai lati di questo due porte aperte. Sulla destra del palcoscenico il pianerottolo, diviso dal resto della sala dalla porta d’ingresso. Il professore fa partire il grammofono e suona un violino, ma la musica è in playback. Il servitore Marius è seduto e rammenda un paio di pantaloni. L’allieva sale sul palco (sul pianerottolo) e suona alla porta. Il prof lentamente va ad aprire e posa il violino, ma la musica continua.
L’allieva suona un’altra volta; il prof, impaurito, si allontana. Il servitore va ad aprire, ma subito richiude. La ragazza suona per la terza volta: “Un momento!” esclama Marius, che finisce di spostare al centro della scena il tavolo (con sopra le sedie) e va ad aprire.

Le voci di Anton

Sul fondo tre pannelli che simulano muri con mattoni di vetro. A destra un tavolino basso. A luci ancora accese l’attore, con indosso un cappotto, entra in mezzo al pubblico e chiede un bacio, un  bès. “Mi date un bacio e un momento di bene”, chiede insistentemente in dialetto emiliano e in tedesco. L’effetto spiazzante dura poco ma fa il suo effetto: sembra un vero emarginato che osa entrare là dove ogni brava coscienza civile accetterebbe qualsiasi diversità solo se sta buona in silenzio. Poi lo smarrimento passa, e si rientra nella codificata pratica della fruizione teatrale. “El matt” parla tra sé e sé e si rivolge al pubblico, lo conta: “uno, due, tre... tredici, trèdes!” e ricomincia fermandosi al fatidico numero.

Volere volare

È giunta mezzanotte... ma i rumori non si spengono in un vecchio teatro abbandonato dove provano due musicisti, un chitarrista e un fisarmonicista, intenti a suonare canzoni di Domenico Modugno. Nel silenzio risuonano le note di Amara terra mia e di Vecchio frack, e dal buio si materializza una visione; un uomo con un cappello nero, una scopa di saggina e il volto pallido, cereo. Una visione? Uno spettro? Chi mai sarà quell’uomo in frack? Egli stesso si presenta: è Gianfranco, custode di quel cinema comunale, intento a pulire e spazzare, e a rimproverare la svogliatezza dei giovani d’oggi, che non vogliono impegnarsi in nulla, che non sanno cosa sognare.

Gara di archi

Si narra che nella primavera del 1709 a Roma, a casa del cardinal Ottoboni, mecenate e amante della musica (nonché collezionista di strumenti musicali, tra cui un grande organo da camera e ben sedici clavicembali) si tenne una tenzone abbastanza “singolare”, tra il giovane Domenico Scarlatti e il coetaneo Georg Frierdich Händel, detto il Sassone, già apprezzato come valente esecutore al suo arrivo nella città eterna nel gennaio di due anni prima. Il pubblico invitò i due musicisti a sfidarsi prima al clavicembalo e poi all’organo. Dalle testimonianze riportate, pare che Scarlatti riscosse maggiori favori (altri parlano di una sostanziale parità) nel primo duello, mentre per il verdetto organistico non ci furono dubbi: lo stesso Domenico riconobbe la superiorità del rivale. Aneddoto reale, che non impedì ai due di nutrire stima e amicizia reciproca.

Pop goes my love

Il teatro Binario 7 di Monza giunge al traguardo del decimo anno di attività. Inscindibilmente legato alla compagnia di produzione e diffusione teatrale La Danza Immobile, ha visto in questi anni consolidare la sua posizione di punto di riferimento teatrale, e in generale culturale, all’interno del panorama cittadino e provinciale, caratterizzandosi per l’eterogeneità delle proposte all’insegna del teatro più autentico, meno legato ai consueti circuiti dello spettacolo d’intrattenimento.
La stagione 2015-2016 comincia con Orlando pazzo per amore, una produzione della Compagnia del Sole per la regia a quattro mani di Flavio Albanese e Marinella Anaclerio.

Gli altri siamo noi

È un martedì di dicembre del 2011 e come ogni mattina gli ambulanti allestiscono i loro banchetti per iniziare una nuova giornata di lavoro in Piazza Dalmazia a Firenze. Si mette a posto la merce, si servono i primi clienti. La giornata sembra scorrere come tutte le altre. Poi, verso mezzogiorno e mezza, la morte arriva all’improvviso, portata da un angelo del male che piomba nel mercato iniziando a sparare con determinazione e senza alcuna indecisione. Mira ai venditori di colore, agli africani dalla pelle scura. Sotto i suoi colpi cadono Samb Modou e Diop Mor, entrambi senegalesi.

Page 2 of 11

il Pickwick

Sostieni


Facebook