“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Viviana Calabria

Il confine tra bene e male non è mai così nitido

La commedia di Jean Giraudoux scritta nel 1943 è di grande attualità, si potrebbe dire che ai suoi tempi sia stata premonitrice di eventi che, nel mentre della scrittura, sembrano irreversibili. Da molti definita una favola ecologica, si può di certo dire che, come il presente, non ha un fine lieto. È una storia che, nel dramma sociale che si consuma, inserisce momenti di ironia amara che strappa sulle prime il sorriso, ma che poi si rivela nel suo significato secondo.

(S)legami di sangue

Parlare di legami tra sorella implica anche parlare di legami familiari e, va da sé, di legami di sangue. Due concetti per me molto distanti, che hanno poco a che fare l’uno con l’altro ma che diventano spesso sinonimi. I legami familiari “capitano” come si suol dire, non li scegli, ma per essere tali devono essere sviluppati, costruiti e portati avanti altrimenti si trasformano in obblighi socialmente imposti. Alcune volte si lasciano andare, altre si tengono insieme con sporadiche visite di cortesia.

Antonio e Cleopatra (e gli attori "sbagliati")

È un lavoro complesso spiegare cosa di un prodotto artistico non ti ha convinto o, peggio, non hai apprezzato. Mette in moto valutazioni su se stessi e la propria preparazione e spaventa il giudizio e soprattutto la reazione alla lettura di un’opinione non positiva. Mi accingo allora a parlare di Io sono fuoco e aria portato in scena al Teatro Stabile Galleria Toledo da Laura Angiulli, di cui ho visto uno spettacolo sulle figure femminili in alcuni testi del romanziere Philip Roth. È questo dunque il motivo principale dell’interesse verso lo spettacolo, come quando segui uno scrittore che in qualche modo ti ha incuriosito e attendi di leggere altro per scoprire le sue carte e se tra te e lui c’è affinità di emozioni.

Non era solo un uovo: due solitudini si incontrano

Ho incontrato Silvio Orlando con il film La scuola di Daniele Luchetti. Ero adolescente e qualcosa di quel docente che è sempre dalla parte degli studenti, calmo ed empatico, mi aveva catturata. Ho seguito la sua carriera in maniera frammentaria, consideravo infatti il cinema un passatempo e prediligevo la lettura. Ricordo però nitidamente che Il papà di Giovanna mi riportò a galla alcune delle sensazioni avvertite con la visione del film di Luchetti.

"Solaris". Le nostre colpe, il nostro passato

Confrontarsi con un testo importante della letteratura, da cui sono stati tratti due film, e rimaneggiarlo per il teatro non è cosa semplice. Stiamo parlando di Solaris, romanzo di Stanislaw Lem pubblicato nel 1961, conosciuto soprattutto per il film di Tarkovsky del 1972 e riproposto in un remake da Soderbergh nel 2002. Rifacimenti, reinterpretazioni, teorie hanno permesso all’opera di vivere oltre se stessa e creare materiale per continuare a riflettere. Non è necessaria una disamina sul genere fantascientifico cui appartiene il testo (serie A, serie B) perché è lui stesso a parlare e mostrare cosa c’è oltre l’elemento che lo rende di genere e fa storcere il naso a chi non ne è attratto. Però tenetelo a mente. La domanda che invece spesso ci si pone è: perché riproporre un testo di tanti anni fa?

Crepuscolo d’Occidente

Dal lat. occĭdens -entis, p. pres. di occidĕre ‘cadere’ (riferito al sole che tramonta).
Cadere, tramontare. Occidente come luogo in cui il sole scompare. Il sole come luce che acceca, “ferisce”. Ma quando al tramonto non risponde più l’alba?

La ribellione delle donne di Roth

Un solo palco per tre storie. Scenografie essenziali che occupano tutta la lunghezza del palcoscenico, divise solo da uno spazio vuoto. Attori che si avvicendano e luci che illuminano ora l’una ora l’altra scena. La scelta di Laura Angiulli permette allo spettatore di non confondere personaggi e trame, avendo ben chiara la divisione anche a livello visivo, e crea, allo stesso tempo, un legame più o meno esplicito tra le storie.

La storia riscritta dai vincitori: lunga vita a Medea

Quindici talenti. Tanto costano i servigi di Euripide. Euripide, il drammaturgo a cui dobbiamo la più famosa rappresentazione teatrale di Medea, ripresa poi da altri: emblema di donna vendicativa perché tradita dal marito, folle di dolore tanto da uccidere i suoi stessi figli. Simbolo dell’irrazionalità che è tipica della donna.

Il dolore sospeso e corporeo di Marguerite

Una piccola sala, pochi posti su panchine di gomma. Buio, nero, tre punti luce che rischiarano la scena. È un interno, una stanza con sedie, una poltrona, un tavolino da tè con delle tazzine e un telefono, valigie e fogli sulle diverse superfici. Dietro il tavolino una colonna con dei fogli impolverati e un divisorio.

Parlando con I Pesci: intervista alla Compagnia

Rispondere quando il teatro chiama è una reazione istintiva. Dopo un lungo stop timidamente il palco ha ripreso la sua funzione e il Castel dell’Ovo ha risposto. In occasione del Maggio dei Monumenti la Sala Italia e le terrazze hanno ospitato il progetto (H)earth Ecosystem of Art & Theater sostenuto dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli e ideato da Teatri Associati di Napoli e Interno5, in collaborazione con Il Pozzo e il Pendolo, Nuovo Teatro Sanità, Teatro Area Nord, Teatro dei Piccoli/I Teatrini, Teatro Elicantropo, Teatro Nest, Nuovo Teatro Sancarluccio, Teatro Serra, Teatro Tram, Teatro Troisi.

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il Pickwick

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