“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Eleonora Cesaretti

Adriano, un cuore greco in un corpo romano

Publio Elio Traiano Adriano fu imperatore di Roma tra il 117 e il 138 d.C. .
Di quest’uomo dotato di grande cultura e saggezza viene data un’immagine a tutto tondo nel capolavoro di Marguerite Yourcenar, non senza un ponderato e studiato fondo di verità storica. Ne sono una prova anche i taccuini di appunti pubblicati in calce al romanzo, che testimoniano il travagliato lavoro di ricerca, abbandono e ripresa del materiale biografico – pure piuttosto esiguo – di questo personaggio storico.

Ognuno ha la sua versione

Il problema dei romanzi scritti in forma di autobiografia è sempre quello di stabilire quanto della vita dell’autore sia finito tra le pagine del suo scritto. Non che qualcuno ci obblighi ad analizzare il vissuto dell’autore per apprezzare o comprendere la lettura, ma a me questo tipo di analogia ha sempre incuriosito.
Ho letto La versione di Barney del canadese Mordecai Richler senza troppe aspettative, invogliata semmai dalla mole del volume e dalla lusinghiera pubblicità che gli veniva fatta, si voglia anche solo per alimentare il successo della trasposizione cinematografica.

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il Pickwick

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