“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Eleonora Cesaretti

Los Canos de Meca

Attraversiamo lunghe distese di terra gialla mista a abetaie di un verde tale da sembrare amalgamato con la tonalità della terra stessa. È questo che mi impressiona: non si tratta più del verde cupo degli ombù o di quello brillante degli aranci, disseminato in nubi frondose lungo le vie piastrellate. E non è nemmeno il verde smeraldo degli abeti alpini, così profondo da sembrare la gola gorgogliante di un gigante.
Questo è un colore ibrido, come ibrido è questo paesaggio che, repentinamente, passa dalla pianura alla steppa, dal mare alla montagna, come se tutte queste fossero le facce dello stesso prisma.

La città in vitro

Dopo aver imboccato le astruse autostrade spagnole, ci risolviamo di ricomprare la tenda – smarrita nel ventre di chissà quale aeroporto − e di proseguire con il piano originario.
Cadice è là che attende, roccaforte bianca sull’Atlantico. Eretta dai Fenici nell’undicesimo secolo, la sua funzione era insita nell’antichità del suo nome: Gadir, fortezza.
E, oggi come allora, Cadice è destinata a rimanere impenetrabile: si tratta di una specie di avamposto cui le principali arterie stradali ruotano intorno, senza tangerla né inquinarla.

L'energia dei Linkin Park!

Ci facciamo largo tra la polvere sollevata dalle auto che, frettolose di parcheggiare, sgommano sulla sabbiosa strada dell’Ippodromo. Piccoli gruppi di tre o quattro persone avanzano sfoggiando t-shirt con la lista di tutte le date del tour di quest’anno; qualcuno addirittura ha riesumato reperti di vestiario appartenenti a diversi anni fa, a voler dimostrare una fedeltà al gruppo lunga almeno una decade. Chi indossa una semplice canotta nera, come me, non significa che sia da meno: dieci anni sono esattamente il tempo che aspetto per assistere ad un evento del genere. Ricordi della mia lunatica adolescenza fluiscono come ombre tra la gente che si avvicina al palco, un enorme e vagamente minaccioso parallelepipedo foderato di plastica nera.

La città istoriata. Siviglia, day 1

Arrivo in questa città torrida. È domenica, e il fatto che la gente in giro sia poca la fa sembrare deserta: devono essere tutti in spiaggia o rintanati in casa a godersi il sollievo della penombra.
Si fa presto ad orientarsi: la parte antica della città, quella più pittoresca, si rannicchia nell’alcova formata dall’ansa del Guadalquivir, affiancato da una spaziosa strada a tre corsie. Il resto è un dedalo di viuzze che sfociano in piazze dalle dimensioni spropositate, casette affastellate dalle persiane sprangate e marciapiedi rosicchiati.

La Lady del Blues

Quella che due dei più talentuosi fumettisti dei nostri tempi, José Muñoz e Carlos Sampayo, hanno raccontato, è la storia di una commistione. La statura del personaggio su cui si impernia la storia sembra offuscare la fama di coloro che gli danno voce, richiedendo per sé una luce per molto tempo rinnegata.

Recensione di uno Strega: "La Ferocia" di Nicola Lagioia

Per chi abbia imparato a conoscere Nicola Lagioia grazie ai suoi precedenti romanzi – mi riferisco in particolar modo a Riportando tutto a casa (Einaudi 2009) e Occidente per principianti (Einaudi 2004) – la lettura di La ferocia, edito sempre dalla casa editrice torinese e vincitore del Premio Strega di quest’anno, potrebbe presentarsi come una novità.

Blur, il grande ritorno

Era dal lontano 2003 che i Blur non si degnavano di fare un nuovo album. Ben vengano le esperienze soliste (il cantante Damon Albarn, nel 2014, ha pubblicato Everyday Robots) o altri progetti (come i Gorillaz, sempre del sopracitato Albarn), ma i Blur in formazione originaria narrano tutta un’altra storia.

La società distopica dei droni

Ormai qualsiasi cosa formata Muse sembra mandare i fan in fibrillazione, me compresa. Dalla loro musica si sprigiona un’energia di tale intensità da scatenare saltelli inconsulti per la stanza e pericolose frustate di capelli. Eppure, ascoltando i testi, c’è di più. C’è l’anima dei Muse, fatta da una ricerca costante non solo di nuove sonorità, ma anche idee e universi immaginativi intorno ai quali far passare il filo conduttore dell’album. Ecco, quindi, apparire un nuovo concept album, uscito l’otto giugno 2015 per la Waner Bros Records: Drones.

Chi è il mio nemico

Ho letto La Nemica di Irène Némirovsky perché affascinata dalle prime pagine, scosse ancora dall’eco della Belle Époque, così Fin de Siècle. L’atmosfera ambivalente che permea quell’incipit dal tono così dimesso e al tempo stesso così fine e delicato, insieme alla descrizione dei vestiti e delle vie parigine, permette però di collocare la narrazione nei primi anni Venti, presumibilmente negli anni dell’infanzia e della prima adolescenza dell’autrice, nata nel 1908.

Tragicomico caos

L’aspetto che mi ha subito colpito del romanzo di Veronesi è stato il linguaggio, o meglio l’incedere, dal passo brillante, scattante. Una sorta di schiocco di frusta che lacera la pagina, facendo sgorgare una congerie di sentimenti che sembrano donare anche alla situazione più drammatica una spolverata di comicità. Quest’ironia, per emergere dal tragico, ha bisogno di un tramite, che è il cinismo, cioè quella sferzata dal sapore salato che sembra stappare l’ingorgo delle apparenze e delle costruzioni umane per far zampillare reazioni più autentiche e più spontanee.

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il Pickwick

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