“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Cinema

Cinema La sala delle immagini

«Nel buio un fascio di pulviscolo bianco si diresse al telo dinnanzi: si generarono immagini. Apparvero donne e uomini in strade mai viste e guglie, ciminiere, ponti, campanili tra case. Apparvero mondi, apparvero storie».

Tuesday, 25 July 2017 00:00

Cinema e neuroscienze

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Le neuroscienze hanno da tempo evidenziato quanto l'intelligenza umana sia legata alla corporeità degli individui e come quest'ultima si realizzi pienamente attraverso l'esperienza. Il corpo riveste un ruolo centrale nelle pratiche di simulazione che gli individui mettono in campo tanto nella vita quotidiana, quanto nelle esperienze estetiche e mediate. Nel saggio Lo schermo empatico. Cinema e neuroscienze (Raffaello Cortina Editore, 2015), gli autori, Vittorio Gallese e Michele Guerra, un neuroscienziato ed un teorico del cinema, indagano la relazione che lega lo spettatore alle immagini cinematografiche, il tipo di rapporto intersoggettivo che si instaura tra gli spettatori ed i mondi possibili della finzione prodotti dal cinema.

Chi intende approfondire le caratteristiche delle immagini proprie della contemporaneità ed i rapporti che si creano tra queste e gli spettatori, non può prescindere dagli studi di Andrea Rabbito pubblicati in una monumentale tetralogia di saggi composta da: Il cinema è sogno. Le nuove immagini e i principi della modernità (Mimesis, 2012), L’illusione e l’inganno. Dal Barocco al cinema (Bonanno, 2010), Il moderno e la crepa. Dialogo con Mario Missiroli (Mimesis, 2012) e L’onda mediale. Le nuove immagini nell’epoca della società visuale (Mimesis, 2015).

Thursday, 06 July 2017 00:00

Immagini e sguardi indagatori

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A partire dalla fine dell'Ottocento le arti visive hanno iniziato ad approfondire l’importanza di ciò che nell'opera si nega all’osservazione perché posto fuori campo o perché non di facile individuazione. A partire dalla fine del XIX secolo diverse opere richiedono allo spettatore di essere osservate con un tipo di sguardo particolare ed è proprio a tale modalità di visione che lo storico dell'arte Victor I. Stoichita dedica il saggio Effetto Sherlock (Il Saggiatore, 2017).

Tuesday, 27 June 2017 00:00

Strategie del desiderio tra trailer e film

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Nel campo degli audiovisivi già da qualche tempo stanno uscendo numerose analisi riguardanti le sigle che, soprattutto nelle serie televisive, hanno raggiunto elevati livelli di complessità e, quel che più importa, a volte incidono in maniera rilevante sul film o sulla puntata che introducono. Martina Federico con il suo ultimo libro si sofferma invece su un altro testo audiovisivo importante: il trailer.

L’aspetto del personaggio di Amy Adams (Louise Banks) è rilevante per la percezione del suo spirito. Molto semplice ed essenziale, con uno stile che rasenta il dimesso, ma in modo assolutamente elegante e raffinato, esso rispecchia la personalità di una linguista perennemente dedita allo studio appassionato della propria materia, con la quale fa coincidere il pensiero intorno all’intera esistenza e la fattività della propria.

Secondo Giorgio E. S. Ghisolfi − regista e docente di discipline attinenti all’audiovisivo, al cinema e al cinema d’animazione − alla sua uscita nel 1977 Star Wars si propone come particolare risposta agli interrogativi identitari che attraversano la società americana post-sessantotto in un mondo nettamente diviso in blocchi. Si tratta di un'opera che, grazie alla sua stratificazione, risulta capace di dare a ciascun pubblico ciò di cui ha bisogno.

Thursday, 15 June 2017 00:00

Storia della serialità televisiva

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Abbiamo già avuto modo di affrontare il volume di Giorgio Grignaffini ed Andrea Bernardelli, Che cos'è una serie televisiva, (Carocci, 2017) ricavandone una mappatura di forme e modelli delle produzioni seriali televisive, in questo nuovo scritto torniamo sul lavoro dei due studiosi per  tracciare le tappe principali che hanno scandito la storia delle produzioni americane e italiane.

“Io, il famoso scrittore, l’ultimo a conoscere questa storia. Ma adesso voglio sapere tutto, voglio sapere cosa ne è stato dell’uomo da cui ci saremmo aspettati solo successi, il nostro eroe, il nostro Kennedy”

 

Seymour Levon, “lo svedese”, conduce quella che potrebbe definirsi un’esistenza perfetta: vive in una bella tenuta in campagna del New Jersey con la sua bella moglie, un tempo reginetta di bellezza, e la loro unica figlia Merry, il cui balbettio appare l’unica motivazione di preoccupazione per l’uomo.
Per anni alla guida delle squadre di football, baseball e basket della sua scuola, e dipinto da chiunque come un eroe per le sue doti atletiche ed il suo aspetto molto gradevole, gestisce ora la Newark Maid, una piccola fabbrica di guanti in espansione, lasciatagli dal padre al momento del suo pensionamento.

Le serie televisive, oltre a divertire il pubblico, sono prodotti narrativi che consentono di comprendere meglio la società e la cultura dei nostri tempi. A partire da tale convinzione Giorgio Grignaffini ed Andrea Bernardelli hanno recentemente pubblicato per Carocci editore Che cos'è una serie televisiva, un piccolo manuale utile a comprendere questa particolare forma di narrazione audiovisiva. Il volume è articolato in quattro sezioni principali: nella prima si passano in rassegna le modalità di classificazione della serialità televisiva definendone formati e generi narrativi, nella seconda si traccia una storia delle produzioni americane ed italiane, mentre le ultime due sezioni forniscono rispettivamente una descrizione dei processi ideativi e produttivi ed un tentativo di delineare lo sviluppo futuro della serialità televisiva.

Christina ha perso il suo gruppo di amici durante una gita nel bosco. Sola e alla ricerca dei suoi compagni, s’imbatte sulle sponde di un lago nei corpi di tre bambine annegate. Un giorno d’estate, giocando nel bosco, Jasmin, Calista e Katharina scoprono sulle sponde di un lago il corpo di una ragazzina annegata. Le tre cuginette sono pronte a nascondere il cadavere ma gli occhi di quest’ultimo si aprono improvvisamente.
Realtà o incipit di un sogno?

Monday, 22 May 2017 00:00

L’iperbole di Hannah Baker

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“A che cosa pensano questi umani fragili?”
  (Baustelle – La canzone del parco)


Tredici è una serie tv disponibile su Netflix, il titolo originale è 13 Reasons Why, ed è diventata in pochissimo tempo un vero e proprio caso mediatico. La trama se non originale è comunque molto accattivante, complice anche il finale che ci viene svelato fin dall’inizio. Chi guarda ne sa quanto i personaggi, man mano insieme a loro, lo spettatore arricchisce di dettagli il quadro finale, il quale non è dei migliori, anzi, è una vera tragedia. Ci sentiamo tutti un po’ detective, sulla pelle di Hannah Baker, un’adolescente americana che un bel giorno decide di tagliarsi le vene e farla finita, non prima di aver registrato tredici nastri nei quali spiega i motivi del suo gesto. Ogni nastro una persona, perché saranno queste persone a uccidere Hannah, senza farlo mai per davvero.

È stato da poco dato alle stampe da Mimesis edizioni Divergenze in celluloide (2017), un interessante studio di Ryan Calabretta-Sajder che indaga il cinema di Ferzan Özpetek. Lo studioso, che nel volume intende dimostrare l'abilità del regista nell'affrontare e leggere la società contemporanea, ritiene che la creatività e originalità di Özpetek risiedano nel suo appartenere tanto alla “comunità queer” che a quella migrante.

Wednesday, 10 May 2017 00:00

Del demone che regalò il paradiso

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10 maggio 1987 – 10 maggio 2017: trent’anni esatti dal Primo Scudetto. Chi non l’ha vissuto non può capire fino in fondo; chi non è napoletano, chi non conosce l’intima essenza di questa città ben difficilmente può penetrarne l’immaginario e comprendere cosa quel momento abbia rappresentato per una città e per un popolo atavicamente portato a mescolare vita e fantasia, sogno e realtà, sacralità fideistica e laicità profana.

C’è un tipo di inquadratura frequente in The Young Pope di Paolo Sorrentino in cui il papa, di spalle o di tre quarti, esibisce un dettaglio non da poco dell’ormai celebre, leccatissima pettinatura: una sfumatura perfetta, fresca fresca di barbiere. Non se ne vede mai uno, di barbiere, nelle lunghe ore di ozio vaticano della serie, ma viene spesso in mente quel pezzo di Roland Barthes intitolato Les Romains au Cinéma, in Mythologies. Parla del Giulio Cesare di Mankiewicz e dice che il vero autore del film è il coiffeur, per via della frangetta da antico romano posta in capo a ciascun personaggio.

Diverse serie televisive contemporanee hanno riservato il centro della scena ad antieroi problematici che sembrano avere poco a che fare con gli eroi e gli antieroi tradizionali; si pensi a produzioni seriali di successo come The Sopranos (1999-2007, HBO), Boardwalk Empire (2010-2014, HBO), True Detective (2014-in produzione, HBO), Sons of Anarchy (2008-2014, Fox) o Breaking Bad (2008-2013, AMC).
Andrea Bernardelli nel saggio Cattivi seriali. Personaggi atipici nelle produzioni televisive contemporanee (Carocci editore, 2016) ha affrontato tale fenomeno passando in rassegna i principali studi, soprattutto anglosassoni, che hanno indagato tali narrazioni seriali. Dalla panoramica dell'autore emerge come secondo alcuni studiosi la presenza di tanti antieroi problematici sia da mettere in relazione alla volontà di produrre serie complesse anche se esiste una lunga tradizione di antieroi nella letteratura, nel teatro e nel cinema.

il Pickwick

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