
“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”
“Dico sul serio. Riconosco il talento quando lo vedo, anche se a me manca. Quando recitavamo a Praga nel 1911 e nessuno aveva mai sentito parlare di Kafka, lui venne dietro le quinte e appena lo vidi capii che mi trovavo in presenza di un genio. Ne sentivo l’odore, proprio come un gatto sente l’odore del topo. Così è cominciata la nostra grande amicizia”.
“È straordinaria l'idea che ogni goffagine tua, ogni incertezza, ogni rabbia − insomma tutto ciò che è negativo − può sembrare domani, da un diverso e più sapiente punto di vista, scoprirsi un valore, una qualità, un tesoro positivo. Ma vale anche l'inverso. Ogni tuo vanto può fallire, può mancarti sotto”.
“Se leggo un libro che mi gela tutta, così che nessun fuoco possa scaldarmi, so che è poesia. Se mi sento fisicamente come se mi scoperchiassero la testa, so che quella è poesia. Questi sono gli unici modi che ho di riconoscerla. Ce ne sono altri?”
“Perché noi viviamo due vite, entrambe destinate a finire: la prima è la vita fisica, fatta di sangue e respiro, la seconda è quella che si svolge nella mente di chi ci ha voluto bene. E quando anche l'ultima persona che ci ha conosciuto da vicino muore, ebbene, allora davvero noi ci dissolviamo, evaporiamo, e inizia la grande festa del Nulla, dove gli aculei della mancanza non possono pungere più nessuno”
“È finita. È finita. È quasi finita”
“Vivere significa fare esperienza della perdita”
“Lo spettatore per lo più assieme ad altri spettatori, non forma una comunità di pubblico se non attraverso il riconoscimento di una trasformazione: c'è teatro, dunque, soltanto se gli spettatori che escono dalla sala non sono esattamente le stesse persone che erano entrate. Per questo il teatro, come scrive Claudio Morganti, comincia dopo lo spettacolo, con la sua fine”
“Contemporaneo è colui che riceve in pieno viso il fascio di tenebra che proviene dal suo tempo”