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Saturday, 29 June 2013 02:00

Deck Our Kings

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Desidero anzitutto 1) esprimere la mia gratitudine a siti per gentiluomini quali sexusblog.com, freepornblogger.com, pornblogspace.com nonché il mio cordoglio per la dipartita improvvisa del primo e la totale inaffidabilità degli altri e 2) comunicare che, salvo il palesarsi di una pagina web molto stabile e fuori dalle strette maglie della censura, attualmente a me non nota, la mia carriera di blogger misantropo e a rischio denuncia è volta tristemente al termine. Essendomi precluse piattaforme per ragazzine quali wordpress e simili, a causa dei contenuti negli anni ampiamente apprezzati da quel pervertito di Antonio Russo De Vivo (che più di tutti, per la costante lettura, mi sento di ringraziare), non vedo più l’utilità di continuare un discorso ridottosi ormai a stanco soliloquio, visti i continui e necessari cambi di baracca. Cade a pennello, in questa triste occasione, una frase del mio amico Gionsi, cui pure vanno la mia stima e il mio affetto, come me "condannato a morte nel silenzio" e tartassato dall’ingiustizia della pubblica morale e dalla poca stabilità delle piattaforme porno estere, il quale mi scriveva tempo fa: "Triste destino il nostro, un’altra incrinatura nello specchio che nasconde l’effimero che ci attende al traguardo finale".

 

 

D’altro canto, con l’approssimarsi della bella stagione e del suo carico di forme in decadimento messe in mostra, si fanno più frequenti le mie riflessioni su quanto l’umanità sia degenerata fino al raggiungimento di uno status quo costituito da trascuratezza etica, eccesso di grasso corporeo e in generale cattiva creanza. Questo tipo di pensamenti, in genere, è concomitante con l’inizio delle abituali mattine trascorse sulle spiagge affollate delle zone costiere non troppo distanti dalla terra di nessuno in cui, mio malgrado, risiedo. L’osservazione – a volte ai limiti dello stalking – della brutta fauna campana, mi ha portato a notare come anche i tatuaggi, da anni totalmente sdoganati tra il popolino e sbandierati come trofei, siano ormai una luminosissima spia della prossima fine dei tempi. Il declino progressivo dell’intelligenza e la triste mancanza del seppur minimo barlume di personalità o coscienza individuale è dimostrato dalla presenza, sui corpi delle nuove leve con cui uso condividere frescura e raggi ultravioletti, di marchi indelebili tra i quali vanno per la maggiore cuori, stelle, iniziali del proprio nome, nomi di congiunti, animali inutili quali i delfini e, moda degli ultimi tempi desunta, credo, da una delle presentatrici che meglio incarna lo spirito strillone del ventunesimo secolo, corone di varie forme e dimensioni. Queste, in particolare, mi hanno portato alla mente un verso dell’Enrico V ("Sarà così la vostra fantasia a vestire di sfarzo i nostri re") di cui sembrano rappresentare una curiosa, e triste, parodia. 

 

Personalmente, sono persuaso dell’inevitabilità e dell’irreversibilità del percorso intrapreso; credo tuttavia che il differenziarsi dal contesto umano ormai prevalente, mediante sacrificio, volontà ferma e una costante ricerca di solitudine e isolamento, possa portare una minoranza a durare più a lungo e forse a trasmettere i geni che un domani potrebbero tornare – se mai lo sono stati – ad essere dominanti. È per questo che, fallito ogni tentativo da parte dell’estetica (cfr. 1, 2) e della religione (cfr. 1, 2) di riformare i costumi e le tendenze, non resta che rivolgere le nostre speranze alla morale privata, che a mio avviso si concretizza, oggi come oggi, nella cura del proprio corpo e della propria mente. Tutti coloro che non indulgono in queste due abitudini riescono, nella stragrande maggioranza dei casi, ad indispettirmi moltissimo.


Di seguito, dunque, la documentazione fotografica di una colazione degna di essere chiamata tale e indicata per coloro i quali, come il sottoscritto, oltre ad ingrassare le compagnie fornitrici di energia elettrica e perdere diottrie su libri e monitor, praticano esercizio fisico sperando in tal modo di contrastare il disfacimento dilagante del genere cui appartengono:


 

A chi fosse interessato, gli ingredienti di tale succulento inizio di giornata sono:
- 200 ml di latte (parzialmente) scremato;
- 3/4 fette biscottate integrali;
- 2 cucchiaini di burro d’arachidi (quello vero, non la merda frollata che trovate nei supermercati; consiglio il Naturally More, sia nella versione crunchy che in quella cream);
- 2 cucchiaini di miele;
- 40 gr. di avena (corrispondenti a circa 1½, 2 tazzine da caffè; anche per questo nobile cereale vale il discorso del burro d’arachidi: elementi quali i Kellogg’s Corn Flakes non sono contemplati);
- caffè a piacere;
- (solo per la stagione estiva) 2 cubetti di ghiaccio.

 

A tal proposito, ho scoperto proprio in questi giorni il programma web intitolato Cotto & Frullato, il quale tenta giustamente di inculcare ai profani la verità incontestabile che "frullato è meglio".
Ad avvalorare ulteriormente la tesi per cui è necessario alimentarsi bene per contrastare, se non altro dal punto di vista morale, la fine dei tempi e la degenerazione dell’umana schiatta, trovate di seguito due testimonianze; la prima riguarda la deriva di fisico e spirito intimamente connessa all’ingestione massiccia di zuccheri e all’altrettanto massiccia esposizione a una Lebenswelt ormai oltremodo distorta:

 

Ψ

 

la seconda, invece, è la «rosa al cioccolato» che la Algida ha dedicato alle donne l’8 marzo scorso, a proposito del disprezzo che le multinazionali del cibo spazzatura ‘nutrono’ per la stessa fetta di popolazione formante il loro principale bacino d’utenza:

 


Chiudo tentando di non trascurare l’altro elemento ritenuto utile al tentativo di conservazione di cui si è visto, consigliando gli ultimi titoli da me letti, affinché chi di voi sia ormai allo sfascio fisico passi un’estate all’insegna, almeno, dell’edificazione interiore: Scrittori, atipico romanzo nero del francese Antoine Volodine e Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald. Ho poi sempre trovato l’epica greca un ottimo modo per sfuggire alle bruttezze, restando in argomento, anche fisiche, dell’era contemporanea; è a questo scopo che ho letto l’Odissea di Omero. Le seguenti tre settimane sono state votate ad un’attenta lettura dell’Ulisse di James Joyce (consiglio questa versione, che si avvale dell’ottima traduzione di Enrico Terrinoni e Carlo Bigazzi, con l’ausilio della Guida alla lettura curata da Giulio De Angelis): "epica del corpo umano" che celebra, in ultima analisi, non solo una terrena joie de vivre, sotto l’egida di uno sperimentalismo e di un virtuosismo marcati e fondamentali per lo sviluppo successivo della letteratura occidentale, ma anche, e soprattutto, la tolleranza e il rispetto per se stessi e per il prossimo.

 

Infine, dopo aver terminato il manualetto di Sun Tsu L’arte della guerra (al contrario di quanto si creda, non propriamente un vademecum per inculare meglio il prossimo rivolto ai temibili ‘imprenditori di se stessi’ che infestano la triste epoca presente), sono passato al capolavoro distopico 1984, che associo inevitabilmente, grazie a una vecchia suggestione del buon Gionsi, a quest’altra espressione della decadenza contemporanea; la quale mi pare essere, con ben due anni di anticipo rispetto alle previsioni, una fedele realizzazione dell’incubo orwelliano in chiave grottesca e antieroica.

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