“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 30 April 2022 00:00

2022: l’ora della purga

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Ci sono film e libri che funzionano come tonnare o semplici reti per la pesca: basta gettarle e aspettare, il pesce (sempre meglio che chiamarlo “significato” o “messaggio”, parole che danno l’idea di una sedimentazione diversa della “lezione” di un’opera) prima o poi verrà e ci resterà intrappolato.

Nei momenti più alti della pandemia, complice il confinamento stretto nei nostri salotti, abbiamo fatto a gara a consigliarci il film o il libro che ci pareva avesse raccontato meglio di tutti il contagio planetario che stavamo vivendo. Poteva essere appunto Contagion di Steven Soderbergh, ricostruzione inquietantemente verosimile di una pandemia che non dava scampo; o il più fantascientifico Esercito delle 12 scimmie, di Terry Gilliam; o ancora lo stracult coreano Treno per Busan, dove il contagio si espandeva per vampirizzazione, con intere schiere di passeggeri ferroviari che s’inseguivano e si morsicavano da un vagone all’altro, su un convoglio che all’inizio sembrava partito dall’Asia più civile e cerimoniosa, ma subito finiva in un incubo degno di Trenitalia a Ferragosto.
La tonnara ideale per il 2022, l’anno dell’invasione russa dell’Ucraina e dei dilemmi etici e geostrategici, potrebbe essere The Purge, di James DeMonaco (titolo italiano: La notte del giudizio). Il successo del primo film ha dato una spinta propulsiva a una buona manciata di sequel, ma l’idea forte è sempre quella iniziale, credo, e questo primo titolo, risalente al 2013, ha il pregio casuale di essere ambientato proprio nel 2022, precisamente in una notte di marzo, dunque saremmo già in ritardo con la riscoperta.
A proposito di violenza marzolina o giù di lì, c’è un vecchio racconto del brasiliano Rubem Fonseca che con il film di cui stiamo parlando c’entra poco, ma forse un po’ c’entra. S’intitola Febbraio o marzo e parla di un marcantonio palestrato e violento il quale, assieme ad altri suoi compari, approfitta dell’esplosione euforica del Carnevale di Rio per fare quello che si è sempre fatto a Carnevale, anche in Europa, prima che da noi diventasse una festa per bambini, ossia picchiare e derubare chi gli capita a tiro. Ma quando poi il marito di una vecchia contessa, conosciuta e posseduta per caso in una notte di bagordi, prova a proporgli quello che sembrerebbe un omicidio premeditato per spartirsi l’eredità, il marcantonio non lo lascia neanche finir di parlare e se ne va quasi indignato.
In The Purge vediamo un’America felice che ha sconfitto la disoccupazione e ha solo bisogno di azzerare la violenza sociale. L’esperimento imbrocca la strada giusta quando le istituzioni, guidate da un partito chiamato Nuovi Padri Fondatori, decidono di concentrare tutta l’aggressività umana in una sola notte di furore socialmente accettato e condiviso. Una purga, appunto, un clistere dopo un anno di pacata stitichezza. Poche ore notturne, con fischio (anzi sirena) d’inizio e di chiusura, durante le quali tutto è ammesso, incluso l’omicidio. Le famiglie si preparano alla celebrazione con un po’ di nervosismo, ma anche tanta agghiacciante normalità. Dopo l’ultimo giro di shopping, ciascuno si ritira in casa per l’ora di cena, come a Natale, ma badando bene di barricarsi in appartamenti muniti dei sistemi di sicurezza più avanzati. La famiglia Sandin, che vive in una specie di castello suburbano tirato su proprio grazie alla barca di soldi guadagnati vendendo sistemi di protezione per la casa, viene presa di mira dai cacciatori di una notte, che poi, in parte, sono gli stessi vicini falsi e cortesi salutati poche ore prima. Sarà una strage non priva di momenti ironici, soprattutto all’alba, quando i sopravvissuti rientreranno barcollanti come dopo una sbronza.
Il bello del film è che, per la durata inferiore a una qualsiasi partita di pallone (nostra sublime mimesi astratta delle partite di caccia e delle battaglie tribali), illustra molto bene gli attualissimi temi girardiani del desiderio mimetico, del risentimento e della violenza rituale e catartica. Inoltre, infila una fortunata serie di scene e battute che riecheggiano magicamente una sfilza di nostri recentissimi mantra virali, come quando i genitori protagonisti, con il piede già oltre il gradino della catastrofe, dicono al più piccolo che... “andrà tutto bene”.
Ma, soprattutto, il film mette in scena il dilemma del pacifismo in un mondo prevalentemente pacifico, eppure spietato. Una violenza a sprazzi rispetto alla quale la pace domestica non è che la prosecuzione dell’aggressione esterna con altri mezzi. E non basta dichiararsi equidistanti per non essere, in un modo o nell’altro, complici.





Retrovisioni
La notte del giudizio (The Purge)
sceneggiatura e regia
James DeMonaco
con Ethan Hawke, Lena Headey, Adelaide Kane, Max Burkholder, Arija Bareikis, Rhys Wakefield, Tom Yi, Chris Mulkey, Tisha French, Tony Oller, Dana Bunch, Peter Gvozdas, Edwin Hodge, Karen Strassman, Alicia Vela-Bailey, John Weselcouch, Nathan Clarkson, Tyler Jay, David Basila, Chester Lockhart
fotografia Jaques Jouffret
musiche Nathan Whitehead
montaggio Peter Gvozdas
produttori Michael Bay, Jason Blum, Andrew Form, Bradley Fuller, Sebastien Lemercier
casa di produzione Universal Pictures, Blumhouse Productions, Platinum Dunes, Why Not Productions
distribuzione Universal Pictures
paese
USA, Francia
lingua originale inglese
colore a colori
anno 2013
durata 85 min.

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