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Sunday, 02 January 2022 00:00

Star Wars. La poetica di George Lucas in cinque atti

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Di volumi sulla monumentale saga di Star Wars, costituita da tre trilogie di film che prendono il via nel lontano 1977, ne sono usciti parecchi nel corso degli anni ma a fronte di una bibliografia straniera, soprattutto in lingua inglese, sterminata, di testi italiani, non direttamente promozionali, di un certo spessore non se ne contano tanti. A colmare almeno in parte tale lacuna è giunto nelle librerie il corposo volume, di oltre seicento pagine, di Federico Greco: Star Wars. La poetica di George Lucas (La nave di Teseo, 2021).

L’autore, sceneggiatore, regista, montatore cinematografico e televisivo, oltre che docente presso l’Università La Sapienza di Roma e l’Accademia di Belle Arti di Perugia, vanta lavori audiovisivi, realizzati in collaborazione, come Stanley and Us (1999), Il mistero di Lovecraft (2005), PIIGS (2017) e un paio di libri sul cinema ad essi collegati. Nel motivare le ragioni che lo hanno indotto a realizzare questo corposo volume su Star Wars, Greco, oltre a raccontare come l’opera di Lucas abbia contribuito in maniera importante a indirizzarlo alla carriera di regista, afferma di aver voluto contribuire a comare la penuria di saggi italiani relativi alla saga statunitense, consapevole che dietro alla monumentale opera di Lucas “si muovono immaginari, conflitti, riflessioni e politiche industriali non solo molto complessi ma anche, soprattutto, capaci di rispondere a numerosi, cardinali quesiti sulla natura del cinema hollywoodiano e del Cinema tout court”.
A testimonianza dell’importanza che l’autore assegna all’opera di Lucas, sin dalle prime pagine del volume afferma di aver inteso con questo suo lavoro “coniugare saggio e suggestione, storia e storie, genesi e influenze del più formidabile prodotto audiovisivo (e non solo) di tutti i tempi”. Non a caso Greco invita a guardare a Star Wars come a un vero e proprio “Classico”, un equivalente contemporaneo dell’epica omerica e della Bibbia che ha saputo, più o meno consapevolmente, riprendere e applicare alla perfezione il Monomito su cui si è soffermato lo storico delle religioni Joseph Campbell. Difficile dire il livello di consapevolezza che ha guidato Lucas nello strutturare tale mitologia contemporanea, probabilmente, secondo Greco, si è trattato di un’associazione individuabile soltanto a posteriori, derivata da un’indubbia capacità di sfruttare l’essersi trovato nella circostanza di cogliere e dare immagine allo Zeitgeist piegandolo, indubbiamente e abilmente, a finalità di marketing.
Il volume, strutturato lungo una scansione in “cinque atti”, prende il via (Primo atto) indagando in chiave storica la formazione del linguaggio narrativo della Hollywood classica, passando in rassegna la manualistica novecentesca utile alla stesura di una “buona storia” che a sua volta non manca di riprendere la Poetica aristotelica. Analizzati alcuni esempi di opere cinematografiche classiche (Secondo atto), da cui Lucas sembra riprendere la “tradizione mitica” e la “scrittura invisibile”, Greco presenta (Terzo atto) un’attenta disamina della cosiddetta “New Hollywood” nei suoi aspetti più innovativi ma anche continuativi. Particolare attenzione viene riservata al mutare della figura dell’eroe che, rispetto ai canoni classici, palesa un’accentuata “crisi di motivazione”. Successivamente lo studioso (Quarto atto) si dice convinto che Star Wars rappresenti una vera e propria cerniera cinematografica tra l’Hollywood classica e la New Hollywood: Lucas si trova a essere sia esponente di rilevo della New Hollywood che recuperatore della narrativa classica dando prova di saper miscelare sapientemente i diversi generi, dal western al war movie, dal melodramma al film d’avventura, dal fantasy alla favola per bambini oltre che, ovviamente, alla space opera. È dal recupero degli elementi mitici del passato che, sostiene Greco, il regista statunitense deriva “una nuova, universale, definitiva mitopoiesi capace di trasformarsi addirittura in una religione”. “Dopo Star Wars (e Lo squalo) nulla fu più come prima. Noi, non siamo stati più quelli di prima”.
Nel Quinto atto, l’ultimo, Greco riprende alcune riflessioni compiute durante il Primo atto su Christopher Vogler e Joseph Campbell applicandole alla “Trilogia originale” – Guerre stellari (1977), L’Impero colpisce ancora (1980) e Il ritorno dello Jedi (1983), rispettivamente episodi IV, V e VI dell’intera saga – mostrando come Lucas risponda agli eroi deboli e in crisi di motivazione della New Hollywood recuperando personaggi dotati di forti motivazioni, propri dell’epopea classica, evidenziando come quelle motivazioni e quei valori riprendessero il Viaggio dell’Eroe di Campbell. Dunque, sostiene Greco, “la prima trilogia è diventata, a sua volta, un nuovo mondo mitico, come lo era stato, prima di essa, un intero genere, almeno fino a quando gli eroi che lo popolavano erano motivated heroes: il western”. In questo ultimo atto della trattazione, vengono pertanto approfondite, dal punto di vista narrativo, le analogie tra la scrittura di Star Wars e l’universo di Campbell attraverso una puntuale analisi delle sceneggiature delle tre opere che compongono la Trilogia originale essendo soltanto “su questa lunga distanza, infatti, che diventa chiara l’applicazione più profonda del Monomito al mondo di Star Wars.
Nei Titoli di coda del volume Greco ricorda come il successo di una narrazione dipenda sempre da quanto essa sia in grado di parlare a chi la ascolta. “I miti, le narrazioni epiche e quelle religiose hanno resistito fino a oggi perché parlavano a tutti. Campbell non ha fatto altro che scoprire che tali mitologie sono un’unica mitologia e dunque contengono al loro interno, a qualunque latitudine e in qualunque tempo esse siano state generate, la storia di tutti noi. Offrono cioè risposte a domande universali. La stessa cosa che ha fatto George Lucas”. I miti, però, aggiunge lo studioso, non nascono mai dall’intelligenza di un singolo, bensì derivano da un’intelligenza collettiva che con il tempo genera una sintesi: “Star Wars non è il risultato di un’intelligente e dettagliata analisi antropologica, filosofica e culturale di Lucas su come fare un film che incassi. Lucas è solo l’inconsapevole precipitato di un’intelligenza collettiva che si è incarnata in uno dei suo membri. È stato insomma il collettore, il rielaboratore e il riattualizzatore (inconsapevole prima, consapevole – per esigenze di marketing – dopo) di istanze collettive inconsce che spingevano per uscire allo scoperto per riequilibrare le conseguenze sugli uomini di una certa comunità (quella americana) di un momento storico particolarmente squilibrato”.
Quello steso da Federico Greco è un saggio ragionato e ben documentato, scritto con un’indubbia capacità di coinvolgimento che pone chi legge nella condizione di chi, di fronte a un’opera cinematografica, non può abbandonare il racconto finché non si è dissolto anche l’ultimo dei titoli di coda, quando, al riaccendersi delle luci di questo mondo, si dispiace di essere giunto al termine del racconto.





Federico Greco
Star Wars. La poetica di George Lucas
La nave di Teseo, Milano, 2021
pp. 672

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