“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Friday, 07 May 2021 00:00

InFLOencer: Gaetano, Fedez e la parmigiana

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Oggi avrei voluto raccontarvi di Gaetano, il fruttivendolo che la settimana scorsa prima mi ha detto che le melanzane erano finite e poi, visto il mio rammarico nel dire addio alla parmigiana, mi ha detto aspiett’, nun te movere. Entra nel retrobottega e torna con una busta piena di melanzane, tutte ammaccate e rugose.
Manco il tempo di fare la faccia brutta e dire che se le poteva tenere quelle scorfane, che fa non li voglio i soldi. Te le voglio regalà. Me l’ero tenute pe’mme, perché la roba brutta la gente non la vuole e invece la roba brutta è la più saporita. Le vedi quelle mele nei supermercati, tutte lucide e tutte ‘a stessa forma? So’ plastica. Tale e quali alle donne. A me ‘sti femmine tutte perfette su Instagràm non mi dicono proprio niente. È la femmina nu poco difettata che te fa perdere ‘a capa. E mi guarda fisso negli occhi.
In quell’istante ho avuto la netta sensazione che Gaetano, novello Cicerone, con il suo paraustiello, ci stesse provando con me. Certo lo stava facendo dandomi della femmina nu poco difettata e paragonandomi a una melanzana scunciglio, ma poco importa.
Ringrazio Gaetano, prendo la busta e me ne vado.
Poi il Primo maggio Fedez ha sconvolto i miei piani editoriali e quindi addio Gaetano’s story.
Sulle questioni che riguardano musica annessi e connessi, mi fa piacere dire la mia e ascoltare la vostra. Non si direbbe, ma a volte il dibattito è utile. Anche in questo Paese. Non vi racconterò di quella volta che io e il mio allora chitarrista e produttore Ernesto Nobili dicemmo al vescovo o ci fate fare Ad ogni femmina un marito o ce ne andiamo, col risultato che se ne andò lui; o dei miei cinque anni di militanza con Daniele Sepe, che posizioni del genere le ha prese davanti a personaggi inimmaginabili e non per telefono ma di persona, perché sicuro non ci credereste.
Voglio parlare di quello che ho letto in questi ultimi sei giorni. C’è chi dice che grazie al video della telefonata tra Fedez e i vertici Rai, l’hype per la sua esibizione si è impennato; che il coraggio se lo può permettere perché è ricco e ha la Lamborghini etc.
Ora, che una personalità si muova in maniera strategica, con addetti stampa e consulenti è risaputo e mi sembra il minimo. Non stiamo parlando di Gaetano che, nell’euforia del conquistador e senza neppure farsi due calcoli, ha preso le melanzane e si è lanciato. In più, il fatto che Fedez sia ricco e abbia la Lamborghini non lo rende diverso dalle star di Hollywood, che delle loro ville da favola e dal red carpet tuonano contro Trump, Weinstein e la fame nel mondo. Però se lo fanno gli americani va bene, mentre Fedez se vuole essere credibile, deve vendersi la Lamborghini e girare col Califfone. E pensare che da anni siamo sudditi di governi formati da gente ricca, volgare e nullafacente, che noi votiamo e a cui nessuno ha mai spaccato un microfono sui denti. Gente che parla di stato sociale e che di Gaetano, che alle cinque di mattina già sta in battaglia, non sa nemmeno l’esistenza.
Gente che parla di cultura perché una volta l’anno va alla Scala con la pelliccia di visone e nomina presidenti, direttori artistici, rettori, il fratello, lo zio e il comparenipote. Ci scandalizza Fedez perché ha studiato una mossa propagandistica? Perché con i cachet della Rai lui non ci compra nemmeno i Friskies per il micio? Perché non è mosso da un reale spirito di libertà? Forse è vero e lungi da me farne il  paladino del diritto di parola.
Però lo ammetto, mi piace che la gente comune, quella come Gaetano, abbia intuito che sui loro palchi preferiti − da Sanremo, a X Factor, al Primo maggio − non ci salgono i più bravi ma i più amici-degli-amici. Le richieste fatte a Fedez sono solo una parte delle imposizioni, dei brogli e delle carognate che noi, giocatori di campionato minore, conosciamo bene e che ci siamo scocciati anche di raccontare. Per non leggere il commento del solito coglione che ci dà degli invidiosi perché non stiamo dalla D’Urso o col pugno alzato a Piazza San Giovanni.

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