“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Sunday, 21 February 2021 00:00

Cosa resta del passato

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Tu sei il tipo di persona che non si mette alle spalle i giorni vissuti.
Ami conservare gelosamente i ricordi dei momenti che hanno segnato, nella gioia e nel dolore, il tuo essere. Milano, fondata nel VI secolo a.C., con la sua storia e i sentimenti metropolitani che affiorano con chiarezza nei tuoi pensieri, è il quadro nel quale trovi te stesso.

Tuo padre, cameriere che ha prestato la sua opera nei migliori ristoranti della città, e tua madre impossibilitata a lavorare a causa di seri problemi agli occhi, ti hanno avviato lungo un percorso che, grazie anche al tuo impegno, ti ha portato a ottenere il ruolo di dirigente presso un gruppo assicurativo di rilevanza internazionale.

Era il 29 Aprile 1945. Tuo padre, partigiano antifascista medaglia di bronzo che era stato recluso per tre settimane nel carcere di San Vittore per delazione di un suo compagno, pur non avendo mai messo mano alle armi, quel giorno andò a Piazzale Loreto, dove Mussolini, Claretta Petacci e alcuni gerarchi fascisti, dopo essere stati uccisi, furono appesi a un distributore di benzina. Tornato a casa, disse a tua madre di essere turbato per quella “macelleria” esposta all’odio popolare, come l’aveva definita Ferruccio Parri che sarebbe diventato Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia.
Tu a quei tempi eri un bambino, e della vicenda ti parlò diversi anni dopo, quando cominciavi a farti un’idea della giustizia sociale.

Sai le volte che ti è venuta voglia di ripercorrere con la memoria gli anni della tua giovinezza? Ora pensi di doverne scrivere, non fosse altro per lasciare ai tuoi due figli una traccia non improvvisata del tuo vissuto.
Dopo esserti diplomato al Liceo Tecnico “Pietro Verri” non hai pensato di frequentare l’università. Del resto, da sempre sei convinto che la vita è una strada con molti tornanti. Eri perciò sin da allora proiettato alla concretezza, quanto alla cultura te la saresti fatta da solo leggendo, leggendo, leggendo. Gli stessi tuoi amici del liceo leggevano molto, sebbene, diversamente da te, nessune di loro pensasse di mettersi a scrivere. Tu l’hai fatto avendo intuito come l’Era Digitale offrisse interessanti possibilità, tra le quali pubblicare gli scritti su uno dei tanti web-magazine. Certo, dovendo lavorare, per non farti mantenere dai tuoi, ti era impossibile dedicarti solo alla scrittura, ma la tua aspirazione era tale che rinunciare a un approccio alla letteratura sarebbe stato come spegnere la luce che ti spingeva a trovare il modo per indagare, cercare di capire cos’è lo human being. E dove ci porta.
La compagnia degli amici ti ha fatto vivere anni di gioia, di piacevoli momenti dello stare insieme. Il che peraltro ti ha aiutato a trovare la via per sentirti, con la scrittura, parte attiva del vivere umano.
Le feste con gli amici dove la musica jazz con Gerry Mulligan e Chet Baker in primis creava l’atmosfera coinvolgente che desideravate. E, naturalmente, vi scambiavate anche i vostri pareri su questo o quello scrittore. Tu, data l’età, con il tuo orientamento verso il mondo americano non mancavi di mettere in evidenza, così pensavi, la ricchezza, l’attualità delle opere di Hemingway, Faulkner e Dos Passos. Poi passasti ad altri artisti della parola scritta.
Serate gradevoli, dunque, ed eccitanti. Con tanto di assaggi, diciamo cosi, di buon vino e qualche liquore. Di ragazze poche, e comunque con scarsi risultati.
Così è andata ai tempo del liceo. Poi la fortuna ti ha aiutato. Il figlio di un amico di tuo padre ti ha chiesto se eri interessato a lavorare alla filiale italiana dell’American International Group, il più grande gruppo assicurativo del mondo. Non esitasti un attimo ad accettare. Per due ragioni. Si trattava di creare nuove polizze e parlare, scrivere in inglese. Creatività, dunque.
Fu pochi mesi dopo che durante una gita aziendale conoscesti Lei. Era una collega dell’ufficio contabilità. “Come ti chiami?”, le chiedesti. “Laura”, fu la sua semplice risposta. Pochi mesi, e vi sposaste.
Ebbe inizio così una nuova vita. Felicità. Viaggio di nozze a Parigi. Volevate due figli, prima nacque Massimo poi Andrea.
La dolcezza di Laura e al tempo stesso il suo senso pratico dettero un senso compiuto alla tua vita. Quando di tanto in tanto vi trovavate voi due soli nel vostro mountain cottage di Trichiana, nei pressi di Belluno. non mancavate di dire: “Questo è il nostro nido d’amore”.
I figli intanto crescevano secondo quella che era la vostra aspirazione. Vi siete impegnati nel mandarli alle scuole private, ciascuno secondo i suoi progetti. Avete trasmesso loro la passione per la creatività, e fu così che Massimo divenne filmaker e ora Andrea è giornalista responsabile dell’Ufficio Stampa di una primaria federazione di aziende produttrici e commerciali.

Capitò all’improvviso: Laura era da tempo in cura per un problema oncologico, ma Lei riusciva a vivere pienamente la sua vita, e i periodici controlli lasciavano sperare che non fosse a rischio. Ma fu poi una TAC a evidenziare un peggioramento della malattia. Pochi mesi, e la situazione precipitò. Laura non sopravvisse, e l’ultima parola rivolta a te con un sorriso dal suo letto prima di chinare definitivamente il capo fu “Tesoro”.
Ora sei solo, i figli, compatibilmente con i loro impegni lavorativi, ti fanno sentire la loro vicinanza. Un giorno ti è capitato di leggere su un giornale quanto detto da Umberto Veronesi: “Dopo Auschwitz e il cancro ho capito che Dio non esiste”. Su tali parole non hai voluto riflettere né trarne conclusioni che ti avrebbero come impedito di pensare a Lei.
Ora Laura vive nei tuoi pensieri, nel tuo cuore. E questo è quanto tu desideri. I tuoi figli e i tuoi nipoti sono l’espressione vitale dell’esistenza di Laura.

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