Sono disperata! Non tanto perché il pubblico disposto a quincunx, con le mascherine messe alla carlona, sembrerà uno squadrone di Darth Vader dopo una sbronza. E neanche perché con le mascherine nessuno potrà limonare quando canto Fosse capace.
Ad angosciarmi è la consapevolezza che ormai è tardi e abbiamo perso un’occasione. Lo stop alle manifestazioni artistiche era l’unico momento in cui avremmo potuto confrontarci e stilare un documento che sollevasse tutti noi “artisti” da una situazione assurda. Rimanda oggi, rimanda domani, la quarantena è finita e non abbiamo deciso: come ci si congeda dagli spettacoli di merda?
Il pubblico comune è disinvolto e onesto, sia se applaude, sia se gioca col cellulare, ma per noi addetti ai lavori si tratta di un vero dramma. Sul palco c’è sempre qualcuno che conosci e questo ci tiene sospesi, da millenni, in un limbo di buone maniere, ipocrisie e accrediti al botteghino. Già mi rivedo: imbambolata, che applaudo a fine spettacolo, mentre penso a quale sia la migliore via di fuga tra: sincerità; pacca sulla spalla e sorriso diplomatico; sparire di soppiatto e inviare messaggino, in cui dico che non c’ero perché è morta di nuovo mia nonna. Per carità, a teatro sono stata anch’io dall’altra parte, anch’io ho partecipato a spettacoli brutti e anche nel mio camerino è arrivata gente che si era appena svegliata e sbadigliando mi diceva cose tipo: “Cazzarola, avete fatto un lavorone eh...”. Anche per loro sono in pena. Non sarebbe più facile stabilire delle regole? Un vademecum che ci tolga dall’imbarazzo e ci faccia andare a cena un po’ più presto. Avremmo dovuto tenere d’occhio Clooney, invece di fare tutte quelle dirette. A questo punto, non possiamo che perpetrare la consuetudine e attenerci alle poche semplici linee guida.
Se non conosci chi sta sul palcoscenico (caso raro), puoi serenamente andare via e correre a sparlarne col primo venditore di rose che incontri per strada.
Se lo spettacolo ti ha fatto schifo e conosci chi è in scena, puoi illuderti che vogliano il tuo parere sincero, quindi via libera in camerino a umiliare tutti. Vai tranquillo, è un tuo dovere.
Se uno solo è tuo amico e gli altri mai visti e conosciuti, è facilissimo: fai i complimenti solo a lui, ai costumi, alle scene e così ti spetta il bonus per fare una schifezza tutti gli altri.
In ogni caso, qualunque cosa tu dica, ficcaci sempre un “d’altronde”, “urgenza” e “scelta registica”. Così sembrerà che stai facendo una recensione e non che stai rosicando. Infine, propongo che ciascuno di noi possa usare l’aggettivo “necessario” accanto alle parole spettacolo, disco, libro solo tre − e sottolineo tre − volte nella vita. Vedrete che saranno pure troppe.