“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Monday, 27 April 2020 00:00

Una vita fuori dagli schemi

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Marco Rovati le ha provate tutte, ma fino a oggi non ce l’ha fatta. Qual era il suo obiettivo, se non uscire dal passaggio stretto della quotidianità che, a suo dire, ha potuto impedirgli di essere sé stesso? In sostanza Marco non solo pretendeva dagli altri rispetto ma, con maggior forza, il riconoscimento della sua diversità. Il che lo ha spinto in un vuoto esistenziale dai contorni sfuggenti. Un susseguirsi di crisi, la prospettiva di successo sempre più lontana. E i rapporti umani a rischio, senza equilibrio. Ne soffriva, Marco.

È un tranquillo pomeriggio primaverile, Marco e Giovanna, sua moglie, sul balcone di casa sorseggiano un aperitivo.
− Perché meravigliarci se la nostra sofferenza non interessa a nessuno? −  Giovanna.
− Forse perché sarebbe come ammettere il proprio fallimento. Sto parlando di me stesso, naturalmente.
− Be’ tesoro... non dubito che tu abbia le necessarie qualità per sfidare le convenzioni e cercare sbocchi alternativi. Del resto, nei diversi lavori che in questi dieci anni ti hanno visto impegnato hai dimostrato di volere puntare sempre più in alto. Perché, a questo punto, non prendere una volta per tutte la decisione di imboccare l’unica strada che hai mente.
− Già, ma quale strada? Fin qui ho lavorato passando da un campo all’altro ma senza trovare l’ambito nel quale collocarmi. Per dirla in parole povere: è ormai chiaro che la via che vado cercando io non è tanto cosa fare bensì come.
− C’è qualcosa che può apparire chiaro in quello che dici, ma non del tutto.

Un  nodo da sciogliere  sempre  più intricato. Marco ne è consapevole. La società in cui viviamo è un contraddittorio intreccio di competizione fine a se stessa, se non al profitto di pochi. L’innovazione intesa come progresso dell’esistenza umana resta un sogno, è il pensiero di Marco.
Del resto lui è non ha dubbi che se non ti pieghi al volere del capitale difficilmente puoi realizzarti secondo le tue aspirazioni. Ma non intende cedere.
− Ascolta Marco, ti rendi conto del costo, in termini di frustrazioni alle quali potresti sottostare, e in definitiva come la tua ricerca potrebbe essere senza sbocchi? – Giovanna.
− Ma la mia ricerca, come la chiami tu, altro non è che il possibile, magari modesto, contributo a dare finalmente vita dopo secoli e secoli a una brotherhood of men, come cantava John Lennon, il cui senso era, un’illusione forse, no possession and no religion too.
− D’accordo, ma allora esci dall’ambiguità. E porta alla luce quello che sei.
− Hai ragione, amore. Sì, devo scrivere. La narrativa mi aiuterà a dare il mio contributo a dare un significato esistenziale. Specie dopo che l’umanità ha subito l’immane tragedia del Coronavirus. Certo, noi umani siamo a una svolta del nostro stare al mondo. E io non posso mancare di dire la mia... che ne dici?
− Sarò con te. Come sempre.

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