“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Thursday, 03 May 2018 00:00

Le sponde del Brenta raccontano

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Ho visto una cosa eccellente in tivvù, e il fatto che non fosse scontato è così banale che vorrei non scriverlo. Però lo scrivo. Per dirvi l’impasse.
L’impasse di pensare di assistere a una puntata di un programma documentaristico, Lungo il fiume e sull’acqua, in onda la domenica mattina su Rai 3 dalle 10:15, e invece godere di un capolavoro. Letterario, musicale, architettonico. E soprattutto cinematografico.

La firma impressa dal regista Giuseppe Sansonna alla puntata dedicata al Brenta, trasmessa il 29 aprile, esce dall’idea, già notevole, di raccontare i luoghi a partire dai fiumi che li bagnano, per consegnarsi a un piano di autorialità pura.
Parlano i personaggi che Sansonna incontra sulla sua via d’acqua: lo scrittore Massimo Carlotto, l’attrice Cecilia La Monaca, il cantante Gualtiero Bertelli, l’architetto Antonio Foscari (discendente di una famiglia di dogi), il musicista Piero Mantoan, e altri. Noti, meno noti, tutti però efficaci narratori del loro territorio. Che non è una città o un paese. È proprio ciò che ci sta in mezzo, e che il fiume mette in dialogo continuo: uomini, case e storie. Il corpo di cui il Brenta è stato ed è la linfa. Il centro del percorso, alla base di tutto il programma ideato da Sansonna con Gianfranco Anzini e Francesco Zippel, non è legato tanto alla rilevanza degli argomenti (una ‘satura’ dei più svariati: il boss Maniero, Goldoni, le ville nobiliari, i canti della tradizione e Hugo Pratt) quanto al fil rouge che li attraversa. Il Brenta, appunto.
Eppure, per ora siamo alla normale struttura della trasmissione. Quello che si avverte nella puntata firmata dal regista barese, che ha prodotto straordinari documentari, da Zemanlandia, sull’epopea del tecnico boemo a Foggia, a Tracce di Bene, prezioso ritrovamento di discorsi inediti dell’attore salentino, è altro.
È la mano del regista. Manifesta, nel ritmo circolare, una danza quieta al suono di un carillon. Un passo da bimbi nel loro girotondo, ottenuto con movimenti di camera sapienti e soprattutto assecondando uno spunto: il moto del burchiello. La curiosa imbarcazione che si spostava dalle campagne del Veneto verso la Laguna, senza remi e senza vela, tirata naturalmente dalla corrente del fiume e dal suo ineluttabile magnetismo verso la Serenissima. Stagliata sullo sfondo, al termine del viaggio, come la donna più bella.
Evidente ma in controluce. Tutto ruota intorno alla città grande, eppure nel lavoro di Sansonna questa è solo allusa, adocchiata da lontano. Venezia, che nella definizione di Tiziano Scarpa è un pesce, non sarà mai issata a bordo del burchiello fatato. Perciò il giro riprende, al contrario. Per tornare verso l’interno i dogi dotavano la barca di cavalli da traino, a bilanciare la tenue forza dell’acqua e quella, più ostinata, del peso della sua storia.
Così le vicende di una regione nobile, fiera, spesso feroce, il Veneto di tanta letteratura pulp e propaganda nera, e oltre, verso il Nord Est incubotico di Mauro Covacich, lo stesso ambiente delle gioie della villeggiatura e di un’arcadia di incanto, ammantata della nebbiolina che si alza dalle acque, sfilano come in un gioco, nel quieto vortice di una narrazione illuminata. Da vedere. E rivedere.





Lungo il fiume e sull'acqua
un programma di Giuseppe Sansonna, Gianfranco Anzini, Francesco Zippel
regia Giuseppe Sansonna
produzione Rai

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