“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Friday, 22 July 2016 00:00

Music is love

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Ray si inumidisce il dito con la saliva, lo infila con attenzione sul fondo della busta dove al tatto  si avverte la presenza di un sottile strato di polvere, poi si passa il dito sulla  punta della lingua. Gira lento la testa verso gli altri due seduti per terra nella stanza – è una loro usanza – e le sue labbra s’increspano come a simulare uno stentato sorriso difficilmente interpretabile. – È coca – dice.
Sono passati tre anni da quando è cominciata la loro storia. Allora erano in quattro, ragazzi prossimi ai vent’anni. Quel giorno, per loro così importante, seduti su una panchina dei Giardini Pubblici di Milano discutono sprigionando un entusiasmo incontenibile. Stanno per dare vita a una rock-band. Sono l’inglese Ray, figlio di un manager della filiale italiana GPS Foundation, e Antonello, Luca, Lele. Abitano tutti nel capoluogo lombardo dove si sono diplomati nello stesso liceo classico.

Il primo problema da risolvere è stato conciliare gli studi universitari, che avrebbero iniziato di lì a poco, con le esibizioni musicali da tenersi in ogni parte del paese, comprese puntate all’estero. Non è stato facile trovare una soluzione equilibrata con i loro famigliari, ma alla fine l’anno spuntata. Ed è stato quando il padre di Ray ha fatto fare un provino alla band presso un suo amico produttore musicale in Gran Bretagna, che ne aveva dato un giudizio lusinghiero. – Ce la faranno – aveva detto.
Da parte loro, i ragazzi si erano impegnati a programmare i concerti compatibilmente con le più decisive scadenze degli studi, proponendosi di conseguire la laurea, ognuno per la facoltà scelta, in tempo utile per cercare un lavoro che permettesse di supportare l’attività musicale. Un obiettivo non da poco, ma a loro dire raggiungibile.
Ray cantante e chitarra solista, gli altri alla chitarra di accompagnamento, basso e batteria. Nasce la Rainbow Squad. Cantano in inglese. Nel loro repertorio le più acclamate canzoni dei vari generi rock, alcune nello stile rock progressivo composte da Ray, leader carismatico e ispiratore del gruppo.

– Sembriamo quelle di Sex and the City, non vi pare?
– Direi di no. Loro non sono credibili. Chiacchierano a vuoto di sesso.
– Ne abbiamo parlato anche noi, perché – inutile nasconderlo – ci manca qualche sana scopata quando loro sono in giro a suonare, no? Ma niente a che fare con certe situazioni da seriale intrattenimento televisivo.
– Lasciate dire anche a me. Qui, più in generale, si parla di una questione che potrebbe farsi seria, se ci sfugge di mano... io poi ho il problema di sua madre.
Sono ragazze. Le ragazze dei quattro rocker. È l’happy hour, sul terrazzo del bar dell’Idroscalo frequentato in prevalenza da giovani stanno briosamente affrontando il terzo cocktail, ciascuna secondo i propri gusti. Sotto di loro, sulle acque del lago artificiale, isolati canoisti pigramente remano in apparenza senza meta.
L’incontro l’ha organizzato la ragazza di Antonello. È preoccupata, non solo per il rapporto morboso che lui ha con la madre. – Le telefona un’infinità di volte al giorno, dovunque si trovi la band, e stando a quello che riesco a farle dire, sembra che fatichi sempre più a starle lontano. Il rapporto con la madre è una storia cominciata da quando era poco più che un lattante. Senza contare che il padre si prende da tempo qualche distrazione, creando ulteriore tensione in famiglia. Ma, ragazze, c’è ben altro che potrebbe prima o poi preoccupare tutte noi, e non poco. Vediamo allora cosa possiamo fare per evitare un generale fallimento tutt’altro che impossibile. Parliamone... senza veli – dice, si alza e si dirige verso il bagno.
Si frequentano da un po’ di tempo, da ancor prima che i loro boyfriend rendessero concreta l’idea della band. Dopo le parole della ragazza di Antonello cala un silenzio imbarazzante tra le altre tre. Una sta fissando insistentemente le unghie delle mani, due si scambiano bisbigli nelle orecchie.
La band ha un anno alle spalle. Un anno di discreti successi, c’è ancora qualcosa da mettere a punto, specie nel sound con il quale vorrebbero caratterizzare e rendere subito riconoscibile il loro complesso in vista delle prime registrazioni già programmate. Sono stati in giro per il paese, inizialmente in città non troppo lontane da Milano. I tempi non sono maturi per qualche iniziale esperienza oltre frontiera.
I contatti con le rispettive famiglie, e ragazze, tenuti con sporadiche telefonate e brevi puntate a casa tra un concerto e l’altro. A eccezione di Antonello che quando non è sul palco stringe nervosamente il suo smartphone mentre si intrattiene con la madre, mai con un sorriso sulle labbra al termine delle telefonata. Ciò che non sfugge ai compagni. Quanto agli studi cominciamo a farsi sentire le prime preoccupazioni per i possibili ritardi.
Il silenzio viene subito interrotto quando la ragazza di Antonello torna dal bagno. La sua è stata una mossa tattica. Adesso non ci sono più alibi, per nessuna di loro. E da lì ha inizio uno sfogo corale sui timori che stanno per insorgere nel loro animo in seguito alle incognite dell’avventura ormai – almeno in apparenza – proiettata negli anni a venire. Sono tutte convinte che i loro ragazzi sono ormai da tempo in un rapporto di sincera amicizia e di affetto. Quindi pensano che siano da escludere possibili dissapori all’interno della band. Per non parlare della forte passione per la musica che li tiene legati. Ma a nessuna sfugge che altre sensazioni aleggiano nelle loro parole. Durerà nel tempo il rapporto di ciascuna con il proprio ragazzo? E che dire della possibilità per i rocker di conseguire la laurea? E per fare che, se la scelta musicale è definitiva? Pensieri espressi in ordine sparso. Tra cui la consapevolezza che talvolta alcuni componenti di gruppi rock di successo non si sottraggono alla tentazione di intrattenere intimi rapporti dietro le quinte, per quanto fugaci, con qualche loro eccitata fan durante l’intervallo del concerto. Lo hanno letto su vari giornali. Da ultimo, sia pur con espressioni molto controllate, ognuna parla della sua situazione famigliare e dell’aria che tira al suo interno sull’argomento.

– Troppo tardi – due semplici ma sconvolgenti parole con le quali la madre di Antonello dice al figlio che lei e il marito stanno per divorziare. Lui, Antonello, ha ricevuto la telefonata della madre due giorni prima. – Torna subito a casa, così non si può più andare avanti.
Si trova a Brescia per un concerto in Piazza della Loggia. Gli altri stentano a capire, lui non sa che dire. Quasi si scontrano, per la prima volta da quando si conoscono. Non senza difficoltà riescono a rimandare di una settimana il concerto. Una volta a casa, appena saputo della decisione, Antonello non vuole crederci e biascica qualcosa alla madre per convincerla di ripensarci. Il padre è fuori città per lavoro.
Isolandosi per qualche giorno nella sua camera Antonello sente la sua infelicità dilatarsi, ma non trova il coraggio di affrontare la madre, che da parte sua, ostenta una sorda sicurezza su quanto sta accadendo.
Gli eventi dolorosi della vita hanno il potere di bruciare il tempo. Dopo meno di un mese dal suo ritorno a casa, Antonello è scomparso. La sua ragazza non sa dove possa essere finito, ma non si preoccupa più di tanto, da tempo ormai andava maturando la decisione di farla finita con quella situazione così anomala, dove il ruolo della madre possessiva e era troppo ingombrante. Tuttavia, il fallimento è anche suo. Nessuno se l’aspettava.
I genitori hanno divorziato e la madre ha messo in vendita l’appartamento. Del figlio non vuole sentire parlare. Nemmeno con i restanti componenti della band, il cui concerto a Brescia è saltato.
Da autentico capo, Ray non si lascia prendere dallo sconforto, sebbene non si intraveda una soluzione in tempi brevi. I programmi sono tutti da rivedere e occorre fare ì’impossibile per recuperare Antonello.
Quello che è rimasto della band si prende un periodo di riflessione, consapevoli tutti di essere alla vigilia di un radicale cambiamento. Con o senza l’amico di cui, pur rimanendo lucidamente freddi nel pensare al loro futuro, sentono fortemente la mancanza. In qualche modo, fatta eccezione per quella di Antonello, vengono coinvolte anche le ragazze. Dagli sviluppi della band dipende anche il loro futuro sentimentale, e non solo. A loro i ragazzi hanno dato l’incarico di mettersi alla ricerca di possibili tracce di dove possa trovarsi lo scomparso, contattando amici, conoscenti e magari rintracciare il padre che potrebbe dare eventuali utili indicazioni.

– È lui, è Antonello, dice Ray. – Dall’indirizzo che ha scritto riconosco la sua grafia, nonostante, così mi pare, abbia tentato di alterarla. Nella busta non c’è nient’altro che questa poca polvere. Questa cocaina che mi preoccupa.  Non un indizio da dove sia stata spedita. Strano!
– Proviamo a sentire l’agenzia immobiliare che ha venuto l’appartamento. Forse chi l’ha acquistato può dirci dove abita la madre – Ennio, nuova chitarra solista che ha temporaneamente preso il posto di Antonello.
– Già fatto, non ne sanno niente.
Per il rilancio hanno pensato di prendere accordi con un procuratore che si occuperà di ogni aspetto che riguardi l’organizzazione dell’attività musicale. Suo sarà il compito di scegliere i vari teatri, stadi e altri luoghi dove sia possibile tenere concerti con alta partecipazione di pubblico. Hanno acquistato un pulmino ultima generazione per gli spostamenti più agili con il logo della band riprodotto sulle fiancate. Non trascurano alcun particolare per il salto nell’empireo dei rockers di successo.
E c’è l’orizzonte estero. Come prima tappa, Ray sceglie il suo paese, la Gran Bretagna, il loro inglese è ormai perfetto, i componenti italiani lo hanno studiato nel corso dell’attività fin qui svolta, abbandonando – come del resto era inevitabile – gli studi universitari, non senza un certo disappunto delle rispettive famiglie che comunque hanno lasciato ai figli la libertà di scegliere sé stessi.
Le ricerche delle ragazze su dove possa trovarsi Antonello non hanno dato alcun esito. Nessuno da loro contattato ha saputo dare le benché minima indicazione, né un qualsiasi suggerimento su dove orientarsi. I tre componenti iniziali della band ne soffrono, l’amicizia di antica data ha lasciato il segno, ma reagiscono con slancio perché ormai l’obiettivo è a portata di mano.
La notizia l’ha data il procuratore. Tra due settimane, siamo ai primi di agosto, terranno il primo concerto in terra straniera. Nello stadio di Manchester. C’è già il sold out. Brindano e, insieme alle ragazze, pensano a come poter rendere omaggio al loro amico scomparso, con la possibilità che lui venga a conoscenza del concerto, dato che i giornali e le riviste specializzate ne daranno notizia, un’abilissima campagna pubblicitaria realizzata dal procuratore.
Due giorni dopo Ray dà appuntamento agli altri tre in una sala di registrazione, senza spiegarne la ragione. – Ragazzi, considerate queste parole come il nostro mantra: Antonello Dreamin’. Ci porterà fortuna e, chissà, un giorno, dopo aver suonato questa canzone che ho composto ieri in pochi minuti, potrebbe farci ritrovare come per un’epifania il caro amico, che non è qui con noi ma non vogliamo dimenticare.

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