L’atmosfera dal vivo è intima e conviviale. Giglio inizia in solo, per poi essere raggiunto dai suoi compagni di palco alla fisarmonica, al violoncello, ai tamburi e al banjo; una formazione che, quindi, si orienta verso una resa acustica coerente con quelle sonorità fortemente ispirate alla tradizione, non solo napoletana, che viene rispettata e proposta anche nella scelta degli abiti di scena. Le canzoni di Mamma Quartieri sono storie quotidiane, raccontano la vita che nella quotidianità ricerca la sua normalità, quella normalità spesso negata dal pregiudizio e dall’intolleranza. E così, accompagnate dall’elegante chitarra di Giglio, scorrono le immagini del “femmeniello”, che, come cantava Pino Daniele, è “nu buono guaglione”, è nu Figli ‘e Ddio, o dell’amore che non si cura della differenza culturale o sociale, che scavalca barriere e preconcetti (Ammore rom). Ogni canzone, dicevamo, è un racconto, ed ogni canzone è raccontata prima di essere cantata: Giglio dialogando col pubblico ne delinea i contorni, ne fa premessa per permettere al pubblico di comprenderne appieno tutte le sfumature.
La nuova direzione intrapresa e le nuove sonorità non sono tradite dalla voce di Giglio, che mantiene una certa profondità di timbro e la consueta capacità di modulazione che la rendono, anche in questa veste, la protagonista principale, il particolare che riesce a concentrare su se stessa l’attenzione dell’ascoltatore ancor di più dei testi e delle musiche. Grazie a questa versatilità, Giglio potrebbe cantare qualsiasi genere senza perderne in credibilità ed interesse.
Anche la qualità delle partiture e dei testi, comunque, sono cosa nota, e l’esperienza, che, pare sia arrivata al capolinea, come membro e leader dei The Gentlemen’s Agreement, è lì a testimoniarlo. In questa nuova avventura da solista, si intuisce una necessità del cantautore napoletano di esprimere appieno la sua interiorità, liberandosi dai compromessi artistici che comunque sono sempre necessari quando si fa parte di una band. La sua musica, in questa nuova esperienza, si arricchisce ulteriormente di ispirazioni fortemente influenzate, come il titolo dell’album suggerisce, dalla tradizione napoletana, pur rimanendo sempre presenti i riferimenti che avevano caratterizzato il suo precedente cammino musicale. Non una rinnegazione, quindi, di quello che si è stati, ma un’altra facciata di una personalità musicale di per sé complessa ed articolata, ma che qui si stratifica e mette radici nelle proprie origini, nutrendosi dei luoghi e nei luoghi del proprio vissuto. La stesura stessa dei testi, in napoletano, è stata successivamente corretta dal poeta Salvatore Palomba, e questo mette in risalto quale sia stata la dedizione e l’attenzione, quasi maniacale, ad ogni piccolo dettaglio, non solo strumentale, che riuscisse a restituire al pubblico le intenzioni dell’artista.
Mamma Quartieri è un progetto che trasuda passione e convinzione, ma che forse manca di quella nota di genialità e consapevole follia strumentale alla quale Giglio ci aveva abituato insieme ai The Gentlemen’s Agreement, circostanza che, tuttavia, non toglie valore ad un lavoro che fa della cura per i testi e degli arrangiamenti un tratto distintivo, in relazione soprattutto alla sciatteria che, invece, spesso imperversa nella cosiddetta musica indipendente.
Giglio
voce e chitarra Raffaele Giglio
fisarmonica Marcello Squillante
tromba, violino, banjo Michelangelo Nuscowiz
violoncello Davide Viola
tamburi e cornice Antonino Anastasia
Napoli, Cellar Theory, 16 aprile 2016