“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 19 March 2016 00:00

Il ritorno di Ciao Darwin. Come lamentarsi?

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Dopo sei anni è finalmente tornato a grande richiesta Ciao Darwin, il programma di varietà e d'intrattenimento di PRIMA serata su Canale 5. Un'occasione preziosa per passare una serata con gli amici davanti a una pizza e per riflettere su quel popolo italiano invocato da Bonolis a più riprese e da lui definito “figlio del pensiero altrui”. Da dove cominciare? Cominciamo dalla fine, dal magnifico lieto fine a cui le famiglie italiane hanno assistito: i diversi hanno vinto sui normali.

Finalmente la televisione italiana si fa portatrice del grande cambiamento culturale a cui stiamo tutti assistendo e promotrice dei veri valori della contemporaneità. Gay, Transessuali, Mistici, Figli delle stelle di origine aliena e tanti altri hanno avuto la meglio su cattolici bigotti, borghesucci figli di papà, eleganti signore e gente per bene. Una vittoria ottenuta anche grazie ai voti degli italiani, immagine di una Italia che cambia e vuole il cambiamento. Lo stesso capitano dei normali, Orietta Berti, a metà puntata aveva d'altronde affermato che si sarebbe benissimo potuta sedere dall'altro lato e che “quelle persone” meritano comunque rispetto. Ciao Darwin dunque torna più forte che mai, con coraggio e umorismo, controverso e attuale. O questa almeno è la favoletta che chi ha scritto il programma aveva in mente, e a cui molti avranno creduto, fino a ironicamente indignarsene. Ma popolo italiano “rassicurati”, le cose non potrebbero essere più diverse di così, a vincere per tutta la serata è stata la solita normalità...


Da dove cominciare? Cominciamo dall'inizio, da questa strana dialettica “comica” fra Bonolis e Laurenti, dove sin dalle prima frasi l'uno si rivolge dando del lei all'altro e un altro invece usa il tu. È quel tipo di discriminazione silenziosa che individuava Umberto Eco in Cuore, proposta qui all'incontrario in cui il Lei accomuna Laurenti a tutti gli altri partecipanti e confermando la sua posizione dominante dalla quale per tre ore potrà insultare amichevolmente più o meno tutti i vari partecipanti e Laurenti, figura di un cretino totale da compatire e protagonista di un umorismo imbarazzante e proprio per questo confortante. Il rapporto fra Bonolis e Laurenti è così lo stesso rapporto fra pubblico e partecipanti, e la distruzione di uno per la costruzione dell'altro, da cui il grande affetto verso i deboli dalla parte di chi è nella posizione privilegiata.
Elegante nella sua banalità, colto anche quando afferma che gli aerei volano grazie alla forza di gravità, Bonolis è l'unico a cui nel programma è concesso di usare un certo linguaggio che pare raffinato anche quando dà del ciccione a destra e del demente a sinistra, anche quando suggerisce a una candidata di ficcarsi delle olive nel culo, usando anche fino a tre volte la parola “cazzo” in pochi minuti e subito dopo però il concetto di “antropologico-culturale”. Dinanzi a Madre Natura s'inchina come un gentiluomo, ma con lo sguardo che sprofonda fra i seni e fino a fra le gambe. Elogia i fisici delle donzelle in perizoma paragonandole al divino, ma poi non può non rimproverare amorevolmente le mute ballerine bambole che un po' stupidine fraintendono i suoi comandi da padrone. Aiuta i suoi poveri candidati con molteplici suggerimenti e “dài è facile!”, dispiaciuto sì ma mai abbastanza per non umiliarli nella battuta seguente e con postura orgogliosa mentre declama le ovvie risposte alle falsissime domande. Quando gli insulti fra partecipanti arrivano alle dimensioni e alla naturalezza delle tette, non invita alla decenza ma invita a esibire le poppe “accusate” perché la giustizia e la verità trionfino.


Le sue battute non mancano di chiamare in causa nessuno stereotipo, dall'ostilità verso la Germania con battutine sulla Merkel così come sul fatto che “Siamo già troppi in Italia” spaventato ad una eventuale “invasione”. Lancia una frecciatina ai politici, ma senza schierarsi e senza mai parlare esplicitamente di alcunché di apparentemente politico. Dovendo decidere quali personaggi far rivivere certo qualcuno potrebbe anche accusarlo di essere di sinistra, propone infatti Mercury, Lennon, Cristo e Che Guevara! Ma niente spavento: anche se mancava Jobs sono proprie quelle figure culturali rese neutre dal loro successo commerciale e che vanno un sacco alla moda sulla magliette. Bonolis non rischia cioè mai di mettere a disagio i suoi amici dietro il televisore citando nomi che potrebbero non conoscere, né di passare per conservatore. Così come con i suoi modi garbati e la sua direzione non rischia mai di causare un vero disgusto o disturbo, come invece avviene nel vero trash. Qui si è al tempo stesso oltre e al di sotto, nelle medietà che fa del programma nient'altro che un teatro del suo pubblico, del suo popolo.


Dal punto di vista spaziale egli si muove in uno spazio circolare dove, come al circo, doma i suoi strani animali umani, passando dal numero del clown a quello dell'acrobata su una mega fionda umana in stile donna cannone. Egli è il maestro dei giochi, giochi però truccati, copiati male da programmi come Takeshi's Castle dove la mancanza di un narratore-presentatore impedisce un investimento valoriale e dei giudizi passivi da parte di chi sta dinanzi al televisore. In Ciao Darwin invece l'occhio e la parola di Bonolis determinano la vittima dello spettatore e la sua delusione quando il ciccione non cade o il demente indovina. Giochi senza premi e con punteggi attribuiti in base a criteri che appartengono al metafisico, e che guarda caso costruiscono perfettamente la puntata tramite una narrazione che non manca mai del colpo di scena e non fa mai sembrare la battaglia persa per una delle due squadre: Bonolis è così l'escapologo di fughe altrui dalla realtà in una realtà seconda identica alla prima tutta fatta di rassicuranti stereotipi, maestro di illusioni così palesemente false che a divertire è non già l'effetto sull'oggetto quanto sugli sguardi che colgono il falso. Ed ecco perché tante riprese di persone che ridono e deridono, sono queste immagini a sostituire il valore di verità che solitamente sta al centro anche dei giochi più demenziali ma qui scompare. Se la fuga dalla realtà costringe al pensiero, al sogno, al confronto con una logica diversa, il programma di Canale 5 protegge tutti i suoi spettatori da questo: li diverte proprio così.


Ma l'elemento più rilevante è che quando parla non lo fa mai sullo stesso piano delle persone sulle quali ricadono i suoi giudizi che sono il fulcro dell'ironia del programma, ma lo fa per lo più con lo sguardo dritto in camera convocando lo spettatore. Le sue parole hanno cioè il peso di quel popolo italiano che invoca, di cui il pubblico in studio è simulacro e che dal presentatore infatti non può distinguersi se non per i suoi atteggiamenti meschini. Pubblico che, tanto a casa quanto in studio, aspetta il suo segnale anche per poter esibire quei buffi atteggiamenti da uomini arrapati. Così quando persino Paolo guarda un culo ecco che allora e solo allora si può sentire “olè!”.
Popolo rappresentato da chi sa le risposte e che nel deridere l'assolutamente costruita e assurda cretinagine dei vari partecipanti non riesce a vedere la propria ma si sente anzi a posto con se stesso senza più sentire quel peso della propria ignoranza o stranezza. Col suo fedele amico Paolo e tramite sguardi di complicità, grazie a Ciao Darwin lo spettatore scopre che “c'è di peggio”, molto di peggio, e che comunque quel peggio può anche andare in onda sulla televisione nazionale senza poi che ci sia troppo da vergognarsene. Basta insomma già la sua sola figura da conduttore a rendere il programma indecente, ma fosse solo questo il problema, sul programma si potrebbe anche chiudere un occhio.


Non si può però ignorare la violenza con la quale viene usato il corpo femminile, spogliato dopo meno di cinque minuti, ovvero prima di quanto questa accada in molti film porno. D'altronde sui siti porno sono ben presenti estratti1 di Ciao Darwin, così come di altri programmi della televisione italiana. È la solita televisione che Lorella Zanardo nel Corpo delle donne2 denunciava sette anni fa, fatta di costumi che coincidono perfettamente col dress code di eventi sadomaso come il Regina Nera, sono le solite ideologie del corpo. Ma nel Bel Paese il tempo non passa mai e le puttane a cui ci si riferisce solitamente negli insulti sono semplicemente quelle che non sono riuscite a trovare un modo socialmente riconosciuto e utile all'ideologia del capitale di vendere pubblicamente il proprio corpo al miglior offerente. Se sono davanti alla telecamera della televisione, pagate fior di quattrini, famose e sposate con famosi, uscite da Amici, con la figa coperta da un centimetro quadro di tessuto pregiato, allora tutto è decente e giustificato, allora queste donne mostrano la bellezza e il ballo... E oh sì come ballano bene, quasi ci si commuoverebbe, quasi. Ancora una volta è la morale del popolo italiano,del popolo delle idee altrui in quel preciso senso che l'importante è che le idee d'ognuno non offendano quelle del vicino per non farsi giudicare male, che si possa trovare un compromesso morale. Ecco com'è possibile vivere in un Paese bigotto, sessualmente disinformato e frustrato, sessista e in cui tuttavia non ci si scandalizza di scenette sadomaso alle dieci di sera senza nemmeno un bollino rosso o giallo. Di necessità virtù, e le inquadrature in media ogni cinque minuti riprendono un culo o una figa, al punto che le stesse prove dei concorrenti diventano degli sfondi riprese da punti di vista improbabili fra le gambe, e questo in modo esponenziale con l'andare avanti dell'orario e del programma. Una situazione che dovrebbe far indignare non solo qualsiasi donna ma anche qualsiasi uomo, spegnendo o forse ancora meglio rompendo la tv... Ma figuriamoci, ancora una volta da questo punto di vista a vincere la puntata è “la normalità”, l'abitudine, la noia. Per salvare la situazione qualche “genio” ha così ben pensato di buttare anche due uomini ballerini a petto quasi nudo e due uomini in mutande nella famosa “sfilata”... Un davvero magro contro-peso alla nudità delle partecipanti, delle “ballerine” sulla scena, delle attrici delle scenette, e persino delle “ballerine” fra il pubblico e di quella figura completamente inutile di Madre Natura che la produzione non si è nemmeno degnata di trovare italiana per compiacere l'orgoglio nazionale (ma immigrata decisamente benvenuta nel nostro Paese di cui siamo certi la Lega non si lamenterà)!
È la nuova parità dei sessi, in cui i problemi dello sfruttamento del corpo e della mercificazione delle persone si risolvono rendendone tutti partecipi. Non vediamo davvero l'ora che dopo gli uomini tocchi ai bambini e ai vecchi ballare in perizoma per una maggiore parità dei sessi e decenza della televisione italiana.


Infine non possiamo non parlare di quello spaventoso modo di rappresentare “i diversi”. Chi sono? Per lo più gay e transessuali, ma tutti quanti travestiti come ad un carnevale improbabile mentre i loro rivali normali devono appunto cercare (ma spesso ci riescono piuttosto male!) la sobrietà opposta. I diversi sono semplicemente i ridicoli messi lì per far divertire i normali. Nessuno di colore o altre nazionalità, non sia mai che il razzismo è brutto ma del sessismo per fortuna si parla poco e niente. Fra di questi ci sono però anche semplici amanti del body-painting o fan di Elvis Presley. Idolo della serata, già star sul web appena finita, anche un presunto “mistico” usato per tutta la serata con tutta una serie di battute su Gesù, alcune delle quali anche involontariamente blasfeme ma che non danno ovviamene fastidio a nessuno in quanto pronunciate dal maestro-presentatore. A distinguerli dagli altri, dai normali, è innanzitutto il loro look,essi sono diversi perché sembrano diversi, ancora qui non si può che complimentarsi con la scelta etica dietro il programma. Ma in fondo essi non provano alcuna drammaticità per il loro ruolo da pagliacci, anzi si pregiano di essere persone che portano allegria e senza le quali il mondo non sarebbe cambiato.


Ed i normali, fra cui con orgoglio alcuni si dichiarano “ cattolici-evangelici”, non lo negano affatto ma ci tengono però a ricordare che non sono noiosi e che sanno divertirsi anche loro (veri valori di fondo ludici del popolo italiano) e affermano addirittura che la normalità è la via della rivoluzione, che i normali sono eccentrici e che nulla è più difficile di essere normali. Affermazioni solo apparentemente ambigue finché non le si mettono insieme al testo della canzone da loro scelta per rappresentarsi: Fin che la barca va, lasciala andare, fin che la barca va, tu non remare, fin che la barca va, stai a guardare... 
È la rivoluzione di chi il male non ha mai fatto niente per fermarlo e proprio così ha davvero plasmato il mondo, è il coraggio dell'indifferenza e di chi tiene la barra fissa sul proprio interesse, è l'eccentricità di chi vive fuori dal mondo per non stare nel mondo e in se stessi.
A vicenda normali e diversi si accusano di indossare maschere più o meno appariscenti, di non essere se stessi, e proprio per questo tutto li unisce in una comune passione per la falsità. Fondamentale però perché l'accettazione dei diversi avvenga da parte dei normali è “che lavorino”, al che i diversi, un po' tristi, raccontano che vorrebbero ma che spesso vengono discriminati e non possono. Non c'è dunque alcuno scontro di valori profondi, nessun difensore dell'ozio, anzi tutto il contrario. Proprio come quando uno dei diversi dichiara che per “non tradire” la moglie morta ha sposato un transessuale. Tutto sembra separarli, ma non è altro che trucco. Persino i gay nella prova della sfilata sembrano comparire sullo schermo, ma di fatto la loro omosessualità non compare mai sullo schermo, mai un bacio, mai nemmeno un ballo sensuale fra due uomini e al contrario devono ballare e sedurre una donna al pari dei normali.
I diversi scelti per il programma sono insomma apparsi per tutta la serata senza esservi mai stati.


In conclusione il programma è riuscito a superare tutte le peggiori aspettative, ha coperto di ridicolo la sola idea che possa davvero esserci un qualche ente di garanzia attento all'etica dei programmi, e basta da sé a farci passare il gusto per la democrazia. In altre parole, siamo sicuri che anche questa nuova stagione avrà grande successo.
Auguri.

 

 

 

 

 

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