“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 02 March 2013 01:56

Ricercati dalla memoria

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Succede che la vita è un viaggio, e in ogni sosta c’è il tempo per crescere. Attendendo i giorni futuri, ricordando quelli passati. Mentre quel burattinaio del presente tira i fili, ora intrecciandoli ora sciogliendoli. Eppure li tira. Al punto che l’umano sentire ne avverte lo spostamento d’aria: molecole di emozioni in lotta per la vita, ancor più quando l’Io si accorge di esistere.

In uno di questi viaggi passa la vita di Pamela. Una giovane vita che, d’improvviso, deve iniziare a guardare il mondo da una nuova prospettiva, incompleta ed intermittente. Un disturbo cerebrale, conosciuto come aura visiva emicranica, da qualche anno ormai, sta iniziando a segnare nuove tappe di questo viaggio. Nuove soste, appunto, nella giovane vita di Cheperocchio.
"Cheperocchio a volte non vede ad un occhio e ha il cotone nella testa". Improvvise manciate di minuti in cui il mondo è a metà o del tutto invisibile: nello scotoma qualcosa si sfila, e nuove geometrie si disegnano. Come in un gioco, fatto di realtà. E se la vista di Pamela gioca di buio e di apnea, Cheperocchio vuole vederci chiaro, a partire dalla sua storia. Cercare la vista del ricordo, per sbirciare nelle stanze velate di un passato sopito ma più che mai vivo. Da ricordare e raccontare. Prende forma, così, la storia di questa giovane vita in cerca di autocoscienza: sottile e scivoloso il confine tra memoria ed oblìo. L’una s’incuriosisce a ricercare, l’altro a demolire ogni costruzione di quella. Scivolano e si tengono, così, le immagini di un tempo perduto che ha sempre l’odore di verità, di casa, di famiglia. Il tempo delle carezze e dei baci, come delle ninne nanne, nati sotto la luce di una bellezza senza trucco: quelli delle nonne. Il tempo dei colori dell’infanzia, dove il grigio ben si confonde tra le variopinte sfumature di una sensibilità che chiede di essere notata. Il tempo del calore delle parole, condito amalgama d’identità dialettale (qui calabrese) che dice di una terra, della sua gente, dei suoi perché.
Due corpi distinti prendono la scena. A suon di tamburi e fisarmoniche, si dimenano e si accucciano, si aprono e si chiudono, l’uno in cerca dell’altro. Complice l’armonia tra leggende, nenie e quadri di popolare e familiare vissuto. Memoria ed oblìo, come gelsomini notturni, nella grande notte dell’essere.
Felici soluzioni sceniche che, sul fare del volo ormai spiccato, s’ingabbiano poi in una traiettoria debole. Come se il viaggio avesse bisogno di nuove soste, e chi osserva di dare consistenza all’astratto che aleggia.
Succede che la memoria venga a cercarci e che, talvolta, ci trovi.
Cheperocchio ha rischiato di perdersi, costretta a dover tacere per sempre. Ma il passato ritorna, e con questo il coraggio di vedere come un tempo. Un coraggio fatto di incanto e di verità, di entusiasmo e di ingenua dignità. Il coraggio dei bambini.
E se fosse anche dei ‘grandi’?
Succede che la memoria venga a cercarci. Che, talvolta, ci trovi!

 

 

O taccia x sempre

di Pamela Sabatini

con Valeria Bianchi, Pamela Sabatini

aiuto regia Valeria Bianchi

assistente alla regia Roberta Guccione  

luci Dario Aggioli

registrazioni audio  Stefano Di Leginio, Rosario Girasole

Napoli, Teatro Elicantropo, 28 febbraio 2013

in scena dal 28 febbraio al 3 marzo 2013

 

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