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Sunday, 29 November 2015 00:00

Il bello del pubblicare in rete

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Mi avvio per un breve percorso che mi porterà a visitare − sia pur attraverso frammenti più o meno omogenei − certi luoghi della parola scritta.
Era il 10 Agosto 2012 quando, sul Corriere della Sera, Claudio Magris pubblicava l’articolo intitolato In difesa degli scrittori sommersi*. Avevo da poco iniziato a frequentare blog letterari e webmagazine, da principio con semplici commenti, poi con qualche scritto nella forma racconto, note varie e cose del genere. Ricordo come la finissima trattazione del tema fatta dallo scrittore triestino abbia destato subito un mio forte interesse. E da allora ho preso a dare maggior senso al mio tempo libero scrivendo in Rete su temi letterari.

Sarebbe di sicuro utile a molti − ma al tempo stesso problematico − pubblicare integralmente lo scritto di Magris; perciò mi limito a riportarne alcuni tratti salienti per costituire una base al vagabondaggio letterario che mi accingo a sviluppare qui con l’intento di attivare un sia pur ideale contatto con chi, avendo i miei stessi interessi, dovesse leggermi.
Dunque, l’articolo. L’occhiello è di quelli che catturano l’attenzione... "La rivoluzione tecnologica sta cambiando il clima culturale anche nel Paese e impone nuovi approcci..."  Poi il titolo, di cui ho già detto sopra, e le manchette che mettono in evidenza significativi passaggi... "Se la letteratura inedita è meglio di quella pubblicata: rivalutata dal digitale, è parte del patrimonio comune... I due mondi. La differenza non è sempre evidente e talora sembrerebbe logico che si scambiassero i ruoli... Le ragioni. Il continente subacqueo testimonia lo sforzo diffuso di sottrarre le proprie esistenze all’oblio".
I segni che ho riportato danno già un’intensa percezione del riconoscimento della grande importanza assegnata alla pubblicazione nel web, come è poi chiaramente spiegato nell’insieme del testo giornalistico, dove − tra l’altro − si legge che... "La frontiera tra l’inedito e l’edito non è la frontiera tra l’inesistenza e l’esistenza. Il digitale sta erodendo e ha già eroso il rigido confine tra pubblicazione e inedito, tra pubblico e privato, tra cultura ufficialmente riconosciuta e quella che vive nelle varie forme di comunicazione elettronica".
Vediamo ora quali altre considerazioni si possono fare allo stato dell’arte.
Non ho dubbi sulla necessità di usare il senso critico più equilibrato nel confronto − palese o sottotraccia − tra Fiction e Non-Fiction, che non di rado rischia di sconfinare sul terreno scivoloso di forme integraliste.
Aggiungo, senza perdermi per strada: allargando ampiamente la platea, il digitale rende pressoché inutili certe contrapposizioni che non fanno bene alla letteratura, come − a esempio − da una parte le storie di Vita Quotidiana-Gente Comune-Umanità Media (queste semplicissime definizioni le ho ricavate dal volume saggistico La nuova narrativa italiana, Bollati Boringhieri, del critico militante Filippo La Porta) e dall’altra l’invenzione in chiave di fantastico allo stato puro senza il minimo punto di confluenza con un qualsivoglia, ancorché presunto, stato di cose in un certo senso riconoscibile.
Credo, insomma, che “Leggere, scrivere, resistere al vuoto”, come ci suggerisce Jonathan Franzen, sia più che sufficiente per chiudere positivamente il cerchio. Il tutto per non parlare della crisi dell’editoria cartacea, che rischia di impoverire la sostanza di quella che si usa chiamare Arte Letteraria.
Ancora un’osservazione di non secondaria valenza: se il campo è ristretto, altre oziose dispute non cesseranno mai di annoiarci. Si veda la questione se nelle narrazioni vi debba essere una netta separazione fra mondano e artistico oppure, al contrario, sia più sostenibile disseminare nell’opera tracce della vita dell’autore. A tale proposito capita al lettore di imbattersi in casi davvero sorprendenti, come avviene con David Foster Wallace, che in alcune dichiarazioni sfida il precetto della corrispondenza dell’opera con l’autore, contraddicendosi poi nel coinvolgere tutto il suo essere nel romanzo d’esordio La scopa del sistema e, successivamente, in buona parte della sua opera maggiore Infinite Jest.
A questo punto posso sentirmi sicuro, senza timore di essere smentito, che un fil rouge tenga insieme quello che ho scritto fin qui sull’argomento? Non ho una risposta pronta, semmai una definitiva considerazione: se giornali e blog digitali si impegnano col loro lavoro ad accrescere il numero dei follower che, oltre a leggere, pubblicano con possibilità di diventarne anche collaboratori, quelle che io mi ostino a chiamare “le umane lettere” non possono che giovare al futuro della nostra cultura. E della nostra vita.

 

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* Claudio Magris, In difesa degli scrittori sommersi (Corriere della Sera, 10 Agosto 2012)

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