“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 09 February 2013 14:38

Per colpa di chi?

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Whip Whitaker è un pilota che fa uso di alcool e sniffa cocaina (essenzialmente per superare la sbronza). Un giorno come tutti gli altri, un volo come tutti gli altri: da Orlando alla natìa Atlanta, una turbolenza iniziale audacemente superata, una sospirata tranquillità. Ma il destino (l’incuria umana – l’aereo non è stato sufficientemente revisionato) precipita tutti nel baratro della tragedia, scongiurata con una peripezia straordinaria da parte sua. Solo sei vittime su duecentodue persone in totale. Fra i morti, due hostess, tra cui l’attuale ragazza di Whip, padre divorziato. Nicole è una giovane fotografa di Atlanta che è già precipitata per un’overdose, e che incrocia il sopravvissuto pilota in ospedale.

Due destini per due dipendenze, Whip e Nicole uniscono le loro solitudini per rinascere e proseguire insieme. Ma dalle indagini successive all’incidente le analisi mostrano che il pilota aveva un alto tasso alcoolico nel sangue, e così il sindacato piloti (rappresentato dal suo anziano collega Charlie) gli affianca il giovane e brillante avvocato Hugh per scagionarlo da ogni accusa e responsabilità.
Saprà Whip mentire ancora sulla sua dipendenza, fino ad allora fortunosamente celata agli altri oltreché a se stesso?
Scritto da John Gatins, anche attore, produttore e regista (Dreamers-la Strada per la Vittoria , con Kurt Russell, Dakota Fanning e Kris Kristofferson del 2005), il film segue tre direttrici. La prima è quella della catastrofe sfiorata, dove l’aspetto action è ben realizzato dalla regia di Zemeckis, tesa e compatta per guidare anche noi all’atterraggio di fortuna. La seconda è la riflessione sulla responsabilità di ciò che accade.
E’ colpa della dipendenza, del vizio la sciagura solo all’ultimo scongiurata? La risposta è ovviamente no, dato che il comandante ha rispettato tutte le procedure previste per evitare il peggio (finanche un capovolgimento dell’aereo per frenarne la caduta) e che il guasto era dovuto al cattivo funzionamento di un componente meccanico. E allora la colpa è della negligenza degli uomini? O è di qualcun altro? Del destino? O di Dio, come sembrano suggerirci i simboli e le coincidenze presenti (l’aereo atterra in un campo vicino a una chiesa, troncando la punta del campanile) e come suggerisce il giovane malato di cancro che chiacchiera con Whip e Nicole sulle scale dell’ospedale, o come affermano il secondo pilota (che forse rimarrà paralizzato) e la sua fidanzata? E Nicole ha coscientemente scelto di diventare un’eroinomane o vi è stata spinta dalle vicende personali?
Il film non riesce ad evitare una certa superficialità nel rappresentare i dilemmi morali che coinvolgono i protagonisti, e sembra fallire là dove altri sanno narrare con proprietà di mezzi (tanto per fare dei nomi, Kieslowski e Rohmer).
La terza direttrice è la storia della disintossicazione. Argomento che ben si presta ad una rappresentazione drammatica, con le spinte iniziali piene di buoni propositi e le inevitabili ricadute, la vicenda di Nicole si risolve positivamente grazie alla terapia di gruppo proprio perché la donna non ha nulla da perdere e da nascondere. Whip invece deve nascondere il suo alcolismo soprattutto alla commissione d’indagine sull’incidente, poiché rischierebbe addirittura l’ergastolo. Il film si concentra quindi sui tentativi ed errori del protagonista, che sembra non poter far nulla contro le insidie della sorte (il diavolo può nascondersi perfino in un frigorifero d’albergo), attorniato dal collega Charlie e dal solerte avvocato Hugh, oltre che dal provvidenziale e dinamico pusher Harling (uno spassoso John Goodman di coheniana memoria).
Zemeckis abbandona le fiabe del motion capture per entrare in una dimensione adulta, aiutato dalla fotografia livida di Don Burgess e da location di campagne e periferie realistiche. Non lesina scene forti e un linguaggio crudo (in America il film è uscito “rated R”) ma rispetta pienamente i canoni della narrazione mainstream e porta a casa un lavoro che coinvolge e che fa pensare. Ottimi Denzel Washington e Kelly Reilly, sensuale Nadine Velazquez, una scoperta Tamara Tunie.

 

Flight
regia Robert Zemeckis
con Denzel Washington, Kelly Reilly, Bruce Greenwood, Don Cheadle, Tamara Tunie, John Goodman, Brian Geraghty, Nadine Velazquez, Melissa Leo, James Badge Dale
produzione Paramount
sceneggiatura John Gatins
fotografia Don Burgess
paese U.S.A.
lingua originale inglese
colore colore
anno 2012
durata 138 min

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