“La vita come deve si perpetua, dirama in mille rivoli. La madre spezza il pane tra i piccoli, alimenta il fuoco; la giornata scorre piena o uggiosa, arriva un forestiero, parte, cade neve, rischiara o un’acquerugiola di fine inverno soffoca le tinte, impregna scarpe e abiti, fa notte. È poco, d’altro non vi sono segni”

Mario Luzi

Saturday, 04 October 2014 00:00

Chiudete gli occhi

Written by 

Chiudete gli occhi.
Pensate a un letto sfatto, lasciato in disordine, ancora caldo del sonno della notte. 

Pensate alle coperte arruffate, alle forme dei corpi ancora impresse sul materasso, ai guanciali pieni di capelli biondi o rossi, oppure neri. Immaginate il silenzio dopo il riposo, il risveglio che i dormienti, adesso assenti, debbono aver avuto. Sentite gli odori, le esalazioni di inquietudini assenti, sgranchitevi le mani e annaspate tra quella setosità vacante. È un’immagine che dà serenità, ad alcuni turba, qualcuno sentirà il morso dell’angoscia mattutina. Ora pensate ai nomi degli inquilini assonnati, aguzzate la fantasia e immaginate che tali nomi siano quelli di: Giuseppe Ungaretti, Moravia, Eco, Montanelli, Kerouac. 
Provate a immaginare l’intera casa, tutta apparecchiata e in attesa, la porta semiaperta, le finestre non completamente spalancate, bicchieri pieni con acqua ormai calda dentro, una cottura a metà, le scarpe alla porta, uno spiraglio di alba coricato sul tavolo, la quiete insolita di una casa abituata a splendere di vita e parole. Ma aspettate un attimo, alla porta qualcuno si avvicina, non bussa, è aperta, entra con un taccuino e fa la conta, setaccia e scrive, sono numeri e sigle, la cernita è completa, si reclutano gli abbandoni, esce, chiude a chiave. Di nuovo il silenzio, nessuno berrà l’acqua, nessuno indosserà le scarpe per uscire fuori, adesso si aspettano solo gli avvoltoi, perché banchettino e digeriscano le giacenze. 
È uno sfratto, Ungaretti e Moravia, Montanelli e Kerouac sono stati mandati via, ora sono rifugiati politici, le loro storie e i loro strumenti tra poco saranno carne da macello e i saccheggiatori con le tasche piene verranno a ripulire questa casa all’asta. Il denaro presto avrà la meglio sulla storia, il commercio dell’imperituro presto verrà inghiottito dal perituro e in questa grossa macchina da guerra verranno distillate e smagrite le parole giuste, quelle abbozzate, quelle a fil di voce, quelle immortali, quelle spese più volte, quelle taciute e poi scritte, quelle rivoluzionarie, quelle libere e ora non più, quelle che avevano vinto, quelle che neppure oggi riescono a perdere. 
Questi bicchieri pieni e queste parole fatali erano si, di Giuseppe Ungaretti, Moravia, Montanelli e Kerouac, ma la casa aveva un nome ed era Guida, ubicata a Via Port’Alba 20/23, Napoli. Pensate un po’, la prima casa in cui Benedetto Croce, vicino residente, soleva aggirarsi e parlamentare con libri e persone, la casa in cui, testi messi all’indice come Il capitale di Marx o La libertà di Stuart Mill, avevano trovato ferventi estimatori, o perlomeno disponibili condomini, accondiscendenti verso chiunque avesse qualcosa da dire. 
E non ci crederete, ma c’è stato un tempo, forse ere fa, in cui il Ministero dei Beni Culturali aveva dichiarato questa casa ‘Bene culturale dello Stato’, art. 1 e 2 legge 10 giugno 1939 n. 1089. 
Poi, non sappiamo come, un giorno questa casa ha dichiarato di non farcela più, il Bene culturale dello Stato è rimasto senza Stato.
È settembre, Port’Alba è invasa da gaudi lettori dell’ultima ora, c’è stato un tempo intermedio in cui si è provato, in tutti i modi, di tenere in piedi le mura, si sono piantati ganci alle pareti che però non hanno tenuto, il deserto tutto intorno è stato più grande delle voci coraggiose che pullulavano la casa, i chiodi sui muri non reggevano più niente, ma chissà come reggevano il muro. Ungaretti, Moravia, Montanelli e amici sono stati brutalmente svegliati nel sonno e così come si trovavano hanno dovuto sloggiare, senza avere la possibilità di raccattare niente, tutto doveva rimanere fermo affinché il ragioniere supremo potesse (s)valutarlo e poi vendemmiare. Eppure è ancora come il rumore del mare dentro la conchiglia, non c’è l’acqua, né il vento, ma senti l’invincibilità delle maree e, quell’eco, sarà sempre più forte di tutto.
Adesso aprite gli occhi.
“Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”.
Eugenio Montale

Leave a comment

il Pickwick

Sostieni


Facebook